venerdì 22 febbraio 2013

DOWNTON ABBEY: la terza stagione


Attenzione SPOILER. La terza stagione di Downton Abbey, che si mantiene sempre una serie di gran classe, si apre con la fine della prima guerra mondiale e la necessità di guardare il mondo con occhi nuovi e valutare se le decisioni prese in passato e i valori a cui facevano riferimento hanno ancora rilevanza, e con un grande tracollo economico finanziario che colpisce la tenuta che rischia di andare persa per una azzardata manovra di Lord Grantham. Le perdite umane, durante la Guerra sono state molte. Come ricorda il libro The Chronicles of Downton Abbey, “uno su cinque aristocratici che sono andati in guerra è morto – una proporzione molto più alta di ogni altro gruppo. (Attraverso il resto delle forze britanniche la ratio era di uno su otto)” (p. 26). E c’era una certa difficoltà e cambiamenti: le tasse erano alte, c’era penuria di alloggi, i negozi erano costosi. “Molti erano proni ad una sorta di depressione, di prolungata insoddisfazione, che veniva chiamata ‘le cafard’”.
Il grande tema portante di tutta la stagione è proprio quello del cambiamento vs. la tradizione, l’adattamento vs. l’estinzione. E lo si può notare su più livelli narrativi, e tanto nei piani alti quanto in quelli bassi: la reticenza al cambiamento di Lord Grantham contro le iniziative di gestione del genero Matthew; o l’immobilismo inglese di, ancora, Lord Grantham e Lady Mary, contro la capacità di adattamento americana di Cora e Mrs Isidore Levinson (la madre di Cora, che arriva in visita, interpretata da Shirley MacLaine); il vecchio ordine sociale accettato senza riserve da Carson contro il pragmatismo e la capacità di accettare le innovazioni di Mrs Hugues (si compra un tostapane elettrico); il medico che suggerisce il parto naturale contro quello che propone il cesareo di fronte a un problema di eclampsia…
Altro tema forte è la vita difficile di chiunque faccia delle scelte non conformi alle regole o non abbia il supporto di una famiglia di riferimento: Thomas che rischia di essere cacciato e arrestato perché, gay, ha fatto un’avance al nuovo arrivato Jimmy Kent; Ethel, costretta a prostituirsi e a rinunciare al figlio, prima dell’aiuto di Isobel Crawley; la signora Hughes che, timorosa di aver contratto il cancro, si commuove dell’aiuto offertole da Cora…
Questa stagione inizia e finisce in modo forte, ma ha alcune debolezze narrative centrali. C’è qualche colpo di scena che è troppo “telefonato”, come si dice in gergo, ovvero si capisce troppo presto dove si andrà a parare (Lady Edith lasciata all’altare, la morte di parto di Lady Sybill). La finalissima, in Inghilterra speciale di Natale di quasi un’ora e mezza, a un anno di distanza degli episodi precedenti, è stato impeccabile, ed è terminato con il più classico degli stratagemmi delle soap, usato per la seconda volta questa stagione: nascita e morte nello stesso episodio.  
Lo stile diventa più informale. Il taglio di capelli si fa corto, cipria e rossetto cominciano ad essere accettabili non solo per le prostitute, le linee degli abiti sono più semplici, con grande attenzione alla qualità delle stoffe e dei dettagli. Il programma ha dato alle tre sorelle in particolare a ciascuno la propria palette di colori ha rivelato la costumista Caroline McCall: all’incarnito color alabastro di Lady Mary si adattano i blu e bordeaux; il  look pratico di Lady Edith è di colori ambra, ocra, verdi e pallidi rosa; lo stile più bohemien e politico di Lady Sybill  è stato reso con blu e malva. Satin e pizzo erano di moda negli abiti nuziali. Non solo l’abbigliamento si è fatto più informale, ma anche lo stile di vita.

