Basata
sull’omonimo romanzo di Gill Hornby, Miss Austen (BBC1 e per ora inedita
in Italia), è una miniserie in 4 puntate che catapulta in atmosfere simili a
quelle delle famosa scrittrice Jane Austen di cui quest’anno ricorre il
250esimo anniversario della nascita.
Ci si
muove su due linee temporali: nel 1830, tredici anni dopo la morte della
sorella Jane (Patsy Ferran), le vicende seguono Cassandra (Keeley Hawes, Orphan
Black: Echoes) che si reca a Kintbury, presso la casa della famiglia Fowle.
Ufficialmente è lì per aiutare Isabella (Rose Leslie, Game of Thrones),
figlia della defunta amica Eliza, che dopo la morte del padre è costretta a
traslocare in fretta e furia e ha un futuro incerto; è innamorata del dott.
Lidderdale (Alfred Enoch), ma con lui non vede futuro. In realtà l’obiettivo di
Cassandra è un altro: trovare e distruggere le lettere private di Jane, che
potrebbero compromettere la reputazione della sorella se divulgate.
ATTENZIONE
SPOILER
Attraverso
una serie di flashback, si svelano episodi della giovinezza delle sorelle
Austen: il promesso sposo di una giovanissima Cassandra (Synnøve Karlsen) muore
subito prima di sposarla, ma dal momento che lei aveva promesso che non si
sarebbe sposata con nessun altro, rifiuta le avance di un giovane di cui si era
successivamente innamorata, nonostante le pressioni della sorella
Jane che al contrario vuole poter dedicare la propria vita alla scrittura e,
come Cassandra stessa, vive con i genitori, mentre loro fratello è diventato il
marito di Mary (Liv Hill da giovane, Jessica Hynes da adulta), sorella di
Eliza, la migliore amica di Jane a cui aveva scritto tutte quelle lettere che
ora da adulta Cassandra intende recuperare. Anche Mary, piuttosto odiosa a
tutti e manipolatrice, che esalta il marito come scrittore non riconoscendo la
maggiore grandezza letteraria di Jane, arriva a casa Fowle e cerca quelle
stesse lettere.
È molto pacata e sensibile questa miniserie, diretta
da Aisling Walsh e sceneggiata da Andrea Gibb, che
ricalca quelli che erano le passioni e le difficoltà e le sfide nel XIX° secolo
per le donne, limitate nella possibilità di esprimere se stesse e spesso
rassegnate a ruoli molto specifici, oltre che completamente dipendenti dagli
uomini da un punto di vista economico. C’è affetto nei confronti dei personaggi
e della narrativa dell’illustre scrittrice britannica, verso Persuasione
in particolare, che viene letto dai personaggi nella diegesi e punteggia le
vicende offrendo anche lo spunto per una soluzione alla vita amorosa di
Isabella, permettendole così un lieto fine. Il restraint, la
moderazione, la compostezza, la misura, il controllo delle proprie reazioni, la
mancanza di ostentazione sono la nota distintiva. L’amore per l’autrice la cui
memoria viene omaggiata non la fanno eroina sopra le altre, anzi, si vede come
la sua brillantezza è anche consentita dal supporto e dall’amore delle persone
che le stanno vicine e la sostengono nella propria vita.
Le interpretazioni sono di prim’ordine e dimostrano
molta profondità emozionale, e anche i valori produttivi sono elevati. C’è chi
ha lamentato una tensione drammatica limitata. Dal momento che la
serie è più incentrata su una tranquilla riflessione emotiva e sui ricordi
personali piuttosto che su drammi o conflitti esterni, alcuni ritengono sia un
po' troppo sommessa o priva di slancio per coloro che si aspettano una
narrazione più dinamica. Chi conosce la letteratura a cui fa riferimento però
non può rimanere deluso da questa caratteristica, anzi, perché è proprio un suo
punto di forza. Diversa l’obiezione di chi ha visto un eccesso di empatia nei
confronti di Cassandra, plasmata negli anni dal proprio dolore e dall’amore per
la sorella, nel suo atto di distruggere le lettere di quest’ultima per
proteggere la reputazione, il decoro e
la privacy suoi e dei propri familiari, mal giudicata per aver compiuto un atto
di vandalismo culturale – di circa 3000 lettere stimate ne sono sopravvissute
solo 160, probabilmente le più “innocue” (fonte: wikipedia). Personalmente
vedo buone ragioni in entrambe le posizioni (distruggere o preservare le
lettere cioè) e non so scegliere quella più meritevole da sostenere, perciò mi
sta bene la scelta della serie che rimane sospesa sul giudizio. Lo comprende e
non lo condanna e questa è, volendo, una presa di posizione, ma preferisco
interpretarla come una presa di posizione rimandata a eventuali considerazioni
successive quando qui si guarda solo alle motivazioni di Cassandra che agiva
come persona del suo tempo con un rapporto personale con un’autrice che poteva
stimare ma non poteva sapere quanto importante sarebbe divenuta per i posteri.
Questa specifica narrazione è finzione, ma sembra vera, credibile e coinvolgente, svolta con ragione e sentimento, è il caso di dirlo.