venerdì 3 febbraio 2012

In TRUSADH il primo documentario TV sulla CFS/ME


Trusadh (che significa “raccogliere, mettere insieme”)  è una serie documentaristica in lingua gaelico-scozzese, che va in onda su BBC Alba dal 2008. Ora nella sua quarta stagione, ha appena dedicato una puntata alla Encefalomielite Mialgica / Sindrome da Fatica Cronica (ME/CFS) intitolata ME: An Sgìths Nimheil-ME: the Toxic Tiredness ovvero “ME: la stanchezza tossica”, una vera primizia.
Ci sono stati altri documentari sulla CFS/ME nel tempo: Living Hell, I Remember Me, Invisible, Voices from the Shadows, e in produzione c’è What about Me?. Nessuno di questi però è mai passato in televisione (o al cinema, se si esclude qualche festival). Quello che rende perciò importante questo documentario è in primo luogo il fatto che c’è. Che mi risulti è in assoluto il primo su questo argomento in televisione. Era ora.
In TV, in Italia sicuramente, quando si parla di questa debilitante malattia, difficilmente viene concesso più di qualche minuto risicato, in cui a mala pena si riescono il più delle volte ad elencare i sintomi. Al massimo si riesce ad avere qualche sporadica intervista ai pazienti – e dico ai pazienti, ma metà di quelle che sono andate in onda sono probabilmente quelle fatte a me. Troppo poco.
In questo documentario si dà voce e volto a 5 malati, intersecando le loro storie. Emergono attraverso le loro parole le tematiche principali e un quadro generale realistico della malattia. Nessuno degli intervistati è a uno stadio grave a questo punto, nessuno è perennemente allettato ma, come è stato osservato, è difficile trovare pazienti che in quelle condizioni si facciano intervistare: troppo problematico da reggere. Mi immagino peraltro queste stesse persone come saranno state ridotte il giorno dopo, in piena spossatezza neuro-immunitaria post-sforzo. Un medico, il dottor Sheperd, lui stesso malato, fornisce le essenziali osservazioni mediche. E a fine puntata viene annunciata una seconda parte/puntata (non disponibile qui, né caricata su YouTube per cui non l’ho vista) in cui a parlare sono proprio i medici.
Stilisticamente il documentario non presenta grandi novità (se si esclude qualche ripresa dei pazienti in movimento quasi “spettrale” – cosa che dà un buon senso di “disorientamento”), ma non importa, anzi è bene così. Per una malattia che ha bisogno di essere trattata in maniera seria credo che la rappresentazione più classica e tradizionale che esiste sia la migliore in questo momento. La sola cosa di cui semmai mi rammarico è che non ci sia nessun momento di vero impatto emotivo che lasci l’impronta della tragedia. Ma sono sottigliezze, in questo momento. Non solo gioisco di questo documentario - trovate sotto la prima delle due parti/puntate, spezzata nei vari pezzi caricati su YouTube-, ma mi sento di ringraziare Trusadh e BBC Alba per un lavoro di cui si sentiva la necessità.   








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