giovedì 31 marzo 2011

THE BORGIAS: una serie sulla spietata famiglia italiana



Ideata da Neil Jordan, debutta domenica 3 aprile sull’americana Showtime The Borgias, serie dedicata evidentemente alla leggendaria famiglia italiana del XV secolo, i Borgia, potenti, assetati di sangue, immorali. La etichettano “la famiglia criminale originale”, ricordando che è stata di ispirazione tanto per Il Principe di Machiavelli quanto per Il Padrino di Mario Puzo.

Girata in Ungheria, in 9 parti—la prima di due ore, che è già disponibile in anteprima online, ma non per noi, è intitolata “Il calice avvelenato/L’assassino”—parte dall’ascesa al potere dello spietato Rodrigo Borgia (Jeremy Irons), nel 1492, alla vigilia della morte di papa Innocenzo VIII, per la cui successione si apre una feroce battaglia politica. Nel cast anche Derek Jacobi nel ruolo del cardinale Orsini.

Questa non è la sola produzione dedicata a questa famiglia prevista quest’anno. Pure “Borgia”, un progetto franco-tedesco ideato da Tom Fontana, dovrebbe debuttare nel 2011.

lunedì 28 marzo 2011

HUGE: storie agro-dolci di adolescenti



Huge (“Enorme”), in onda su Fox il mercoledì (ore 21.00), è un teen drama (del 2010) che ha come protagonisti dei ragazzi che si conoscono a Camp Victory, un campo estivo per giovani sovrappeso e obesi intenzionati a seguire un regime di alimentazione e sport che possa far loro perdere i chili di troppo. Al di là dei temi associati al punto di partenza di base (la forma fisica, l’aspetto estetico, il mangiar sano) il telefilm è soprattutto una storia di relazioni interpersonali fra adolescenti, agro-dolci, gloriose e dolorose, fatta di momenti di scontro e di incontro. La scrittura è particolarmente onesta. Non c’è il glamour e l’essere cool a tutti i costi che di solito si incontra nelle serie per teenager. Forse proprio per il fatto che l’aspetto fisico già li mette a disagio, questa serie permette loro di esserlo anche nei rapporti umani e nella crescita. E le loro goffaggini e imbarazzi, la loro rabbia e le incomprensioni suonano autentici e realistici.

Willamina (Nikki Blonsky, Hairspray) è una giovane arrabbiata con i genitori, che giudica degli ipocriti, che la hanno costretta a partecipare al campo contro la sua volontà, solo perché hanno una catena di club delle salute e non vogliono che la figlia, con la sua immagine, li faccia sfigurare. Ha una cotta per Ian (Ari Stidham), un musicista anche lui al campo. Amber (Hayley Hasselhoff, figlia del più famoso David) è la più carina del gruppo. Ha una madre soffocante che dipende da lei e al campo si innamora, ricambiata, di uno dei tutor, George (Zander Eckhouse), che si raffredda perché teme di non comportarsi eticamente da un punto di vista professionale, frequentandola. Becca (Raven Goodwin) è il topo di biblioteca fra loro, amica di Will, e in passato di Chloe (Ashley Holliday) che è già al suo secondo anno al campo, a cui partecipa insieme al fratello gemello gay Alistar (Harvey Guillen), anche conosciuto come “Athena”. Chloe non vuole far sapere a nessuno della parentela e frequenta Trent (Stephan Van Ray), amico di Dante (Jacob Wysocki). Nella serie un certo rilievo lo ha anche la direttrice del campo, la dottoressa Dorothy Rand (Gina Torres), che cerca di ricostruire un rapporto con il padre “Salty” (Paul Dooley) che la ha lasciata da piccola e che ora lavora lì come cuoco, e cerca di aprirsi all’amore lei stessa. Il suo rapporto con i ragazzi, così come quello dei suoi colleghi, è di incoraggiamento, ma anche di rigore, e non mancano amarezze.

Basato sul libro di Sasha Paley con lo stesso titolo, la serie, che mi rammarico non abbiamo rinnovato, porta la firma di Winnie Holzman (già autrice della celebrata serie adolescente My So-Called Life) e di sua figlia Savannah Dooley. Dieci sono gli episodi.


domenica 27 marzo 2011

AMERICAN IDOL: i giudici salvano Casey Abrams




È stato davvero un momento emozionante quello che si è consumato questa settimana sul palco di American Idol, quando i giudici hanno deciso di salvare dall’eliminazione Casey Abrams.

