Nella sigla c’è tutto il senso di Episodes, la sit-com di Showtime ideata da Matt Crane (Friends) e Jeffrey Klarik (The Class), anche produttori esecutivi: un copione appoggiato su una scrivania prende il volo, come fosse un uccello dalle pagine di carta, e dall’Inghilterra fa rotta verso gli Stati Uniti. Passa oceani e canyon per arrivare ad Hollywood, dove un fucile lo impallina e lo fa spaginare e cadere a terra sforacchiato. È l’immagine perfetta di una esilarante commedia che narra di due sceneggiatori comici inglesi di successo, Sean (Stephen Mangan) e Beverly Lincoln (Tamsin Greig), che vengono approcciati dal presidente dell’American television network, Merc Lapidus (John Pankow), per fare un remake a stelle e strisce del loro programma, “Lyman’s Boys”, che ha come protagonista il direttore di un collegio di una scuola elitaria (Richard Griffiths) innamorato di una bibliotecaria lesbica. Sean e Beverly sono entusiasti, ma vedono la propria creatura andare al macello inesorabilmente, ineluttabilmente e sistematicamente, piccola ammaccatura dopo piccola ammaccatura, diventando irriconoscibile e molto meno intelligente. Non è un caso che protagonista della versione USA della loro serie venga scelto Matt LeBlanc – nel ruolo di se stesso – che in Friends, del gruppo, non era proprio la lampadina più luminosa, come direbbero in inglese. Un applauso a LeBlanc che ha saputo giocare con ironia sulla sua immagine di “tontolone” e che finalmente ha trovato un progetto comico degno della sua spesso sottovalutata bravura. Il direttore della scuola diventa un allenatore nella sitcom “Puck’s!”, innamorato di una procace bibliotecaria con cui prima o poi ci si aspetta finirà a letto.
Episodes è divertente e graffiante, soprattutto nel ritratto dell’establishment di Hollywood: Merc, il grande capo che giura amore eterno a un programma quando nemmeno lo ha visto perché “non è uno che guarda molto la TV”, abbraccia tutti e lascia che siano i suoi sottoposti a fare il vero lavoro; il capo in seconda del network, Carol Rance (Kathleen Rose Perkins), in quello che è probabilmente il personaggio più riuscito, che riesce a dire una cosa e il suo opposto contemporaneamente, e sembra essere guidata dall’idea che tutto è perfetto e funziona bene a tutti vano d’accordo e si arrampica sugli specchi per riconciliare la realtà alla finzione; Myra (Daisy Haggard), a capo della sezione per lo sviluppo delle commedie, che non sembra capire una battuta; Andy Button (Joseph May), direttore del casting; Morning Randolph (Mircea Monroe), l’attrice bellissima che è sulla piazza da sempre e che non si sa bene che età abbia. Tutti sorridono, sempre, con sorrisi falsi, e Sean e Beverly, pesci fuor d’acqua, non riescono a capacitarsi di quel che accade attorno a loro.
Si ride e di gusto, anche su argomenti che non immagineresti sarebbero disposti a prendere come oggetto di comicità (la cecità, lo stupro, le presunte dimensioni gigantesche del pene di LeBlanc). Esilarantemente senza pietà e dolorosamente satirica. Solo 7 le puntate della prima stagione, di cui ne sono già andate in onda 6. Già non vedo l’ora per una nuova stagione.
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