È la
religione il fulcro dell’interesse di The
Path (sul servizio Hulu), che sbircia dietro le porte chiuse di una setta,
o meglio un “movimento”, come
ribadiscono loro ad ogni piè sospinto. L’ideatrice Jessica Goldberg giura
che non intende parlare di Scientology in forma mascherata, e c’è da crederle
ma solo fino a un certo punto. Certi aspetti richiamano in modo
diretto il controverso culto, come l’utilizzo di aggeggi elettronici alla
maniera degli e-meter, gli
incontri simil-auditing,
la gerarchia su più livelli, lo shunning,
ovvero il rigetto sociale totale dal contatto con in membri della comunità religiosa nel momento in cui ne si
rinnegano i principi, anche se è vero che che quest’ultima non è una pratica
solo di Scientology (basti pensare agli Amish, che pure la praticano). Il suo
punto è proprio questo: la mitologia di ciascuna religione sarà anche diversa,
ma per la maggior parte hanno elementi in comune: rituali da svolgere, specie
in occasione di momenti significativi della vita; aspirazioni comuni; linguaggio
e immaginario condiviso; sistemi per
punire chi commette “infrazioni”; concezioni definite su quello che accadrà
dopo la morte; gestione del rapporto con coloro che non credono e con i
materiali che non seguono i propri principi. Questo a lei interessa indagare e,
vissuta a contatto con molte religioni differenti, ha voluto idearne una sua,
anche per far fronte a una sua personale profonda crisi spirituale.
I Meyeristi hanno come proprio libro sacro “La Scala”, ovvero le
rivelazioni che sta facendo a tappe il loro guru, Stephen Meyer (Keir Duella),
che immagina una metaforica scala verso l’illuminazione, un percorso in cui
salire superando dolori e negatività verso l’autoconsapevolezza nella Luce.
All’inizio della serie tutti lo credono in Perù, intento a scrivere gli ultimi
“scalini” della scala, in realtà è in coma. I Meyeristi prendono i voti al
compimento del sedicesimo anno di età. I loro leader sono i “Guardiani della
Luce”. Il simbolo è un occhio circondato di raggi. La loro “croce” sono delle pietre, che in qualche caso, quando
intraprendono “il cammino” (1.08), mettono in uno zaino e lasciano ad ogni
tappa spiritualmente significativa che fanno lungo la via. Il loro modo di
confessare le trasgressioni è di “unburden”, ovvero liberarsi di un fardello,
“alleggerirsi”, direi, in mancanza al momento dl mio scrivere di una traduzione
ufficiale italiana. Sono divisi in una rigida gerarchia. Quelli che non credono sono per loro gli “ignoranti
sistemiti” (IS) e coloro che voltano le spalle alla propria religione i
“negatori”. Si aspettano un’apocalisse causata dall’uomo. Dopo la morte si
riuniranno insieme nel “Giardino” che hanno costruito insieme sulla terra. La
sceneggiatura spiega questi principi in modo naturale attraverso le dinamiche
che si creano fra i personaggi.
Siamo in una piccola comunità del nord-est degli Stati Uniti. Eddie
(Aaron Paul, Breaking Bad e Big Love, per citare una serie di cui ha
fatto parte che pure aveva la religiosità come tema forte) è un convertito con
un passato difficoltoso che ora è sposato con una delle leader del movimento in
cui è sempre cresciuta, Sarah (Michelle Monaghan), di cui è di fatto innamorato
anche il numero due dei Meyeristi (secondo solo a Meyer stesso), Cal (Hugh
Dancy, Hannibal), ex-alcolista che ha
trovato redenzione nella fede e che ha un altissimo R10 nella gerarchia. Tutti
e tre sono consapevoli del difficile, delicato equilibrio che c’è fra loro,
dovuto al profondo legame di Sarah con Cal. Sarah, una R8, è la più ardente dei tre nella fede. Eddie, un
R6, è in un momento di grande crisi spirituale,
perché ritiene, dopo l’estasi e le
visioni causate delle droghe che gli sono state date in Perù, che la Luce in
realtà sia una bufala, e il sospetto accresce quando lo contatta la moglie di
un ex-fedele, Alison Kemp (Sarah Jones),
che si è tolto la vita e che lei non crede possa averlo fatto se non spinto. Fino
a poco prima della finale, Eddie arriva alla conclusione che per lui sua moglie
e i suoi figli, la sua famiglia, sono la sua verità, mentre Sarah vuole
disperatamente che anche lui creda che la loro importanza sta anche nel fatto
che sono parte di qualcosa di più grande di loro stessi (1.09). Lei vede
codardia nelle persone che mancano di convinzione, lui ritiene naturale e
salutare il dubbio, l’interrogarsi se si stia operando secondo i propri ideali.
Cal, estremamente carismatico, da un lato vive la pressione della politica che
si accompagna all’essere il leader del gruppo, dall’altra deve resistere al
forte richiamo autodistruttivo del suo passato. A vedere chiaro questo suo
aspetto è la giovane Mary Cox (Emma Greenwell) che lui ha salvato dalle grinfie
del padre che la costringeva a prostituirsi da quando era ragazzina e per cui
lei ha una attrazione molto forte. Eddie e Sarah hanno due figli, una bimba e
un giovanotto, Hawk (Kyle Allen) per cui sta arrivando il momento in cui deve lasciare
la scuola per prendere i voti, cosa che scalpita per fare finché non si
innamora di una compagna di scuola, Ashley (Amy Forsyth) che non ne condivide
la fede. Intanto un agente dell’FBI, Abe Gaines (Rockmond Dunbar, The Mentalist), la cui figlia appena
nata ha problemi di cuore potenzialmente fatali, cerca di infiltrarsi nel
movimento perché sospetta che le loro attività non siamo legali.
La serie, che ha fra i produttori esecutivi Jason Katims (Friday Night Lights, Parenthood), ha la sua forza
nell’analisi psicologica dei personaggi, recitati in modo spettacoloso da tutti
gli interpreti principali, ma anche nell’analisi sociologica del fenomeno della
fede, sia negli aspetti positivi che negativi, non divisi in modo manicheo, ma
integrati l’uno all’altro. Tutti i personaggi quanto meno si sforzano di essere
onesti e di vivere in modo autentico la propria fede facendo una differenza
positiva nel mondo. Tutti loro hanno
aspettative e interessi personali che li mettono in conflitto con quanto la
religione chiede loro. L’amore, il matrimonio, l’adolescenza, l’identità, l’indottrinamento,
il rapporto fra sè e struttura sociale, l’ambizione, il potere, il dolore, la natura
umana… sono tutti aspetti che vengono indagati. Non è tutto bene, come non è tutto male. Una
serie notevole, che a dispetto di un tono in fondo quasi sommesso, scava con
molta forza e acquista vigore con il procedere delle puntate.
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