Kidding (dell’americana Showtime), che in italiano (su Sky Atlantic)
ha preso il sottotitolo de “Il fantastico mondo di Mr Pickles”, mostra un Jim
Carrey, che interpreta il protagonista principale, in quello che è il suo
aspetto drammatico migliore: vulnerabile, amabile, addolorato, ingenuo.
Jeff Piccirillo (Jim
Carrey) è il presentatore di un programma televisivo per bambini in cui
interagisce con pupazzi animati, il “Mr Pickles’ Puppet Time”, di grande
successo: è adorato dal pubblico ed è un impero multimilionario. Lui, come il
suo alter-ego televisivo, Mr Pickles – pickle
significa “cetriolino sottaceto” in inglese – è un grande propugnatore di buoni
sentimenti, fare la cosa giusta, comportarsi bene, con generosità e gentilezza.
Jeff è nella vita reale quello che vende nella finzione dello schermo. Ora però
è in crisi: aveva due figli, Will e Phil (Cole Allen), gemelli, e uno dei due è
morto in un incidente d’auto un anno prima e lui è ancora in lutto, inoltre è
ancora innamorato della sua ex-moglie, Jil (Judy Greer), un’infermiera che si
sta rifacendo una vita con un altro uomo. Sebastian Piccirillo (Frank
Langella), suo padre, ma anche produttore esecutivo dello show, è preoccupato
tanto per lui personalmente, quanto per la sorte del programma se Jeff continua
a comportarsi in modo strano, per quella che è un’impresa di famiglia, visto
che la sorella di Jeff, Deidre (Catherine Keener), pure ci lavora, realizzando
i vari pupazzi. Lei stessa sul fronte di casa non ha una vita facile: la
figlia Maddy (Juliet Morris) vede il padre in una situazione sessuale
compromettente con un’altra persona e comincia ad averne conseguenze nel
comportamento.
Il cuore di questa serie
ideata da Dave Holstein consiste nella distruzione di un uomo buono: cerca di
essere sempre al suo meglio, ma la vita gli riserva cocenti batoste. Nonostante le ammaccature, prova a rispondere
ugualmente agli eventi con gentilezza – paga perfino le spese dell’uomo che ha
ucciso suo figlio -, ma la verità è che dentro di lui si formano pensieri e
sentimenti negativi e distruttivi, causati dall’infelicità e dalla rabbia. Non
siamo in una storia di supereroi in cui assistiamo alla genesi di un supervillain, ma di fronte a un uomo
comune, reale. E un uomo a cui il mondo guarda come a un faro per come bisogna
comportarsi per essere brave persone e per essere felici, cose che si crede
debbano coincidere, compito che sente come una responsabilità.
Un concetto ricorrente
nelle puntate, espresso attraverso il programma per bambini - in cui Jeff vorrebbe poter parlare di morte,
ma dove glielo impediscono per timore di alienare il pubblico dei più piccini
-, è che “ogni dolore ha bisogno di un nome”. È importante saper
descrivere i propri sentimenti per saperli elaborare e gestire. È
legittimo avere un lato oscuro e ammettere di averlo, è umano. Fingere di non
avere sentimenti negativi è una finzione distruttiva, e verso l’autodistruzione
va infatti, tristemente, il protagonista. Nella season finale ha un tracollo da cui sarà difficile farlo uscire.
Che cosa ci renda umani
è un’altra idea reiterata. Jeff viene anche deriso o ignorato o attaccato per
il suo essere educato. In più modi gli viene detto che non viene visto realmente
come un uomo e lui insiste sul fatto che lo è, solo che è un tipo diverso di
uomo. Anche se non è solo in un’unica modalità che viene affrontato questo
argomento, un modo importante in cui viene fatto è attraverso il sesso. Di
fronte a chi lo vede come un essere asessuato o comunque asessuale, lui
ribadisce che invece è un uomo con dei desideri carnali, e non è questo a
renderlo meno una brava persona. La serie, che riprende questo tema anche con
il figlio del Mr Pickle giapponese (a coloro che lavorano al programma nel Sol
Levante viene richiesto il voto di castità), mostra scene di sesso piuttosto
esplicite e niente affatto puritane. Essere maschi veri non significa essere
cafoni: un bel concetto da far passare.
Ci si sofferma tanto sul
dolore: anche attraverso la figura di una donna malata di cancro con cui Jeff
intesse una relazione, o con quella di un fan nel braccio della morte (1.08) che
richiede la sua presenza al momento della sua esecuzione (in una toccante,
commovente puntata contro la pena di morte come raramente se ne vedono).
Alla fine dei conti il
programma, dolente e dolce, crede del kintsugi, un concetto che nella
diegesi (1.07) entra in modo esplicito dando una evidente chiave di lettura alla serie intera. Alle 10 puntate della prima
stagione ne farà seguito una confermata seconda.