Mi riesce difficile immaginare che qualcuno possa voler volontariamente seguire A ruota libera (Rai3, sabato), e se mai dovessi mostrare a una scolaresca, per ragioni educative, il nuovo programma di RaiEducational e del ministero dell’istruzione, mi sentirei in colpa di infliggerglielo.
La prima puntata era dedicata alle cinture di sicurezza, annessi e connessi. Si è cominciato con una patetica scenetta mal recitata dove due ragazze vengono intervistate rispetto ad una terza, loro amica, che per non aver preso le necessarie precauzioni di cui sopra è finita all’ospedale in coma, e quando si è risvegliata era sconvolta. Il tutto corredato da disegni dell’avvenuto. Morale della favola: bisogna sempre allacciarsi le cinture. Visto che nessuno ha mai visto un telegiornale in cui si riportava di incidenti del genere, sentito parlare amici e conoscenti, letto giornali o visto rappresentazioni cinematografiche e televisive di quanto esposto, quello offerto era proprio essenziale e innovativo come contributo.
Già meglio il tentativo si spiegare come funzionano i crash test realizzati con i manichini, le interviste ad adolescenti che rispondono a delle domande su questo argomento, bollati poi “promosso” o “bocciato” a seconda del tipo di risposta che danno, e la sottolineatura che in queste circostanze non è solo il corpo a farsi male.
In chiusura di puntata due micro-fiction finali poi, intitolate “Vita da vigile”, con protagonisti Graziano Scarabocchi, Katia Tomaselli e Max Vitale nel ruolo di due vigili urbani e un automobilista, mi hanno davvero spiazzata. Nelle vicende fermano uno che, prima ancora di conoscere la sua contravvenzione, comincia a fare apprezzamenti sull’avvenenza della vigilessa. Mi sono detta: che bene, almeno educano anche al fatto che non è appropriato fare avance a un pubblico ufficiale mentre svolge la propria funzione professionale E invece no, ingenua io che ho pensato che volessero riprendere e sanzionare almeno verbalmente un simile comportamento. Quello è passato indenne e inosservato come se fosse normale, e anzi lo hanno pure ripetuto, e il solo elemento per cui hanno ripreso l’automobilista è stata la questione delle cinture di sicurezza.
La prossima volta invece di far domandare al conduttore Gigi Garretta, se c’è per caso uno psicologo per manichini, visto che quello con lui è stato costretto a parlare per tutta la puntata era “depresso” (per la fine che gli tocca), che si degnino di consultarne uno per costruire in modo convincente il programma, che è meglio.
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