Era una serata importante perché si passava da 11 a 10 concorrenti, e secondo le regole solo chi entra fra i primi 10 poi partecipa al tour estivo. Non solo, i giudici hanno la possibilità di salvare una sola persona in tutto il complesso della competizione e nessuno era disposto a credere che avrebbero usato questo loro privilegio così presto. E invece  andata proprio così.

Steven Tyler, Jennifer Lopez e Randy Jackson non hanno nemmeno lasciato che Casey terminasse di cantare. Lo hanno interrotto dicendo che avevano già deciso: sarebbe restato (e saranno in 11 a partecipare ai concerti quest’estate). Lui non poteva crederci, la sua riconoscenza era evidente e sembrava quasi si stesse per sentire male per lo shock e la forte emozione, trasmessi anche al pubblico. Per le sue qualità vocali, peraltro, ha meritato di essere salvato.

venerdì 25 marzo 2011

QUEEN SIZE: scanzonato e godibilissimo



Il luogo delle interviste è un bel lettone matrimoniale, delle dimensioni Queen Size, titolo del talk-show (Deejay TV, lunedì, ore 21.00) condotto con candore ed entusiasmo da La Pina.  Gli argomenti sono i più diversi, escluso il sesso che, proprio per non essere scontato nell’ambientazione, viene lasciato in disparte. In particolare si chiacchiera di cose quotidiane come le cose che si fanno la mattina appena alzati o prima di andare a dormire, i sogni ricorrenti, i ricordi e così via. L’informalità di un materasso, circondato di morbidi cuscini, con l’ospite di turno in pigiama o quasi, senza scarpe, spesso steso, o accovacciato, rende l’atmosfera particolarmente rilassata e serena. Si ride, si scherza, si commentano filmati guardati da un televisore stando a pancia in giù, e lo si fa con naturalità. Sul copriletto vengono proiettate parole chiave di quello di cui si sta parlando: tre vengono scelte e commentate dal personaggio invitato. Un pizzico di follia viene garantito dalla richiesta di evadere quesiti trovati in internet che sono rimasti senza risposta. Domande a caso. Una sagoma di letto con dentro l’immagine dell’invitato della puntata è portata in giro per le piazze. I fan sono invitati a infilarsi sotto le ipotetiche coperte e condividere quello che vogliono far loro sapere. Anche il pubblico, in chiusura, ha la sua chance di togliersi le proprie curiosità. Godibilissimo e scanzonato.

lunedì 21 marzo 2011

NIÑAS MAL: "cattive ragazze" colombiane



Il 28 febbraio è cominciata su MTV, che la co-produce, Niñas mal (dal lunedì al venerdì ore 20.00, ore 15.00 il giorno dopo su MTV Italia sul DTT, e ore 8.00, oltre che online, on demand), la telenovela colombiana che si ispira al film messicano con lo stesso titolo, trasbordato in televisione da Claudia Bono e Karin Valecillos.

Le cattive ragazze del titolo sono giovani che si sono messe in guai minori con la giustizia per ragioni diverse. Adela (Isabel Burr), la figlia ribelle di un senatore, organizza manifestazioni contro una legge che porta il suo cognome. La polizia interviene a disperdere e a caricare i manifestanti con tenuta anti-sommossa, lacrimogeni e idranti: un po’ eccessivo visto che erano quattro ragazzetti, ma la scena voleva dare il senso dei suoi contrasti con il padre – è un classico del genere rendere fisico ciò che è emotivo. Lei viene arrestata e dopo che il senatore Huerta la riporta a casa lei brucia la macchina che le è stata regalata. Nina (Jéssica Sanjuán) è una ragazza con una carriera, ma non una vita, come dice lei, una attrice di pubblicità capricciosa e infelice che finisce per schiantare la sua auto contro la vetrina di un negozio. Greta (Carmen Aub) è una fanciulla che si “conserva” per il proprio fidanzato, salvo poi scoprire amaramente che lui non fa altrettanto, e, travestita, scappa con un ragazzo appena conosciuto fuori da una discoteca.

