Delude fortemente la
nuova serie antologica comico-horror-trash in 13 puntate firmata da Ryan Murphy
(American Horror Story, Glee), Brad Falchuk e Ian Brennan, Scream Queens. Ci troviamo nella fittizia Wallace Univesity dove
l’associazione femminile più ambita di cui far parte è la Kappa Kappa Tau. Nel
1995 una ragazza che ne faceva parte era stata trovata morta in una vasca da
bagno dopo aver dato luce a un bebè, ma la faccenda era stata insabbiata dal
rettore di allora, Cathy Munsch (Jamie Lee Curtis), che ricopre ora lo stesso
ruolo.
Interessate solo ad
essere belle, ricche e popolari, le studentesse della sorellanza, dopo la morte sospetta di un’altra
ragazza, nel 2015 sono comandate con
un pugno di ferro dalla “regina” Chanel Oberlin (una Emma Roberts in forma
smagliante), giovane esasperatamente snob che delle sue tirapiedi non conosce
il nome perché tanto le chiama con il proprio, seguito da un numero. C’è perciò
un personaggio che si chiama ufficialmente Chanel n. 5 (Abigail Breslin). Tiranneggia e umilia
chiunque le capiti a tiro, che sia la cameriera dei loro alloggi o il barista Pete
Diller (Diego Boneta). L’intervento della presidente nazionale della sorority Gigi Caldwell (Nasim Pedrad)
impedisce che la confraternita venga chiusa, ma sono obbligate ad accettare
qualunque richiesta di iscrizione, ed è così che fanno domanda diverse
indesiderate, fra cui Hester Ulrich (Lea Michelle, Glee), che porta un grande apparecchio al collo, Zayday Williams (Keke
Palmer), voce della ragione del gruppo, e Skyler Samuel (Grace Gardner), dolce
e ficcanaso (e se fosse la bimba venuta alla luce in quella vasca da bagno 20
anni prima?). Nella premiere che è una puntata doppia compaiono come guest star Ariana Grande, nel ruolo di
Chanel n. 2 e Nick Jonas nel ruolo di Boone. Un uomo vestito da diavolo
comincia ad ammazzare ragazze a destra e a manca. Si trattengono a stento
panico e urla.
Un miscuglio di American Horror Story: Coven, Glee, Greek, Popular, Scream, Gossip Girl, Pretty Little
Liars e Mean Girls, la serie
preme l’acceleratore su tropi e cliché. Occasionalmente c’è qualche guizzo ben
riuscito (come il caso della ragazza e l’assassino che, faccia a faccia, si parlano
via sms sul cellulare) e ci sono venature di humor anche apprezzabili, ma
l’eccesso caricaturale sfocia nella vignetta risibile, e la parodia della
superficialità non si vede bene quanto parodia alla fin fine sia. Come sempre con
questi autori, si è particolarmente efficaci sul versante dell’omofobia, ma per
il resto si può ridurre tutto a qualche morto e una sfilza di cattiverie
gratuite.
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