La gravidanza di Kate Middleton ha ricevuto una copertura mediatica
senza pari e un po’ è anche ragionevole: è gossip leggero e senza cattiveria; quando
è scoppiata la notizia si era in clima di feste di Natale e in quel contesto una
previsione di nascita attira sempre di più; con la crisi che c’è, costituisce
una distrazione. Quest’ultima ragione è un buon motivo per lamentarsene, di per
sé, e più di qualcuno dopo un po’ ha fatto risuonare qualche “chissenefrega,
ora basta”.
Il buono, inaspettato di questa storia mandata per un po’ ad nauseam, è che ha fatto parlare per
la prima volta di una condizione rara nota come iperemesi gravidica, che non
sono le nausee mattutine, e per chi ne è colpito in modo grave può far
diventare i nove mesi un vero incubo. E per questa funzione medico sociale c’è
davvero da rallegrarsi che ne parlino.
Ho l’esperienza di mia madre, ormai settantenne, che ha partorito più di
quarant’anni fa. Non ha mai saputo di che cosa soffriva. Per la prima
gravidanza, per avere me, è stata
ospedalizzata 6 mesi, per la seconda, per avere mia sorella, 5 mesi. Ha avuto
gestazioni da incubo, nessun medico le ha mai saputo dire che cosa avesse, anzi
erano tutti preoccupati e un po’ la studiavano, ma nonostante ci siano stati
anche numerosi consulti con altri luminari rispetto ai medici che la curavano, non
si è mai giunti a nessuna spiegazione, e in passato è anche stata ridicolizzata
come qualcuno che faceva tante lagne per niente. I sintomi c’erano tutti, ma
non il nome della malattia: ci è voluta la duchessa di Cambridge, oltre 40 anni
dopo, per scoprirlo.
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