Le tre finiscono così nei guai e ricevono una sentenza di 6 mesi in un centro di rieducazione sociale, un collegio di “buone maniere” gestito da Hilda Macarena "Maca" de la Fuente (Diana Quijano) che diventa loro tutrice. Qui incontreranno amicizia e amore. Dinamica e giovanile, con una narrazione solida, asciutta e diretta, con un buon ritmo - se si esclude qualche momento in cui si è insistito troppo sulla costruzione delle tensione per il momento clou, quando era chiaro da un secolo dove si voleva andare a parare (una per tutti l’esplosione della macchina di Adela nella primissima puntata) - è piena di canzoni con partecipazioni di artisti latinoamericani. La sigla, Lolita, è cantata da Belinda. Le puntate sono settanta.

venerdì 18 marzo 2011

TUTTI AMANO RAYMOND: originalmente all'antica



Tutti amano Raymond è originalmente all’antica. È la più classica delle commedie familiari, ma rivisita le solite dinamiche con un umorismo asciuttamente a segno. Riesce, dentro la costrizione di un ruolo se vogliamo stereotipato (la madre impicciona sempre pronta a criticare la nuora, il figlio ipercoccolato, il primogenito perennemente oscurato dal fratello, il padre che mal-sopporta la moglie…) a creare del nuovo e a trovare energia nelle e dalle situazioni reali, quotidiane, minime, spremendole di ogni goccia di umorismo che hanno da offrire. La famiglia come  fondamento dell’identità. Si vuole ripudiarla o difenderla, può essere fastidiosa o irritante, ma anche infondere sicurezza e tepore. Comunque sia ci si deve convivere. Questo è “Raymond”.

Protagonisti sono degli italo-americani, i Barone: il Raymond del titolo (Ray Romano), critico sportivo; sua moglie Debra (Patricia Heaton), casalinga; il fratello Robert (Brad Garret), un poliziotto; la madre Marie (Doris Roberts); il padre Frank (Peter Boyle). La sit-com, ideata da Philip Rosenthal, ma tanto anche una creatura di Ray Romano, ha vinto due volte l’Emmy come miglior serie comica, ed è durata per nove stagioni (1996-2005). È ormai considerata, a ragione, uno dei grandi classici. Ora è in onda su Comedy Central.

lunedì 14 marzo 2011

CUGINO & CUGINO: infantile e forzato



Se si supera la porta d’ingresso dell’infantile atroce canzoncina che fa da sigla iniziale vuole dire che l’intenzione di guardare “Cugino & Cugino” davvero c’è. Il proposito dell’ideatore e regista Vittorio Sindoni, in questa produzione di LMD Comunicazione e RaiFiction, è quella di ricreare le atmosfere della commedia di Neil Simon La strana coppia, portata sul grande schermo da Jack Lemmon e Walter Matthau, e riproposta in TV in altre incarnazioni. La base infatti c’è, ma la realizzazione mi è parsa troppo finta e forzata, troppo favolistica, per risultare credibile.

Giulio Scarpati, che pur bravo in alcuni momenti mi ha deluso nella recitazione, interpreta Filippo Raimondi, un educatore in un carcere – e cinque degli interpreti pare siano veri detenuti che avevano precedentemente partecipato a laboratori teatrali. È un vedovo – nelle fiction della Rai ci sono sempre molti vedovi e vedove, non sia mai che qualcuno sia separato o men che meno divorziato - con un bimbo delle elementari e professionalmente è un idealista, che vuole instaurare rapporti di fiducia rispetto e stima con i galeotti e insegna loro ad usare le parole al posto delle mani, scontrandosi con il direttore Galasso (Toni Garrani) e trovando l’approvazione del nuovo magistrato di sorveglianza, che crede nel modello “alla svedese” come lui, Monica Fontana (Euridice Evita Axen), che gli rapisce anche il cuore, pur essendoci interesse anche nei confronti di Eleonora (Nenny Mendez) la madre di un compagno del figlio. Nella sua vita piomba inaspettato il cugino Carmelo Mancuso (Nino Frassica) - cuoco esperto in cucina siciliana tradizionale e no che la vicina di casa vedova (!) accoglie sul pianerottolo con un matterello credendolo un malintenzionato – che finisce per restare e diventar parte della famiglia a tutti gli effetti.

C’è una certa leggerezza e ci sono momenti anche simpatici, ma toni da melodramma a tutti i costi e una scrittura spesso debole fanno scadere la serie. Non ritraggono la realtà per come è, ma per come vorrebbero che fosse, si sono giustificati. Io penso alla realtà del programma e a come vorrei che fosse: non così.

giovedì 10 marzo 2011

BORED TO DEATH: una commedia noir-otica



In Bored to death (HBO, 2009), sottotitolato “Investigatore per noia” nella versione italiana (FX, da sabato 12), Jonathan (Jason Schwartzman) è uno scrittore in crisi appena lasciato dalla sua ragazza. Si confida con un amico (Zach Galifianakis), ma non basta, vuole un cambiamento, perciò oltre a rifornire il suo capo (l’ubiquitario Ted Danson) di marijuana (la scelta sana, perché naturale, non come il crystal meth, ci tiene a precisare), decide di improvvisarsi investigatore privato e mette un annuncio.

