Ispirato vagamente all’Amleto di Shakespeare e con un feeling che ricorda I Soprano e Easy Rider mescolati insieme, Sons
of Anarchy (ora su Cielo, venerdì, ore 1.15, con la prima stagione) è un
telefilm tosto, che ha come protagonisti
i membri di una gang di motociclette internazionale, i Sons of Anarchy (Figli
dell’Anarchia) appunto, che ha un gruppo che opera nella cittadina di Charming,
nel nord della California. Sono fuorilegge dediti ad atti intimidatori
violenti, corruzione e traffico d’armi da fuoco. Le vendono a bande
Afro-Americane che spacciano droga, ed in particolare ai “One Niners”, una gang
già protagonista di The Shield, dove
ha lavorato come sceneggiatore e produttore esecutivo l’ideatore di questa
serie, Kurt Sutter.
In realtà poi, questi motociclisti in fiammanti
Harley-Davidson vogliono tenere lontana la droga dalla propria città e questo
li mette in contrasto con la banda dei Nords, costituita da supremazisti
bianchi. Devono vedersela anche con la gang rivale dei Mayans e sono guidati da
Clay Morrow (re Claudio, nel parallelismo con l’Amleto, interpretato da Ron
Perlman), uno dei 9 membri originari dei Sons of Anarchy, sposato con la vedova
di uno dei fondatori, Gemma (la Gertrude della tragedia, con volto di Katey
Sagal). Secondo in linea di successione nella gang è il giovane Jax (Charlie
Hunnam), che proprio nel pilot diventa padre di un bimbo prematuro, come
risultato dell’abuso di droga da parte della madre che lo ha portato in grembo,
Wendy (Drea de Matteo), e che come il
principe Amleto “parla” con il padre defunto, in questo caso attraverso dei
diari e scritti che questi si è lasciato dietro.
Feroce e complesso, ma comprensibilmente
difficile da seguire.
Nessun commento:
Posta un commento