mercoledì 20 febbraio 2013

POSSO VENIRE A DORMIRE DA VOI? Antropologico

È un viaggio prevalentemente antropologico quello di Antoine De Maximy in Posso venire a dormire da voi? (Rai5). Il giramondo francese letteralmente indossa una telecamera su una pesante imbracatura e ovunque si rechi (Nuova Zelanda, Indonesia, Madagascar, Iran, Etiopia, Emirati Arabi, Cambogia, Cile, Israele, Finlandia…) si muove un po’ a caso cercando di conoscere la gente che incontra – al mercato, per la strada, durante un funerale, in un locale… - e di farsi spiegare come vivono, e chiedendo appunto di poter rimanere a riposare per la notte, ospite improvvisato.
“Deve accogliermi solo se le fa piacere” sottolinea sempre, attento a non imporre la propria presenza, ma pronto a tornare anche in un momento successivo, se così gli chiedono. È un reportage di viaggio, ma non è turistico, non è in alcun modo curioso di luoghi di interesse, attrazioni, cibi, o chissà che altro, è interessato alle persone e basta. Può essere un’anziana signora che si è fatta chilometri per comprare le provviste, come un giovane che ha abbandonato gli studi in legge per aprire il solo negozio fra un minuscolo manipolo di case, come un bimbo curioso di vedere per la prima volta un uomo bianco. Se si condivide l’interesse per gli altri fratelli e sorelle esseri umani per come sono nella loro individualità, non c’è nient’altro di simile in TV.

lunedì 18 febbraio 2013

SMASH (2.02): chiamata in causa


Il fotogramma in questione, nella puntata “The Fallout” (2.02) mi ha fatto sentire chiamata in causa. Voi che dite?

domenica 17 febbraio 2013

FESTIVAL DI SAN REMO 2013: vince Mengoni

Ha vinto Marco Mengoni questa edizione 2013 del Festival di San Remo, anche selezionato per partecipare all’Eurovision Song Contest, con la canzone “L’essenziale”. Gli altri due finalisti sono stati Elio e le Storie Tese con “La canzone mononota” (secondi) e i Modà con “Se si potesse non morire” (terzi), in un’annata che forse non ha regalato nessuna canzone da annali (anche se solo il tempo lo dirà), ma che ha comunque presentato brani di livello mediamente buono, scelte inizialmente fra due alternative – novità oculata nel promuovere la canzone italiana e gli specifici partecipanti. Nella categoria giovani si è imposto invece un altro ex-vincitore di X-Factor (nella prima edizione, come parte del gruppo Aram Quartet), Antonio Maggio con “Mi servirebbe sapere”.
Le serate sono state condotte con sobrietà e linearità, con Luciana Littizzetto nel ruolo della discola un po’ sboccata e Fazio in quello finto scandalizzato che deve cercare di imbrigliare e mettere in riga, come è nella loro routine. Lei è fin troppo vogare senza che ve ne sia vera necessità, ma è raro che si conceda un simile atteggiamento a una donna, e nel suo ruolo da Gianburrasca ci sta anche. Il vibe generale alle fine, grazie al contemperamento di Fazio è stato comunque ben educato. Non si è sentita aria di crisi: gli ospiti salvo qualche eccezione (una notabile è stata Asaf Avidan) son stati più “made in Italy” del solito, ma erano di un certo peso; la scenografia era forse meno elegante del passato, specie nel proscenio, ma le colonne-video laterali e la magnifica scala a gradini mobili erano una giusta miscela fra movimento, stabile solennità e tecnologia; qualche momento ipotonico (la serata Sanremo-story ad esempio) si è comunque lasciata guardare.
San Remo ha sempre spezzato i momenti musicali con momenti di varietà, e la comicità e satira hanno sempre avuto un ruolo di primo piano. Niente di strano perciò la partecipazione di Crozza. Che si tocchi anche la politica è inevitabile, perché è un argomento rilavante. In fondo di che si ha paura: che qualche battuta ben riuscita faccia pensare? Non sia mai! È ignobile il trattamento riservato a lui come professionista. Un pubblico ostile e irrispettoso è veramente fra quanto di peggio un comico debba trovarsi ad affrontare, e vedere che cercavano di impedirgli di cominciare il suo monologo, che poi di fatto è stato medio (è capace di molto meglio), è stato veramente triste. In compenso nessuno che subito prima si sia nemmeno degnato di fischiare a due insultanti commenti sessisti di Felix Baumgartner invitato per primo. Tutti zitti. Forse protestare quando queste cose accadono fa cadere la necessità di grossi proclami in favore delle donne. Il monologo della Littizzetto nella giornata della mobilitazione contro la violenza sulle donne il giorno di San Valentino è comunque stato uno dei momenti caldi della manifestazione che ha avuto fra i fili conduttori tematici quello del “non importa chi ami, l’importante è amare”, emerso a più riprese.


