Attenzione SPOILER. La
terza stagione di Downton Abbey, che
si mantiene sempre una serie di gran classe, si apre con la fine della prima guerra
mondiale e la necessità di guardare il mondo con occhi nuovi e valutare se le
decisioni prese in passato e i valori a cui facevano riferimento hanno ancora
rilevanza, e con un grande tracollo economico finanziario che colpisce la
tenuta che rischia di andare persa per una azzardata manovra di Lord Grantham. Le
perdite umane, durante la Guerra sono state molte. Come ricorda il libro The Chronicles of Downton Abbey, “uno su
cinque aristocratici che sono andati in guerra è morto – una proporzione molto
più alta di ogni altro gruppo. (Attraverso il resto delle forze britanniche la ratio era di uno su otto)” (p. 26). E c’era
una certa difficoltà e cambiamenti: le tasse erano alte, c’era penuria di
alloggi, i negozi erano costosi. “Molti erano proni ad una sorta di
depressione, di prolungata insoddisfazione, che veniva chiamata ‘le cafard’”.
Il grande tema portante
di tutta la stagione è proprio quello del cambiamento vs. la tradizione,
l’adattamento vs. l’estinzione. E lo si può notare su più livelli narrativi, e
tanto nei piani alti quanto in quelli bassi: la reticenza al cambiamento di
Lord Grantham contro le iniziative di gestione del genero Matthew; o
l’immobilismo inglese di, ancora, Lord Grantham e Lady Mary, contro la capacità
di adattamento americana di Cora e Mrs Isidore Levinson (la madre di Cora, che
arriva in visita, interpretata da Shirley MacLaine); il vecchio ordine sociale
accettato senza riserve da Carson contro il pragmatismo e la capacità di
accettare le innovazioni di Mrs Hugues (si compra un tostapane elettrico); il
medico che suggerisce il parto naturale contro quello che propone il cesareo di
fronte a un problema di eclampsia…
Altro tema forte è la
vita difficile di chiunque faccia delle scelte non conformi alle regole o non
abbia il supporto di una famiglia di riferimento: Thomas che rischia di essere
cacciato e arrestato perché, gay, ha fatto un’avance al nuovo arrivato Jimmy
Kent; Ethel, costretta a prostituirsi e a rinunciare al figlio, prima
dell’aiuto di Isobel Crawley; la signora Hughes che, timorosa di aver contratto
il cancro, si commuove dell’aiuto offertole da Cora…
Questa stagione inizia e
finisce in modo forte, ma ha alcune debolezze narrative centrali. C’è qualche
colpo di scena che è troppo “telefonato”, come si dice in gergo, ovvero si capisce
troppo presto dove si andrà a parare (Lady Edith lasciata all’altare, la morte
di parto di Lady Sybill). La finalissima, in Inghilterra speciale di Natale di
quasi un’ora e mezza, a un anno di distanza degli episodi precedenti, è stato
impeccabile, ed è terminato con il più classico degli stratagemmi delle soap,
usato per la seconda volta questa stagione: nascita e morte nello stesso
episodio.
Lo stile diventa più
informale. Il taglio di capelli si fa corto, cipria e rossetto cominciano ad
essere accettabili non solo per le prostitute, le linee degli abiti sono più
semplici, con grande attenzione alla qualità delle stoffe e dei dettagli. Il
programma ha dato alle tre sorelle in particolare a ciascuno la propria palette
di colori ha rivelato la costumista Caroline McCall: all’incarnito color
alabastro di Lady Mary si adattano i blu e bordeaux; il look pratico di Lady Edith è di colori ambra,
ocra, verdi e pallidi rosa; lo stile più bohemien e politico di Lady
Sybill è stato reso con blu e malva.
Satin e pizzo erano di moda negli abiti nuziali. Non solo l’abbigliamento si è
fatto più informale, ma anche lo stile di vita.
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