Lilit – in un mondo migliore (Rai3, domenica, ore 23.35) ha come intento programmatico quello di scoprire e approfondire le varie sfaccettature del femminile, riflettendo sulle stesse categorie di maschile e femminile. Nel far questo si presenta con una doppia anima, una di serioso talk show, l’altra di varietà comico. La prima è riuscita, la seconda molto meno.
In una recente puntata Gad Lerner, ad esempio, ha riflettuto su come l’immagine stereotipata della donna abbia costruito un maschile finto-obbligatorio che fa sì che, se desideri qualcosa che non corrisponde ai canoni, tu venga tacciato come pappa molla o furbo. Interrogato se le donne sarebbero in grado in questo momento storico di imporre un modello femminile, in campo di politica tanto per indicarne uno, suggerisce di fare la prova. Si è intervistata Vittoria, un transessuale a cui si è chiesto di raccontare la propria ricerca della femminilità e si è domandato se un eccesso in questa direzione non rischi di distruggerla (no, è stata la risposta). Si è chiuso con una citazione letta dalla scrittrice Igiaba Scego che raccontava dell’infibulazione della madre quando aveva otto anni. Daniele Bossari, che è una presenza fissa in una sua postazione tecnologica, ha presentato gli androidi e i ginoidi e il progetto Lifenaut, e ha posto interrogativi sull’identità di ciascuno in questi termini. Si sono affrontati insomma argomenti seri in modo serio, anche se non serioso.
La parte umoristica affidata ad Antonio Cornacchione, che cerca di restituire un uomo ruspante che non esiste più, e a Cristina Bugatty, che diventa maestra di esempi femminili oggi rifiutati se esclusivi, non riescono o riescono solo in parte in quello che sembra vogliano fare, ovvero esagerare questi modelli per sovvertirli mostrandone in qualche modo il ridicolo che c’è in essi. Cornacchione che si ribella alla femminizzazione del maschio che dovrebbe rifiutarsi di andare nei centri commerciali perché il suo posto è nella natura selvaggia, fra le cacche di vacca, fa ridere. Mentre gioca a scacchi da solo, o meglio con il suo lato femminile, e dichiara che vince lui perché la sua controparte è troppo emotiva, ci mette 20 anni a decidere e poi comunque quando prende una decisione sbaglia, per certi versi costruisce una buona battuta, ma allo stesso tempo non riesce a farlo in modo sufficientemente forte da non perpetrare questa odiosa idea, con il risultato di ferire anche. Lo stesso la Bugatty, nella sua versione di donna che fa i mestieri e insegna a stirare, dando le istruzioni in una versione che evidentemente è leggibile in modo forte come un doppio senso sessuale, ho visto quello che ha cercato di fare e glielo riconosco, ma non mi ha convinto, né mi ha fatto ridere più di tanto.
In entrambe le anime dello show ci vedo anche un piglio intellettuale, che non vuole comunque dichiarasi tale o che vuole mascherarsi, per paura di alienarsi il pubblico. Presentato con brio da Debora Villa, il programma deve il suo nome alla figura di Lilith che secondo la leggenda è stata la prima donna creata da Dio. Stancatasi del Paradiso si ribellò e se ne andò e fu per questo esililata nel regno delle ombre e, in seguito, dalla costola di Adamo Dio creò Eva. Poiché il personaggio ha una connotazione negativa di strega, e qui la si vuole positiva e sorridente e senza rivendicazioni che la facciano percepire come ostile, perde l’acca del suo nome e viene rappresentata come una sorta di Venere di Botticelli che incontra Medusa.
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