Avanti un altro, il nuovo quiz del preserale di Canale5 che ha debuttato lo scorso 5 settembre, funziona. La prima ragione è che è stato costruito in modo solido. Santucci e Bonolis, che oltre che conduttore è co-autore, sono riusciti in un impresa che sembra facile ma non lo è: hanno confezionato un quiz semplice, diretto, non troppo estraneo al già visto da disorientare e così alienare il pubblico, ma non troppo uguale al già visto da sembrare l’ennesima fotocopia.
Un concorrente si cimenta in una batteria di quattro domande a risposta binaria (o è una o è l’altra fra due opzioni insomma) e deve rispondere correttamente almeno a tre. Se non riesce, viene eliminato e avanti un altro. Se riesce, può pescare da un’urna una provetta che indica la somma che potenzialmente può vincere. Può continuare con un’altra batteria di domande per inalzare il montepremi, o può decidere di fermarsi lì e viene così accompagnato al trono del potenziale campione, e in quel caso pure avanti un altro. Verrà scalzato dalla sua posizione solo se il concorrente successivo riesce nella pescata a raggiungere una somma più alta della sua.
Chi è seduto sul trono per quando la puntata si avvia a conclusione ha la possibilità di portare effettivamente a casa la somma che ha pescato (più altri 100.000 euro messi dal programma) se riesce a rispondere in 150 secondi a 21 domande. La difficoltà del gioco (che imbroglia facilmente), e il punto di forza e originalità dello show, è che la risposta da dare è quella sbagliata. Ad esempio, la domanda può essere “Qual è il gatto? Tom o Jerry?” La risposta da dare (sbagliata) è Jerry. Rivolte a raffica fanno lo sgambetto al giocatore che se sbaglia deve ricominciare da capo tutte e 21 le risposte, e vince la somma che gli rimane alla fine. Ci sono altre regole minori di quante non ne riveli la mia descrizione, ma la formula è più facile a vedersi che a spiegarsi.
Tutto poi prende quota con la solita vitale presentazione di Bonolis, che soffre e lotta, si scalmana e suda, compartecipa ed è presente “anima e core”, tanto che, finché non esagera, gli perdoni una certa ilare condiscendenza verso “popolino e casi umani”, che è un po’ una sua nota distintiva, e il fatto di essersi portato dietro Laurenti, un suo portafortuna si direbbe, ma superfluo qui.
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