venerdì 15 febbraio 2013

Esce il libro CULT TV: scaricalo gratis


È con grande piacere che  segnalo l’uscita del libro “CULT TV” a cura di Barbara Maio (Rigel Edizioni), a cui partecipo anch’io, come autrice, con un saggio sulla serie di culto gay Queer As Folk, e come traduttrice (dei saggi su Lost, Ai confini della realtà e Torchwood).
Lo potete scaricare gratuitamente a questo link: http://host.uniroma3.it/docenti/Maio/Cult_Tv.html
(cliccate sull'icona)
Sotto, l’indice:

Introduzione di Guglielmo Pescatore

Prima parte

Cosa è un Cult? Di Barbara Maio
Pensieri sparsi sulla tv (from the blog) di Henry Jenkins
HBO e il concetto della tv di qualità di Jane Feuer

Il Cult Transmediale di Corrado Peperoni

Cult Television e Industria Televisiva di Catherine Johnson


Seconda Parte

Twilight Zone come Cult Television di Barry Keith Grant
L’eteroglossia di Star Trek, di Roberta Pearson

Farscape, Incidenti e Territori Inesplorati di Jay P. Telotte

Lost, Persi in una Grande Storia: la Valutazione nella Narrazione televisiva di Jason Mittel
Piaceri Ripetuti: Storia, Narrazione e Formati Multipli nella Televisione di Fantascienza. Star Trek: Enterprise e Battlestar Galactica di Lincold Geraghty

Torchwood e il Cult Emergente di Matt Hills
24. Le Molte Possibili Riflessioni su una serie di Culto di Vito Zagarrio

Queer As Folk: il programma più gay mai realizzato di Giada Da Ros

 
BUONA LETTURA!
 

giovedì 14 febbraio 2013

LE INVASIONI BARBARICHE: corpose chiacchierate

 

Si nota proprio che Daria Bignardi è più che navigata nella conduzione de “Le Invasioni Barbariche” (mercoledì, la7, ore 21.10), che accoppiata con l’agenda settimanale della sempre divertente Geppi Cucciari, nella nuova edizione che ha da poco esordito è partita nella prima puntata con una panciuta e appagante scaletta di ospiti: Matteo Renzi, uno dei politici invitati in vista delle imminenti elezioni; Lorenzo Amurri, tetraplegico ora scrittore che con candore ha parlato di sé e del suo incidente; il trio dei cuochi vip giudici di “Masterchef”, il cantante Tiziano Ferro, la cui voce a momenti sembrava in preda ad un’emozione a stento trattenuta.
La conduttrice sa quando lasciare andare la barca e far parlare l’ospite, e dare giusto qualche colpo di remo qui e lì per assicurarsi di non perdere la corrente, sa quando stuzzicare ed essere maliziosa, quando cercare di spronare un vip particolarmente abbottonato. E riesce a farlo con tatto sufficiente da perdonarle quella vocetta troppo acuta e un po’ stridula che a volte può risultare sgradevole. Non le solite chiacchiere sceme, e conversazioni corpose.

