mercoledì 1 giugno 2011

ALIENS IN AMERICA: un divertente incontro di culture


Una madre (Amy Pietz di Caroline in the City), preoccupata per il benessere del figlio Justin, adolescente isolato, decide che potrebbe essere una buona idea accogliere in casa sua uno studente straniero in un programma di scambi culturali. La famiglia si aspetta un aitante giovanotto scandinavo, ma con sgomento ricevono lui: Raja (Adhir Kayan), un pakistano musulmano. Così esordisce la situation-comedy Aliens in America (Steel, ore 14.30 circa). Inizialmente i Tolchuk vorrebbero rispedire Raja “al mittente”, ma la sua gentilezza e le sue buone maniere conquistano tutti, in particolare proprio Justin (Dan Byrd). I due legano come fratelli, accomunati dalle sfide e gli imbarazzi dell’adolescenza.

É sempre rischioso fare dell’umorismo mettendo in campo razza e religione, ma Aliens in America riesce a farlo  con dolcezza e simpatia. Non sarà la commedia più brillante della storia, ma riesce a restare a galla più che dignitosamente, parlando di diversità, di conformismo, di aspettative.  Gran parte del merito va proprio ai ragazzi. Adhir Kalyan in particolare riesce a rendere multidimensionale e credibile il suo personaggio, salvandolo dal rischio di essere una mera macchietta o peggio uno stereotipo. É un ragazzo che canta fuori dal coro, “alieno” nel modo di vestire (indossa salwar kameez e kufi) e di comportarsi, ligio alle regole. Ingenuo talvolta, ma allo stesso tempo saggio. Consapevole dei possibili pregiudizi, di cui finiamo per ridere in modo complice. Dan Byrd ugualmente ha buona presa sull’altalenare del suo personaggio fra la gioia di avere un vero compagno e l’imbarazzo in cui si ritrova quando questo si comporta in modo socialmente bizzarro per come è abituato.

Linsay Shaw è Claire la sorella di Justin, giovane snob  che si vergogna del fratello. Il ruolo del padre, originariamente affidata ad un altro attore, è stata data a Scott Patterson (il Luke di “Una mamma per amica”). Non credevo che lo avrei mai detto, ma sono scontenta della decisione. Per contratto nel caso in cui non avessero continuato con la sua serie precedente, come è stato, aveva diritto a recitare per un certo numero di episodi un un’altra dello stesso network (la CW), ma non mi pare abbia azzeccato il personaggio che rende odiosamente assente, diversamente da Amy Pietz che coglie bene il suo da madre iperprotettiva. 

La sigla canta “Che cosa c’è di divertente in amore, pace e comprensione?”. Aliens in America, ideato da Moses Port e David Guarascio, ce lo ricorda senza prediche.

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