La seconda stagione di Glee (Fox) si è appena chiusa con una riuscita puntata molto energetica, complice una serie di “cartoline cantate” in una trasferta a New York: un inchino ai “progenitori” con balli per le strade della città che sembravano usciti dall’album di Saranno Famosi, colazione da Tiffany, la tradizione dei musical e la fama di Broadway… e per i protagonisti scene corali di coesione di gruppo. Una bella puntata davvero.
Ne ha avute molte questa stagione: “Santo panino” (2.03) è stata originale, ad esempio, come critica religiosa; Emma (Jayma Mays) e Will (Matthew Morrison) che flirtano attraverso un numero di “The Rocky Horror Glee Show” (2.05) è di certo indimenticabile. Anche se non sono mancati i passi falsi: “Born this way” (2.18) mi ha davvero delusa. Il tema della puntata capisco che voleva essere quello che, nelle esplicite parole di Brittany qualche puntata dopo (2.22), è stato il tema dell’intera stagione: l’accettazione. Ma accettarsi come gay o per non avere il naso o la bocca come si vorrebbero (come i protagonisti) perché si è “nati in quella maniera”, non significa che si sia nati così anche se si hanno disturbi ossessivo compulsavi (OCD), come Emma. È quello che invece ha finito per affermare il programma, in maniera irritante. Accettarsi e accettare di avere un problema che si può cambiare sono due cose ben diverse. Come dice la famosa preghiera? Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso cambiare, la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per capire la differenza. Glee non ha la saggezza di capire la differenza, si direbbe.
Al di là delle singole puntate condivido la maggiore critica che ho sentito rivolgere al telefilm comunque, ovvero che è un po’ debole come scheletro narrativo e in questa stagione anche più che nella precedente si è costruita più sui singoli episodi che nell’arco, che sembrava non avere chiaro dove volesse andare.
Si è puntato su un umorismo più sopra le righe e disconnesso dalla realtà (Sue che vuole sparare Brittany da un cannone; la “lega del destino” reclutata per intralciare il glee club). La serie porta con onore il titolo di programma più gay in televisione, per i personaggi (Blaine-Kurt, Santana- Brittany, Karofsky), per le tematiche e per il “tono”: sa di esserlo ed è felice di esserlo. Penso siano molto significative anche espressioni “buttate lì” come nella season finale, quando Mr. Schue dice alla reception dell’albergo di New York dove si recano che pensava di dividere gli studenti in due camere, una per i maschi e una per le femmine, e gli viene risposto dal personale che insegnanti di altre scuole preferivano fare una divisione per orientamento sessuale. Rispetto alla prima stagione poi si è stati moto più espliciti nel considerare le canzoni non solo come mezzo di espressione (“La nostra canzone” - 2.16), ma come possibile strumento di educazione e di cambiamento sociale, come azione progressista – episodi come “Sexy” (2.15) o Born this way” (2.18) vanno chiaramente in quella direzione.
La rivelazione di questa edizione però chiaramente è stata la talentuosa Heather Morris nel ruolo dell’adorabile Brittany S. Pierce. Da “Britney/Brittany” (2.02), la puntata – una delle migliori in assoluto di questa stagione - dedicata a Britney Spears, in cui ha ballato magnificamente, a “Buon Natale” (2.10) in cui si scopre che crede in Babbo Natale o a “Sexy” in cui si capisce come faccia a credere ancora alla cicogna, al lancio della sua trasmissione “Fondue for two” in “Pettegolezzi” (2.19), è stato facile capire perché Santana si sia innamorata di lei. Ci ha conquistati tutti.
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