Lo scorso 6 settembre,
Julian Fellowes, ideatore e sceneggiatore di Downton Abbey, ha partecipato al Festival della letteratura di
Mantova, dove nella cornice di Palazzo San Sebastiano ha risposto ad alcune
domande di Irene Bignardi. Sono andata a sentirlo ed è stato un incontro
interessante e ricco di spunti. È stato
anche segnalato che l’autore sta lavorando ad un nuovo progetto televisivo
sulla cosiddetta Gilded Age, termine
coniato da Mark Twain per indicare quel periodo della storia americana che
orientativamente va dalla fine della Guerra di Secessione fino all’inizio del
nuovo secolo, e che quindi si riferisce agli ultimi 30 anni dell’Ottocento,
grosso modo.
Si è cominciato l’incontro
chiedendogli della distinzione fra i vari titoli nobiliari. Lui ha risposto
affermando che le distinzioni dei ruoli fra lord e lady e fra i vari tipi di
servitori non sa che senso abbiano nel mondo d’oggi, se non nella misura in cui
servono a capire il proprio ruolo nel mondo, cosa che ritiene essere un grande
tema della serie. I titoli nobiliari sono un modo della società inglese di
riconoscere il successo individuale di qualcuno. Per lui è una forma di
rispetto nazionale, molto bella. È un modo di sapere che
sei passato per il mondo senza venire ignorato. Poi il modo in cui si rivolgono
a te dipende dalle circostanze del momento e non ha rilevanza nel lavoro che
fai. Nessuno è un lord nello show business.
Ha continuato dicendo
che anche l’Italia ha una forma di aristocrazia, in un certo senso anche più
antica di quella della Gran Bretagna. In Gran Bretagna ogni volta che è
arrivata una nuova dinastia la tendenza è stata quella di obliterare quella
precedente dando un propria impostazione alle cose, e in questo senso l’aristocrazia
britannica è piuttosto nuova rispetto a quella italiana. Al tempo di Downton Abbey c’era ancora un forte aspetto
ereditario e ora è diverso, anche se c’è ancora un aspetto di riconoscimento e di
tradizione. Nella serie una cosa che sottolineano è che le donne ne sono
escluse, e che non hanno gli stessi diritti, cosa che a lui, uomo del 2014,
sembra assai strana. Ci sono alcuni titoli che le donne possono ereditare, ma
molto pochi, e non hanno alcuna identità legale e questo lui lo trova molto
bizzarro e ha proprio usato il dramma televisivo per porre l’attenzione su questo,
anche se al di là di questo è utile da un punto di vista drammatico quando si
esplora la questione delle aspettative.
Riportando in modo quasi
letterale ciò che ha detto, ha riflettuto sul fatto che siamo tutti nati in
situazioni della vita in cui ci sono delle aspettative nei nostri confronti, e
le nostre decisioni come giovani adulti è se allinearci a queste aspettative e realizzarle,
e per la maggior parte di noi questo significa accontentare i nostri genitori,
o discostarcene e procedere in una nuova direzione. Questa è una scelta che
naturalmente è sempre esistita, ma dalla fine del XIX° secolo la possibilità di
fare qualcosa di diverso della vita in cui sei nato e cresciuto è diventata
molto comune. Ora per la maggior parte delle
persone è quasi una scelta eccentrica stare sulla vecchia via. Questo è stato
lo sviluppo del secolo scorso e in Downton
Abbey esplorano questo fenomeno da un punto di vista drammatico. E il
sistema ereditario, con implicazioni ereditarie molto forti e una designazione
di ruolo molto forte, è un modo molto buono di esplorarlo.
Di molto altro si è
parlato e alla fine della conversazione, in modo che mi sentirei di definire
davvero gracious, Fellowes si
è fermato ad autografare e dedicare libri e copertine di DVD. Sotto, qualche
foto scattata da me.
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