Il primo caso va in modo rovinoso: la cliente che lo contatta per ritrovare la sorella scomparsa dubita più volte della sua professionalità; nel cercare di scoprire dove si trova il ragazzo di detta sorella, spende e spende, e non avendo chiesto il rimborso spese ci perde; quando finalmente la trova legata a un letto finisce per intervenire la polizia e si ritrova ad essere arrestato. Insomma, un disastro. Le forze dell’ordine gli intimano pure di smettere l’attività che lui ammette di praticare senza licenza. Ma, squilla il telefono ed è qualcuno che chiede aiuto…“Come faccia a risolvere un qualunque caso è il vero mistero”, scherza la copertina del DVD, che la definisce una commedia “noir-otica”, giovando fra nevrotica e noir. Sul confine fra umorismo molto sottile, quasi impercettibile, e serietà, il  telefilm si mantiene in buon equilibrio, anche se non conquista. La serie è ideata da Jonathan Ames.

martedì 8 marzo 2011

Il discorso di JOSS WHEDON (del 2006) per Equality Now




In occasione della festa della donna, mi piace condividere un discorso tenuto da Joss Whedon il 15 maggio del 2006, in una cerimonia per Equality Now, un’organizzazione internazionale per i diritti umani che si dedica in particolare ai diritti civili, politici, economici e sociali delle ragazze e delle donne.  Whedon è stato premiato per il suo coraggioso sostegno dei diritti delle donne in un evento intitolato 'On the Road to Equality: Honoring Men on the Front Lines'. Nel video c’è il discorso. Sotto, la traduzione della trascrizione. L’introduzione è di Meryl Streep che ricorda la madre di Joss, poi viene il turno del suo noto discorso.

Potrei semplicemente dire, da pura fan, “Joss is awesome!” (Joss è fantastico), ma mi sento in dovere di spiegare un po’ questa affermazione. Uno dei motivi per cui apprezzo questo discorso è l’aspetto retorico, un altro motivo è il modo in cui costruisce l’idea di uguaglianza fra uomini e donne. Se il tipo di metafora che viene utilizzata del descrivere una realtà compartecipa della sua creazione, allora usare metafore di lotta e contrasto fra uomini e donne, nel cercare di raggiungere l’uguaglianza, non è costruttivo. L’immagine usata nel discorso da Joss è una buona via. In generale, lo apprezzo e condivido nel contenuto.


Meryl Streep: Le madri sono spesso l’avanguardia delle istituzioni culturali e della trasformazione e, questa sera, porgeremo un tributo a Joss Whedon e ai magnifici personaggi femminili che ha ideato, ma vorremmo anche porgere un tributo a sua madre, la scomparsa Lee Stearns.

È bello quando i figli danno credito alle proprie madri per il loro successo. E, ho sentito molto su Lee, le cui idee radicali sulla forza e l’indipendenza e la passione e l’empatia delle donne hanno ispirato Joss non solo a ideare Buffy l’ammazzavampiri, ma molti altri forti personaggi femminili in Firefly, Serenity e i suoi altri lavori.

Lee Sterns ha anche ispirato la creazione di questa organizzazione, Equality Now, che è stata co-fondata da Jessica Neuwirth, una delle sue… una delle studentesse del liceo favorite di Lee. Sarebbe stata molto fiera di voi, Jessica e Joss, per tutto quello che avete fatto e continuate a fare, e il suo spirito è qui con noi questa sera.

Joss ha anche una base di fan energetica ed ubiquitaria che ha organizzato raccolte fondi attraverso il Paese per Equality Now, l’organizzazione di beneficenza preferita del suo super eroe. Perciò è un mio grande, grande piacere presentarvi la persona speciale a cui rendiamo onore questa sera, Joss Whedon, l’uomo meraviglioso che ci porterà Wonder Woman. Lo lodiamo per l’eccellente contributo all’eguaglianza nel cinema e in televisione. Signore e signori, mister Joss Whedon.

