È arrivata la stagione in cui cominciano a fioccare le liste di migliori programmi dell’anno, di solito 10, ma non necessariamente. Mi piacciono le liste, non perché ce ne sia qualcuna di vera, semmai di verità si può parlare, ma perché sono comunque un buon termometro di quello che è considerato il meglio e se qualcuno diventa un “solito sospetto” in quel genere di liste vuol dire che tanto male davvero non è. Il fatto che poi siano fatte da gente che le guarda e giudica per professione per me è significativo non perché ritenga che i gusti dei critici valgano più di quelli degli altri, ma perché penso che sicuramente si siano affinati nel tempo e perché di solito scelgono con cognizione di causa, avendo visionato un ampio ventaglio di programmi. E poi le liste permettono di far brillare anche a qualche chicca che altrimenti, magari per i bassi ascolti e perché più particolare, rischia di venire trascurata.
Quanto a me, mi associo a quanto dice Emily Nussbaum nel recente articolo per il New Yorker “I hate top ten lists” (ma non nell’ordine nell’elenco delle migliori stagioni di Buffy da lei indicato). Non mi piace fare liste: spesso e volentieri non sono in pari con le varie stagioni, qualche programma capita che non l’abbia proprio visto, diventa complicato decidere se seguire il calendario della messa in onda originale o italiana, e nello scegliere un preferito qualche volta mi ritrovo come Phoebe di Friends che non faceva tanto di frequente i suoi biscotti preferiti perché “it’s not fair to the other cookies”, non sembra equo nei confronti degli altri biscotti. Niente liste perciò, ma tanti favoriti.
Mi limito ai nuovi arrivati. Se devo scegliere fra i programmi che hanno debuttato negli USA quest’autunno, non ho dubbi: il migliore è Homeland. Anche qui mi associo a quanto ha scritto la Nussbaum sul New Yorker dove definisce la serie “un antidoto a 24” e alla sua etica che ritiene che la tortura sia il modo migliore per ottenere informazioni, che fede mussulmana e terrorismo coincidano e che invulnerabilità equivalga a eroismo. Homeland è davvero la risposta narrativa all’ideologia dell’era Bush e:
<<la sua premessa è che il trauma non sparisce. Né Carrie (che porta le cicatrici del tempo trascorso in Iraq) né Nicholas (che è sopravvissuto a una prigionia brutale durata anni) possono sfuggire a quello che è stato fatto ai loro corpi. Che siano eroici o meno è in qualche maniera irrilevante. Entrambi hanno buoni motivi per le loro azioni e anche motivi egoisti e legati alla paura. La coppia è unita nelle loro dolorose esperienze, che permette loro di immedesimarsi con l’essere in allerta e con la vulnerabilità l’uno dell’altra. Quando finalmente hanno fatto sesso, l’intimità era quasi troppo dolorosa da guardare; mi ha fatto sentire come una voyeur.
In “24”, le scene di tortura erano le scene di sesso. Erano parte di ciò che rendeva il programma così repellente. Senza nemmeno ammetterlo, “24” imbrigliava la nudità e l’esposizione emozionale della tortura per eccitare il pubblico, per fondere il nostro desiderio di sangue con qualcosa di libidinoso. Di contro, in “Homeland” le scene di sesso, letterali, e spesso piuttosto esplicite, sono sequenze cruciali. Alcune di queste (Brody e sua moglie) sono tetre e alienate; altre (la prima volta di Brody e Carrie) sono francamente bollenti; altre ancora (la prima scena di sesso sobrio di Brody e Carrie) vengono giocate come punti si svolta, che cambiano lo sfondo psicologico per entrambi i partecipanti. Queste sequenze crude e piene di sfumature operano come le canzoni in un musical: rivelano il vero cuore dei personaggi. E lasciando “24” da parte per un momento, l’erotismo di “Homeland” si pone in notabile contrasto con molti dei programmi vi cavo adulti – da “Boardwalk Empire” a “Californication” – dove the scene di sesso sono offerte, con cinica pigrizia, come una specie di porno-con-l’acquisto all’interno di spettacoli di intrattenimento altrimenti “intellettuali”>>.
Homeland, pur con le concessioni alle sospensione dell’incredulità, è davvero un programma complesso e appagante, che per quanto mi riguarda offre anche sottili osservazioni sul senso del guardare (con continui rimandi fra quello che facciamo noi come spettatori e quello che avviene sullo schermo) e sulla solitudine (Carrie, Saul). Ma questo magari sarà per un altro post.
Homeland quindi è la mia scelta di miglior programma fra quelli che hanno debuttato in autunno. Se prendo però in considerazione tutto l’anno, sicuramente fra i nuovi arrivi aggiungerei almeno Game of Thrones, Episodes e Downton Abbey (prendendo in considerazione le date di debutto italiana e americana, altrimenti è una serie partita nel 2010). Se poi dovessi scegliere quelli che hanno debuttato in precedenza la lista si allungherebbe, e parecchio. Voi? Quali programmi avete preferito? Quali giudicate i migliori del 2011?
io invece adoro fare liste, come forse avrai capito dal mio blog... :)
RispondiEliminahomeland è grandioso, aspetto con ansia di vedere l'ultimissimo episodio stagionale...
Forse ho preferito altre puntate, ma a me l'ultimissimo episodio è piaciuto, specie un paio di momenti. E poi, sapendo come è finita la prima stagione di "24", non potevo essere davvero sicura di niente. E se non prendono il Golden Globe o l'Emmy per quelle scene sarò sorpresa. Non hanno perso un colpo e con materiale così emotivamente forte poteva essere facile perdere il controllo. Tanto di cappello davvero.
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