Martin Scorsese ne ha fatto la regia del pilot (e per questo ha appena vinto un Directors Guild of America Award) ed è uno dei produttori esecutivi: è questa la prima cosa che tutti dicono di Boardwalk Empire, perché è un nome pesante del cinema (seccante che per questo il satellite lo dia su SkyCinema, defraudando ingiustamente chi ha un abbonamento per le sole serie TV a cui il programma appartiene di diritto). È la prima volta che lavora in un progetto televisivo, se si esclude The Blues una serie di film documentaristici di cui è stato in quel caso solo produttore esecutivo. Con un telefilm “è grandioso. Puoi vedere che cosa succede ai personaggi dopo che il film è finito” pare abbia commentato, quasi con sorpresa, un giorno al telefono, all’ideatore del telefilm Terence Winters. Questi invece è uno che di TV se ne intende proprio essendo uscito dalla scuderia de I Soprano, insieme a molti dei registi che si alternano in questa serie targata HBO ambientata negli anni ’20 – e Scorsese deliziosamente apre e chiude su un punto focale che si allarga e restringe come facevano le pellicole d’epoca - come Alan Taylor, Allen Coulter o Tim Van Patten. Se critiche negative ci sono state anzi, è proprio per il confronto con le suddette vicende mafiose di cui si sente l’eco.
Siamo ad Atlantic City: la prima guerra mondiale è da poco terminata; le donne non hanno ancora diritto di voto, ma stanno per averlo; comincia il proibizionismo (qui uno dei temi portanti – scherzosamente nel pilot si porta in giro anche una bottiglia come se fosse a un funerale). In città, in un’epoca in cui si incrociano i nomi di Lucky Luciano e Al Capone (qui per ora ancora dei pesci piccoli), spadroneggia Enoch “Nucky” Thompson, un personaggio realmente esistito, ma qui liberamente rivisitato in una sottile interpretazione di Steve Buscemi. Politica, gioco d’azzardo, alcool illegale, prostituzione, crimine organizzato… la città è in fermento. Il primo impatto è che non ci sia davvero nulla che non si sia già visto altrove, al di là della confezione vintage (di cui si finisce per essere fin troppo consapevoli, per qualcuno, ma non per me), la serie prende quota proprio nelle storie di personaggi come Jimmy (Michael Pitt, Dawson’s Creek, The Dreamers al cinema) o Margaret (Kelly McDonald).
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