Non è troppo chiaro che programma Signorini volesse fare con La notte degli chef (Canale5, giovedì, prima serata): è mangiabile, ma non è né carne né pesce, non è cotto a dovere ed è un po’ insipido. Non basta uscirsene dicendo che in questa gara fra cuochi si scontreranno “all’ultimo colpo di mestolo”, che ne “capiteranno di tutti i sapori”, che se ne sentiranno “di cotte e di crude” e che si procederà fra “sapori e dissapori” per creare suspense. Ispirata a Top Chef, è stata sfornata come un misto un po’ scotto fra La prova del cuoco e Cuochi e Fiamme: tre squadre (arancione, verde e rossa) vedono altrettanti aspiranti cuochi scontrarsi nella realizzazione di primi, secondi e dessert, più una prova finale con ingredienti misteriosi che capitano a casaccio, con l’aiuto di uno sguattero VIP (la Canalis nella prima puntata, Gattuso ed Emanuele Filiberto), e sotto la guida di uno chef famoso - Davide Oldani, del ristorante D’O di Cornaredo (MI), Gennaro Esposito del ristorante Torre del Saracino (NA), e Fulvio Pierangelini, fondatore del ristorante Il Gambero Rosso.
È stato un format sprecato: per una volta non sarebbe stato “slongare la broda” diluirlo in più di tre puntate. Ci avrebbe permesso di conoscere i concorrenti e tenere per l’uno o per l’altro anche da un punto di vista personal-professionale, visto che noi i piatti non li assaggiamo. Le clip da reality, che mostrano agli aspiranti chef in accademia o parlare dal proprio punto di vista e appunto farsi conoscere, perdono così di senso. Al massimo si spreme qualche difficoltà di vita personale per effetto di compartecipazione quando i concorrenti stanno per essere eliminati, quando non serve più insomma.
Quale padrone del ristorante, Signorini invece di costruire la tensione non fa che smorzarla sdrammatizzando. E manda così due messaggi opposti contemporaneamente. Da un lato continua a ripete che i 9 che competono nella realizzazione di manicaretti per portarsi a casa 50.000 euro e uno stage nella cucina del cuoco della squadra di cui fanno parte, si giocano il proprio futuro, dall’altra se la ride gioioso e scherza come fosse ancora a “Kalispera”, un genere di atmosfera in cui dà il meglio di sè . La convivialità prevale sull’estro ai fornelli e sul cibo. Qui vera tensione per la gara non c’è. E non aiutano i giudici – il cuoco e conduttore Alessandro Borghese (il più adeguato di tutti nello svolgere il suo ruolo), la critica Camilla Baresani (che vorrebbe bacchettare i candidati per il piercing!) e Davide Rampello, presidente della Triennale di Milano (con una competenza in proposito che per me è un punto di domanda) - la cui opinione è ridotta all’osso, con troppe poche note tecniche e troppa paura forse di pestare i piedi agli chef famosi. La finale della prima puntata poi, con la Canalis scherzosamente mandata a lavare i piatti, è stata squallida, più che divertente, soprattutto in considerazione del fatto che aveva ricevuto in corso di via degli insulti che la volevano in quella direzione. Brava a prenderla con leggerezza. Nonostante le apparenze in conclusione, la sensazione è che regina sia la chiacchiera, non la cucina.
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