martedì 12 febbraio 2013

FARMVILLE come programma TV

 
 
Una serie TV tratta dal famoso gioco Farmville? Forse. Ad annunciarlo è Farmville Freak, che dice che si sta lavorando a un'idea a cui è legato il nome del regista Brett Ratner. Nessun network è però associato al progetto, per ora.

lunedì 11 febbraio 2013

Tornano, dalla prima puntata, I SOPRANO (Rai4)

 
Secondo alcuni critici è addirittura il miglior telefilm che sia mai stato prodotto, in assoluto. Di certo ha cambiato la storia della televisione a aiutato la rete via cavo americana HBO a imporsi come rete d’autore per eccellenza. Ha ricevuto così tanti premi che, poco dopo il debutto di una serie che è durata 6 stagioni, Billy Crystal aveva esordito agli Oscar scherzando  sul fatto che gli sembrava impossibile presentare una serata in cui fra i nominati non ci fossero anche loro. Ora “I Soprano” - definito un capolavoro, intensamente drammatico e altrettanto divertente, tenero eppure scioccantemente brutale, ma anche accusato da alcuni Italo-Americani di rinforzare i soliti stereotipi – mandati in origine in onda su Canale5, tornano su Rai4 a partire dalla primissima puntata (ore 20.15), dal 15 febbraio.
 
Sullo sfondo del New Jersey suburbano, luogo di importanza visiva fondamentale per il gusto della serie, si svolgono le vicende di una famiglia mafiosa, i Soprano, appunto: Tony Soprano in primis, uomo d’affari, padre di famiglia, assassino, boss in crisi, interpretato da James Gandolfini; la caustica moglie Carmela (Edie Falco); la spietata madre Livia (Nancy Marchand), che l’autore ha basato sulla propria madre, offesasi; e poi l’imperscrutabile psichiatra, la dottoressa Melfi (Lorraine Bracco), Christopher, Junior, Paulie, Silvio…
 
L’ideatore è David Chase, di origine italiana – i nonni erano De Cesare – già sceneggiatore e produttore di stimate serie come Agenzia Rockford, Un medico tra gli orsi, Io volerò via. Lo slogan: la famiglia, ridefinita. Questa è per noi l’occasione per scoprire o riguardare e rivalutare un nuovo classico e, naturalmente, per restare in tema… per  mangiare un bel piatto di ziti.
 

