Ho terminato da poco di
vedere la prima stagione di Girls,
una serie che mi ha conquistato sotto molti aspetti, come
dicevo in prima battuta - specie nel modo poco patinato di guardare alla
vita delle ventenni moderne, con le loro insicurezze - ma che a momenti mi ha stomacato:
il personaggio di Jenna in particolare, per il quale non sono riuscita a
trovare un solo elemento che la redimesse ai miei occhi e con la quale trovare
un punto di contatto umano che me la facesse apprezzare.
Non mi piace la realtà
che vedo ritratta, quella di vite allo sbando vissute a casaccio, ma questo per
certi versi è anche una descrizione pregnante della generazione che ritrae. Il
problema infatti non è quello, è che a momenti ho trovato questo ritratto “falso”, un
esercizio da corso di scrittura creativa che amplifica dettagli bizzarri (uno
per tutti il personaggio di Adam) dietro ai quali ci si nasconde per non andare
in profondità. È una critica crudele, mi rendo conto, e non del tutto
meritata forse. Così la percepisco io.
Un giudizio che ho
sentito ripetere di nuovo e ancora è che le protagoniste sono “overeducated”,
ovvero “sovra-istruite”. Ora,
per quel che mi riguarda, non si può
essere troppo istruiti. Si può forse essere molto istruiti e non avere imparato
un granché dalla propria istruzione o usarla male o sentirsene paralizzati, o
chissà che altro, ma non si è mai troppo istruiti. Capisco in realtà che cosa
intendono quando dicono così, ma non mi piace che si esprima in questi termini.
E se anche ammettessi che esiste una simile circostanza, in cui non credo,
questo non sarebbe sicuramente il problema di quelle ragazze.
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