C’è un revival di Sherlock Holmes ultimamente –
basti pensare al britannico Sherlock,
ma volendo a The Metalist, che usa
gli stessi “trucchi”, e in fondo anche al dottor
House che è sempre stato considerato la versione medica di quel personaggio.
L’ultima incarnazione del personaggio vero e proprio ideato da Arthur Conan
Doyle è quella di Elementary (dell'americana CBS). Siamo
nella New York contemporanea, Sherlock Holmes (Jonny Lee Miller) è l’eccentrico
e un po’ squinternato consulente della polizia, a cui il padre a affiancato un
ex-medico, la dottoressa Joan Watson (Lucy Liu) perché sia la sua “compagna di sobrietà”,
dopo un periodo di abuso di sostanze.
Si tratta di una serie procedurale come se ne
sono viste a bizzeffe. Gli attori fanno un lavoro dignitoso, ma nessuno dei due
convince davvero. I personaggi mancano di fascino, potrebbero cambiare nome e
non si noterebbe la differenza. Sherlock
dovrebbe osservare e dedurre, ma così non sembra. Tutto è talmente veloce che è
come se avesse già la risposta in tasca, cosa ben poco interessante da vedere.
E Watson (per la prima volta una donna) è lì e fa da spalla perché le indagini
vadano avanti, ma non è la vera molla che aiuta l’investigatore a fare
chiarezza sui punti, cercando di metterne in scacco la logica. Manca intesa fra
i due. La serie si lascia guardare, per carità, ma annoia anche.
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