venerdì 23 marzo 2012

TRUE BLOOD: la terza stagione


Dopo una potente seconda stagione, molto metaforica (specie in direzione della critica social-religiosa) e politica, mi ha deluso la terza stagione di True Blood.
In questo arco assistiamo a un forte arricchimento della mitologia: l’introduzione del re del Mississippi Russell Edgington (Denis O’Hare), e del suo consorte degli ultimi 700 anni Talbot (Theo Alexander), e della regina della Louisiana Sophie Anne (Evan Rachel Wood); la presenza in modo più massiccio dei licantropi, in particolare di Alcide (Joe Manganiello), assegnato da Eric per proteggere Sookie; l’allargamento della presenza dei mutaforma, con l’introduzione di Tommy (Marshall Allman), il fratello di Sam, e di Crystal (Lindsay Pulsipher), una donna di cui si innamora Jason, e il degrado umano a cui è accompagnata; la luce del mondo delle fate, credute estinte per colpa dei vampiri, con la scoperta del segreto sull’identità di Sookie e dei poteri del suo sangue; la rivelazione che Jesus (Kevin Alejandro), il boyfriend di Lafayette, è un brujo, una strega, e che Holly, una delle cameriere da Merlotte’s è una Wicca.
La serie si fa serie più sessualizzata (anche se in fondo la rappresentazione del sesso è ancora contenuta) e, ragione che me l’ha fatta piacere di meno, decisamente molto più violenta - Lorena (Mariana Klaveno) che tortura ferocemente Bill (3.06), o Tara che fracassa il cranio di Franklin (James Frain), in una scena (3.06) che ho trovato particolarmente disturbante  -  e splatter – una per tutte la puntata 3.07, in cui Sookie impala Lorena il cui corpo trasformato in sangue si liquefa su Bill, e in cui viene tagliata la testa al Magister (Zeljko Ivanek). Comune è anche l’associazione sesso-violenza, si pensi alla citatissima scena di sesso fra Bill e Lorena in cui lui le torce il collo (3.03), o all’intera relazione fra Tara e Franklin che appropriatamente è stata esplicitata in termini di stupro e di rapporto vittima-carnefice psicopatico. Richiami a bondage e sado-masochismo si sprecano. Certo, è parte dell’estetica del programma, che da sempre ha puntato sul gore, e come tale la prendo, ma non posso dire di apprezzarla. Mi fa pensare che ci sia troppo l’influsso non dico degli snuff movie, ma della recente moda di horror che mescolano sesso e tortura sicuramente.
Da questa stagione sono anche molto più accentuati i toni omoerotici, cosa questa che invece non mi dispiace: dalla relazione fra Lafayette e Jesus, ai reali consorti, al sogno erotico di Sam su Bill, a Eric che flirta con Russell, alla regina che tiene a sua disposizione un’umana.
Tanti i temi della stagione: la legge (chi è l’autorità, chi l’ha definita tale? Conta solo la legge di natura, la sopravvivenza del più forte?); vendetta e perdono (con Eric e le vicende familiari, ad esempio); il passato; l’attrazione e la capacità di resistervi o meno (Bill, Jessica)…

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