Joss Whedon: Grazie. Io, io non sapevo questa sera che cosa sarebbe successo. No, sapevo che sarei stato qui, la parte su mia madre, e… e voglio solo ringraziare Meryl Streep e, e tutti, per, per aver parlato così eloquentemente su di lei.

Stasera sono circondato da persone di straordinario coraggio, e io stesso so una cosa o due sul coraggio perché una volta ho letto un libro in cui c’era del coraggio. E suona come qualcosa che richiede tanto lavoro per cui io semplicemente continuerò a scrivere.

Io scrivo. La cosa più coraggiosa che io abbia fatto è una cosa chiamata festa della stampa, che è in effetti una cosa piuttosto coraggiosa, credetemi, perché vi fanno le stesse domande ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora. Ne ho fatte qualcosa come 48 in un giorno, di queste interviste, e veramente, non si inventano roba nuova. Perciò, c’è una specifica domanda che mi è stata rivolta quasi ogni volta che sono stato intervistato. Così, ho pensato questa sera, brevemente, di condividere con voi una domanda e alcune delle mie risposte. Perché, quando ti viene chiesto qualcosa 500 volte, cominci veramente a pensare alla risposta. Così ora, diventerò un reporter. Sarà magnifica, la trasformazione.

Allora, Joss, io, un reporter, vorrei sapere, perché scrivi sempre questi forti personaggi femminili?

Penso che sia per via di mia madre. Era veramente una donna straordinaria, di ispirazione, tosta, cool, sexy, divertente, e quello è il genere di donna di cui mi sono sempre circondato. Sono i miei amici, particolarmente mia moglie, che non solo è più intelligente e più forte di me, ma occasionalmente anche più alta. Ma, solo qualche volta, più alta. E, lo penso – torna tutto a mia madre.

Allora, perché scrivi questi forti personaggi femminili?

Per via di mio padre. Mio padre e il mio patrigno hanno avuto molto a che fare con questo, perché sopra ogni cosa davano valore all’ingegno e alla determinazione nelle donne con cui stavano. Ed erano fra i rari uomini che capivano che riconoscere il potere di qualcun altro non diminuisce il tuo. Quando ho ideato Buffy, volevo creare un’icona femminile, ma volevo anche essere molto attento nel circondarla di uomini che non solo non avessero problemi con l’idea di una leader donna, ma che fossero in effetti ingaggiati e attratti dall’idea. Questo è venuto da mio padre e dal mio patrigno – gli uomini che hanno creato quest’uomo che ha creato quegli uomini, se riuscite a seguire il discorso.   

Allora, perché crei questi, come si dice, le donne – sono in Europa ora, è molto, è internazionale – queste --- non so dove però – questi forti personaggi femminili?

Beh, perché queste storie danno forza alla gente, e l’ho sentito da parte di molte persone, e l’ho sentito io stesso, e non sono solo le donne, sono gli uomini, e penso che ci sia qualcosa di particolare in una protagonista donna che permette a un uomo di identificarsi con lei e questo apre qualcosa, che potrebbe… un aspetto di se stesso che potrebbe non essere in grado di esprimere, speranze e desideri… che potrebbe trovarsi a disagio ad esprimere attraverso una figura di identificazione maschile. Perciò credo che veramente si trasversale per entrambi e penso che aiuti le persone, sapete, in – in questo modo.

Allora, perché crei questi forti personaggi femminili?

Perché sono hot.

Ma, questi forti personaggi femminili...


Perché mi state proprio facendo questa domanda?! Questa è, per dire, l’intervista numero 50 di fila. Come è possibile che questa sia proprio una domanda? Onestamente, seriamente, perché la state… perché ve la siete scritta? Perché voi… Perché non chiedete ad altre centinaia di persone perché non scrivono forti personaggi femminili? Credo che non si dovrebbe sottolineare quello che sto facendo, men che meno onorarlo, e ci sono altre persone che lo stanno facendo. Ma, seriamente, questa domanda è assurda e dovete semplicemente smettere. 

Allora, perché scrivi questi forti personaggi femminili?

Perché l’eguaglianza non è un concetto. Non è qualcosa a cui dovremmo aspirare. È una necessità. L’eguaglianza è come la gravità, ne abbiamo bisogno per stare in piedi su questa terra come uomini e donne e la misoginia che c’è in ogni cultura non è una parte vera della condizione umana. È vita che non è bilanciata e questo sbilanciamento sta succhiando via qualcosa dall’animo di ogni uomo e donna che si vede ad affrontarlo. Abbiamo bisogno di uguaglianza, come dire, ora.

