Come gli abiti che indossano le protagoniste, è un po’ pacchiana GCB la nuova serie in onda sull’americana ABC dallo scorso 4 marzo. Se fosse più sottile sarebbe molto più godibile. Il titolo, è risaputo, doveva essere “Good Christian Bitches”, che potremmo rendere con “Buone Cristiane Stronze” o con "Brave Stronze Cristiane", come il titolo del libro di Kim Gatlin da cui è tratto. Qualcuno però aveva storto un po’ il naso per quel “bitches”, e il titolo della serie ideata da Robert Harling era diventato “Good Christian Belles”, dove le “belles” sono tradizionalmente le belle donne del sud degli USA. Quello poi però suonava come un ripiego e non era abbastanza graffiante e così si è optato per GCB, e ognuno pensa alla sigla nel modo in cui più gli aggrada.
Amanda Vaughn (Leslie Bibb, Kings) al liceo era una ragazza “cattiva” che tormentava le compagne di scuola. Ora, adulta, perde il marito - l’attore Greg Vaughn, che i fan di General Hospital conoscono per essere stato il terzo Lucky e che evidentemente ha lasciato in eredità alla serie il suo vero cognome, per così dire. Per un pompino fattogli mentre guidava, l’uomo ha perso il controllo del volante e ha fatto precipitare la sua auto giù per una scarpata. Amanda, giovane vedova con due figli e sul lastrico, giura che mai tornerà al suo paese d’origine, e a vivere con sua madre, Gigi (Annie Potts). Sono le ultime parole famose. Tornata a Dallas, incontra le vecchie compagne di scuola, ora donne timorate di Dio, ma decise non di meno a renderle la pariglia. Sono: Carlene Cockburn (Kristin Chenoweth, Pushing Dasies, Glee), queen bee della situazione, ovvero l’ape regina della cricca femminile, o queen bitch, come si scherza in proposito, sposata con Ripp (David James Elliott, JAG); Sharon Peachman (Jennifer Aspen), un tempo gran bellezza, ma ora insicura per il suo peso a yo-yo; Cricket Caruth-Reilly (Miriam Shor, Swingtown), il cui marito Blake (Mark Deklin, The Ex List) è segretamente gay; e Heather Cruz (Marisol Nichols, The Gates, 24), agente immobiliare.
Vanitose, venali e vendicative, le donne in questione non perdono occasione per fare gossip, malignare e punzecchiare la loro nuova vittima, magari usando i passi della Bibbia per farlo, sempre formalmente impeccabili e sempre presenti in chiesa. Sono scoppiata in una fragorosa risata quando nel pilot, chiamata ad accogliere nel comunità Amanda, Carlene, che canta nel coro, si è alzata e le ha dato il benvenuto ricordando alla congregazione tutta che loro devono sempre tenere a mente che l’umiliazione del peccato, la degradazione e la mancanza di decenza morale non stava a loro giudicarle. Le parole apparentemente impeccabili non erano che una lista di insulti alla nuova arrivata. In quella scena c’è tutto lo spirito della serie.
Come critica social-religiosa è azzeccata perché mostra come, a volerlo, le parole della Bibbia possono essere utilizzate e deformate piegandosi a qualunque intenzione, e consumare i banchi della chiesa a forza di stare a pregarci su o sfogliare di continuo la Bibbia, non è certo garanzia di moralità o comportamento corretto. GCB lo dice facendoci fare su due risate, e la lezione del momento scritta, come è tradizione negli USA, con una citazione o un motto fuori dalla chiesa (ad esempio “Raccogli ciò che semini”) sono un esilarante commento a ciò che avviene. La serie, però, almeno in partenza, ci prova troppo. Grida. E per questo è un po’ fastidiosa. Se reggerà a lungo termine o meno dipenderà proprio da questo, dal tono. Per ora è eccessivo.
le prime 2 puntate mi hanno divertito. è un po' kitsch, però considerando che è una comedy ci può stare. spero solo che mantenga questi ritmi e non annoi dopo pochi episodi...
RispondiEliminaAnch’io fin’ora ne ho viste due. Qualche altra puntata la guarderò di certo, ma dubito seguirò la serie. Mi pare un po’ troppo “crassa” per i miei gusti.
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