È una favola per adulti Pushing Daisies (lunedì, La5, ore 21.10). Romantica. Ideata da Bryan Fuller (Dead Like Me, Wanderfalls), è perfino narrata come nelle favole da una voce fuori campo, che nell’originale appartiene a Jim Dale, responsabile della lettura degli audiolibri di Harry Potter. Dalla premessa sembra incredibile l’adorazione di tutta la critica, me compresa, giustificata solo dalla visione effettiva.
Il giovane Ned (Field Cate) scopre di avere un dono. Tocca una persona morta e questa torna in vita. Se la ritocca però, questa muore di nuovo. Non solo, se non la ritocca entro un minuto da quando l’ha riportata in vita, qualcun altro è destinato a cadere al posto di chi è resuscitato. Da adulto Ned (Lee Pace), il pasticcere (the pie maker, originale), prepara torte in un locale, The Pie Hole, dal tetto fatto come se fosse una crosta di pasta frolla e i lampadari a forma di ciliegia. Sfruttando la sua abilità, aiuta un investigatore privato, Emerson Cod (Chi McBride) a risolvere i crimini. Un giorno però la morta in cui si imbatte è Chuck (Anna Friel), la ragazzina ora donna di cui era innamorato fin da bambino. Come un principe azzurro la risveglia, ma non ha il coraggio di lasciarla scomparire di nuovo dalla sua vita. Si amano, ma non possono toccarsi. Mai. Questa è la loro condanna, mentre Vivian (Ellen Greene) e Lily (Swoosie Kurtz), le asociali ex-nuotatrici-vestite-da-sirene zie di Chuck la piangono, e la cameriera della pasticceria Olive Snook (Kirstin Chenoweth) si strugge d’amore per Ned.
È bizzarro il punto di partenza di questo telefilm, e ancora più bizzarre sono le sue storie e le sue immagini fiabesche, fatte di colori saturi - e un look fra Il favoloso mondo di Amélie e i film di Tim Burton, ma il New Yorker (del 12 novembre 2007) cita come progenitori anche Twin Peaks, La piccola bottega degli orrori, Roald Dahl, e i vecchi cartoni della Warner Bros -, l’assenza di cinismo (che rende ancor più gustosa l’aria di indispettita sopportazione di Emerson), l’ossessione per i cinque sensi (il toccare in primo luogo, ovviamente), la passione per i fiori e il cibo, le riflessioni sui limiti dell’amore, la vita e la reclusione, la morte… Tutto color e sapor confetto.. Bisogna amare la TV per apprezzare questa girandola magica in bilico fra l’esistenziale e il quotidiano che lascia sbalorditi e con la bocca aperta, o forse no. Forse però un dolce così non è per il palato di tutti. Il titolo deriva dall’espressione idiomatica “to push up the daisies” (spingere su le margherite) che in inglese significa essere morti, essere fertilizzante per i fiori che crescono sulla propria tomba.
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