Allora, perché scrivi questi forti personaggi femminili?

Perché mi state facendo ancora quella domanda.

Grazie molte per avermi incluso questa sera.
Grazie a tutti.

domenica 6 marzo 2011

ACCIDENTALLY ON PURPOSE: flaccida e molto prevedibile



Accidentally on purpose (Accidentalmente di proposito), sottotitolata “Incinta per caso” in italiano, la nuova sit-com di Jenna Elfman (Dharma & Greg) in onda dal 9 marzo su FoxLife (ore 22.45) è davvero pietosa, piena di cliché e situazioni forzate. Si stenta ad arrivare alla fine del pilot. La trama ricorda un po’ Molto incinta.

Billie, una critica cinematografica, per dimenticare il suo boss (Grant Show) di cui è innamorata ma che non intende sposarsi, finisce al letto con un ragazzo più giovane di lei appena conosciuto in un bar e rimane incinta. Decide di tenere il bambino. Lo dice al futuro padre, Zack (Jon Foster), un cuoco in bolletta, che decide di starle vicino. Si trasferisce così a casa di lei, ma i letti sono separati. Letti… lui dorme sul pavimento. Nonostante una brava attrice e un solido cast di supporto, fra cui la sua amica Olivia (Ashley Jensen di Ugly Betty) e la sorella Abby (Lennon Parham), la sit-com è flaccida e molto prevedibile. Ideata da Claudia Lonow, è basata su un libro di Mary F. Pols.

martedì 1 marzo 2011

CFP di Ol3Media: l'estetica del cinecomics



Ol3Media, la rivista online di Cinema, Televisione e Media Studies del Master Cine&Tv, dell’ Università Roma Tre, cerca saggi per il prossimo numero, dedicato a “L’estetica del cinecomics: Cinema e Fumetto”. Di seguito trovate il testo del Call For Papers.



Il 2011 si appresta ad essere un anno caratterizzato dal cinema tratto dai fumetti con l’arrivo sullo schermo di nuovi eroi come Thor o Capitan America, con l’analisi delle origini di X-Men, con l’ormai comune utilizzo del 3D. Queste due forme di intrattenimento popolare hanno spesso condiviso la loro strada ma solo negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria invasione dei fumetti sul grande schermo anche di personaggi secondari.

Il prossimo numero di Ol3Media cerca brevi saggi che possano offrire spunti di riflessione e chiavi di lettura sull’argomento. Queste alcune possibili prospettive dalle quali analizzare il fenomeno:

l’estetica della messa in scena dei comics;
le interpretazioni autoriali del fumetti (Tim Burton, Sam Raimi, Christopher Nolan etc.);
la serializzazione verticale (saghe) ed orizzontale (spin-off);
le estetiche di DC Comics vs. Marvel;
l’elaborazione digitale delle immagini (Sin City, V per Vendetta, 300 etc.);
le produzioni non statunitensi (Asterix, Akira, Adèle etc.)
I casi Italiani (Paz!, Dylan Dog etc.)
Gli adattamenti non mainstream (Ghost World, Scott Pilgrim, Constantine etc.)
I fumetti meno conosciuti (Kick Ass, Tamara Drew, The Green Hornet, Green Lantern etc.)
Adattamenti tra mainstream e cult;
L’utilizzo del 3D nei recenti adattamenti;
Gli adattamenti televisivi (Walking Dead, Batman etc.).
Saranno adeguatamente valutate anche proposte che analizzino il fenomeno anche da altre prospettive.

I saggi scelti saranno pubblicati nel prossimo numero di Ol3Media on line verso la metà di Giugno 2011. Le proposte, unitamente ad una breve biografia dell’autore (5/6 righe), dovranno pervenire entro il 15 marzo 2011 mentre i saggi accettati dovranno essere terminati e inviati entro il 15 maggio per l’editing necessario. I saggi potranno essere in Italiano o Inglese e verranno pubblicati nella lingua di origine.

La lunghezza dei saggi dovrà essere tra le 2.000 e le 3.000 parole. Sono graditi
collegamenti ipertestuali ad altri siti, video, foto. Immagini jpg della grandezza massima di 200 kb possono essere inviate per l’inserimento nel saggio. Eventuali successive indicazioni saranno inviate agli autori dei saggi scelti.

Per informazioni e l’invio delle proposte:
ol3media@uniroma3.it o barbara.maio@uniroma3.it