giovedì 8 dicembre 2011

MASTERCHEF ITALIA - prima edizione: ha vinto Spyros


Ha vinto Spyros Theodoridis, ieri sera, la prima edizione di Masterchef (Cielo, mercoledì, ore 21.00).
Partecipando, alcuni dilettanti si sono messi in gioco per vincere 100.000 euro, la pubblicazione di un libro di ricette e il titolo di Masterchef, il primo appunto in Italia, a suon di piatti cucinati davanti all’orologio che ticchettava e davanti agli occhi implacabili dei giudici. Loro sono stati un po’ anche più star dei concorrenti: Carlo Cracco, due stelle Michelin, tre forchette Gambero Rosso, di origine veneta; Bruno Barbieri, pluristellato, di origine emiliana; Joe Bastianich, di origini friulane, già giudice della versione americana.
Il programma mi è sembrato caratterizzato da quattro “esse”.
C’è stata severità: alla faccia del buonismo a tutti i costi, i giudici hanno saputo essere “cattivi”, non in modo gratuito ma in modo funzionale. Sapevano che chi avevano davanti poteva imparare dalle critiche e non le hanno lesinate. Sono stati indicati indicati i migliori, ma anche i tre peggiori. Hanno preteso rispetto, ma lo hanno dato, consapevoli di aver dinanzi dei talenti che non avevano bisogno della balia, o di qualcuno che li trattasse paternalisticamente da una posizione di superiorità, ma di qualcuno che li considerasse da almeno-potenziali pari.
C’è stata solennità. Il format, molto vicino all’originale,  in questo senso non è stato annacquato da chiacchiere e siparietti come troppo spesso accade in altre rivisitazioni nostrane. Le  braccia conserte in cui erano inquadrati gli chef alla fine della presentazione erano il segno che non si scherzava. Il grembiule che veniva tolto e lasciato quando si veniva squalificati è diventato un simbolo potente, ed è stato quasi commovente vedere quanto ci si potesse tenere a un tale indumento del mestiere.
C’è stata sorpresa. Pur nello schema prestabilito c’è stato spazio di manovra, una volta uno non è stato eliminato come ci sia aspettava, un’altra volta sono stati scambiati i “cestini della spesa”. Le prove sono state costruite come vero test della competenza in cucina da parte dei concorrenti: la mystery box ha permesso di valutare fantasia e intraprendenza di fronte all’imprevisto, le prove in esterna (su una nave, al barbecue per dar da mangiare a dei camionisti, ad una festa, con dei bimbi in un campo sportivo) hanno valutato la capacità di adattamento e di lavoro di squadra, ad esempio.
C’è stata sfida. Gli aspiranti masterchef hanno combattuto all’ultimo piatto, forchetta e coltello, con intensità e dedizione, con rivalità e ambizione, con grinta e talento.

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