Sarà che non conoscevo in precedenza i personaggi di Dead Boy Detectives, ideati originariamente da Neil Gaiman e Matt Wagner per la DC Comics, per cui avevo aspettative su come dovessero essere, ma ho trovato gustosissima questa serie gotico-sovrannaturale portata da Steve Yockey su Netflix dopo che inizialmente doveva debuttare su HBO Max. Poi il ritmo è diventato più tradizionale, ma nel pilot è stato così incalzante per me, e con il plot segmentato in momenti con una titolazione apposita che ne scandisce le parti che conserva anche in seguito, che ho pensato che era proprio adatta alla generazione attuale che vuole momenti agili “spelled out”, esplicitamente spiegati rispetto a quello di cui tratteranno. Una forte mitologia e protagonisti affascinanti testimoniano il talento di Gaiman, ma mi hanno anche fatto ripensare a Buffy. Non è a quel livello come serie, ma nessuno vieta che possa crescere. Gagliarda anche la sigla.
Protagonisti
sono due fantasmi di ragazzi poco più che adolescenti: Edwin Payne (George
Rexstrew) che è finito all’inferno, dopo che i suoi compagni di college nel
1916 lo hanno offerto in sacrificio, e dopo decenni di torture è riuscito a
scappare; e Charles Rowland (Jayden Revri), ragazzo punk dell’era Thacheriana già
oggetto di abusi domestici da parte del padre, morto nel 1989 a seguito di
bullismo da parte dei compagni di classe per ipotermia ed emorragia interna. Se
il primo è ingessato e un po’ saputello, il secondo è apparentemente sempre di
buon umore. Cercano di scampare alla Morte (Kirby Howell-Baptiste), e intanto
gestiscono una loro agenzia per risolvere casi sovrannaturali, per aiutare
spesso i defunti a lasciare finalmente questo piano di realtà in cui sono
intrappolati seppur morti e raggiungere l’aldilà. Un giorno si rivolge a loro
una ragazza medium, Crystal Palace (Kassius Nelson), che come tale è in grado
di vederli, a cui ha rubato la memoria un demone, David (David Iacono). Presto
si unisce al duo e si spostano per un caso da Londra a Port Townsend,
Washington, dove rimangono bloccati (solitamente riescono a spostarsi da un
luogo all’altro attraverso gli specchi). Crystal
affitta una stanza sopra la macelleria Tongue & Tail gestita da Jenny Green (Briana Cuoco) e fa amicizia con un’altra
affittuaria, la confettosa Niko Sasaki (Yuyu Kitamura), che a causa di
un’esperienza di pre-morte pure riesce a vedere Edwin e Charles e diventa
ufficiosamente parte di un quartetto.
Nella
cittadina americana hanno a che fare con una serie di personaggi ricorrenti,
che aggiungono fascino a questa serie adolescenziale: hanno feroci scontri con Esther
Finch (Jenn Lyon), una strega immortale che fa di tutto per rimanere giovane, e
che ha trasformato il suo corvo in un attraente ragazzo Monty (Joshua Robert
Colley) per avvicinarsi a loro per distruggerli; devono eludere la Night Nurse
(Ruth Connell), che si occupa del dipartimento di soggetti smarriti dell'Aldilà
che cerca di individuarli per riportarli dove ritiene debbano stare, e il Re
dei Gatti (Lukas Gage), che si è invaghito di Edwin; il solo ad aiutarli in
qualche occasione è Tragic Mick (Michael Beach) un tricheco diventato uomo che
rimpiange la sua forma passata e che gestisce un negozio di oggetti magici.
Uno
degli aspetti migliori della serie è l’amicizia fra i due protagonisti,
entrambi con un passato tragico alle spalle e che ci sono sempre l’uno per
l’altro; le due ragazze si sono unite in seguito, ma Chrystal in particolare si
è integrata subito. Molto spassoso è stato come hanno giocato
sull’omosessualità repressa di Edwin in considerazione che, oltre alla naturale
timidezza, proviene da un’epoca diversa dalla nostra. Si è riuscito a flirtare
un po’ con i doppi sensi, che inizialmente lui non coglieva o con cui si
sentiva a disagio, per arrivare progressivamente a un riconoscimento di se
stesso che è stato comunque intenso e delicato.
Si sono
ben amalgamate le classiche tematiche adolescenziali e tropi del genere (ad
esempio l’amore non corrisposto) a quelle gustosamente horror, ma non con l’estetica
macabra che pare caratterizzasse il lavoro di Gaiman, ma più giocoso - un leggero steampunk incontra Heath Robinson,
dice
bene il Guardian - e di fatto però anche trascurabile. Quello che
motiva la missione della Dead Boy Detective Agency è ha un che di amaro: le loro
morti non avevano importanza e nessuno le ha mai risolte e loro vogliono di
garantire che altre anime non vengano dimenticate come loro e così, fra mostri,
demoni e spiritelli dispettosi dei denti di leone che possono essere conservati
in un barattolo, risolvono il caso della puntata, accumulando anche una
mitologia molto densa.
Un perfetto
scacciapensieri: una serie pop-corn che spero rinnoveranno perché intendo
proseguirla.