Il 16 dicembre su Joi ha debuttato una delle serie familiari più riuscite degli ultimi anni. Si tratta di Parenthood (“Essere genitori”, potremmo tradurlo, giovedì ore 21.00), tratta dall’omonimo film con Steve Martin del 1989 (diventato in italiano “Parenti, amici e tanti guai”) da cui già in passato era stata tratta una serie televisiva di scarso successo. Protagonisti sono tre generazioni di Braverman, ovvero una coppia anziana, Zeek (Craig T. Nelson) e Camille (Bonnie Badelia), con 4 figli adulti a loro volta padri e madri di famiglia. Adam (Peter Krause di Six Feet Under), è sposato con Kristina (Monica Potter) da cui ha Haddie (Sarah Ramos di American Dreams), una figlia adolescente, e Max, un bimbo di 8 anni a cui viene diagnosticata la sindrome di Asperger, una forma di autismo. Si tratta di una delle storie forti di questo telefilm, basata sulla vera storia di famiglia di uno degli autori. Sarah - Lauren Graham di Gilmore Girls, che ha sostituito Maura Tierney che ha dovuto rinunciare al ruolo per via di un cancro al seno, dopo che il semplice posticipo del debutto della serie non era stato sufficiente – che dopo il divorzio, per difficoltà finanziarie si torna a trasferire da suoi insieme ai suoi due figli adolescenti, Amber (Mae Whitman) e Drew (Miles Heizer). Crosby (Dax Shepard), trentaduenne che vive senza pensieri di legami, finché nella sua vita non irrompe una vecchia fiamma che gli dice di aver avuto un figlio da lui, Jabbar (Tyree Brown). Julia (Erika Christensen), avvocatessa in carriera, con un marito casalingo che si occupa della loro figlioletta di 5 anni, Sidney (Savannah Paige Rae). Dal pilot, che un po’ delude, non si direbbe, ma questo telefilm ideato da Jason Katins (Friday Night Lights), con la bella sigla di apertura di Bob Dylan “Forever young” nella versione originale, si apprezza gradualmente: ha cuore, cervello e relazioni vere, via via più complesse e ricche di sfumature, con cui si riesce a identificarsi e raffrontarsi.
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