venerdì 8 febbraio 2013

UPSTAIRS DOWNSTAIRS (2010): il domestico è politico

 
Mi rammarico che la BBC1 abbia deciso di non rinnovare per una terza stagione Upstairs Downstairs, continuazione dello storico successo andato in onda per cinque stagioni fra il 1971 e il 1975 sulla ITV in Inghilterra. Il titolo fa riferimento al fatto che le vicende riguardano tanto le persone “upstairs”, quelle che abitano di sopra, i “signori”, quando quelli che abitano “downstairs”, al piano inferiore, la servitù cioè.
Ideata da Heidi Thomas (Call the Midwife), è ambientata nel 1936, poco dopo la morte di Giorgio V, a sei anni dalla conclusione della serie originaria. Ora Rose Buck (interpretata ora come allora da Jean Marsh) diventa la governante della casa di 165 Eaton Place, storica residenza dove vanno a vivere un diplomatico e sua moglie, Sir Hallam Holland (Ed Stoppard) e Lady Agnes Holland (Keeley Hawes). Con loro si stabilisce anche la madre di lui, Lady Maud Holland (Eileen Atkins). E parte integrante delle vicende è la sorella di lei, Lady Persephone Towyn (Claire Foy), simpatizzante nazista.
In tempi più recenti si è sempre fatto un paragone con Downton Abbey, ma quest’ultima è più corale e melodrammatica, mentre Upstairs Downstairs è più urbana e politica.
La prima stagione, di soli tre episodi, è un po’ frettolosa, per me. Si sarebbe avantaggiata di un respiro maggiore, e avrebbe potuto spiegare passaggi narrativi che in realtà sono piovuti dal cielo: un esempio è l’autista Harry Spago (Neil Jackson, Make it or break it), che ha una relazione con Lady Persephone. Inizialmente segue anche lui la politica e rimane affascinato dal nazismo, ma poi gli si fa dire che semplicemente ha cambiato idea, senza spiegare che cosa abbia motivato questo sua svolta.
La seconda stagione invece fa prendere quota a una serie che si chiude con l’inizio della seconda guerra mondiale e fa un eccellente uso del fondale storico delle vicende. L’attrice Jean Marsh, in seguito ad un infarto, ha dovuto lasciare la serie, e la sua assenza è stata giustificata mettendo il suo personaggio, fa solo un paio di brevi comparse, in sanatorio per via della tubercolosi. L’attrice Eileen Atkins invece, scontenta della direzione che avrebbe preso il suo personaggio, ha deciso di lasciare volontariamente il ruolo, e Lady Maud semplicemente è morta nel passaggio fra le due stagioni. Al suo posto entra in scena la sorella, un’archeologa, la dottoressa Blanche Mottershead (Alex Kingston) che finisce per collaborare con l’ex-segretario personale della sorella, Amanjit Singh (Art Malik), un indiano.
Molti sono i temi toccati da questa seconda stagione, e vengono anche mostrate realtà meno note di quegli anni: la guerra imminente e i rapporti diplomatici fra i Paesi, con Hallam e con il duca di Kent (Blake Ritson), ma anche con la fugace apparizione dei Kennedy, ospiti della famiglia Holland per una cena;  il nazismo e lo spionaggio politico (con Lady Persy);  il salvataggio dei bambini ebrei adottati da famiglie inglesi, un’attività curata da Blache e Amanjit; il ruolo delle colonie, che si inferisce dai discorsi e dalla posizione di Amanjit;  i rapporti omosessuali, con la storia lesbica di Blanche; l’aborto, allora illegale (con Lady Persy); la povertà delle famiglie dell’epoca con la cuoca Clarice (Anne Reid) che decide temporaneamente di andare in pensione e di trasferirsi dal figlio; l’obiezione di coscienza, con il maggiordomo Pritchard  (Adrian Scarborough) che vive in modo doloroso il giudizio degli altri per questa sua presa di posizione in questi senso in passato; l’emigrazione verso gli Stati Uniti , che l’autista e la cameriera Beryl Ballard (Laura Haddock)  meditano di fare; lo sport, con il  pugilato, nella storia di Spago che aiuta Johnny Proude (Nico Mirallegro) negli allenamenti, e con la nascita delle prime palestre dove donne di vari ceti sociali si esercitavano gomito a gomito, con Agnes che quasi costringe la servitù a parteciparvi; le organizzazioni sindacali a favore dei diritti dei lavoratori (in cui viene coinvolta Beryl)… temi forti trattati con umanità e leggerezza e in modo sia toccante che avvincente, all’insegna di una filosofia di fondo che possiamo trarre dalle note biografiche che Lady Maud dettava al suo segretario: il domestico è politico.  


 

giovedì 7 febbraio 2013

TORTE IN CORSO: il cake design in TV

Le decorazioni elaborate di torte sono di moda di questi tempi. Ecco che Real Time propone in Torte in Corso le creazioni e i suggerimenti di cake design di Renato Ardovino che, viene detto in partenza, applica ai suoi dolci anche quello che ha imparato alla scuola d’arte dove ha studiato scultura, e che viene affiancato dal nipote Angelo, spalla televisiva e apprendista a cui è concesso di essere pasticcione, che è una sorta di ideale alter ego dello spettatore che cerca di imparare trucchi del mestiere.
Lo stile è molto diretto e le torte vengono realizzate, mentre si procede ad una spiegazione veloce, ma precisa, con suggerimenti in sovraimpressione e una voce fuori campo che ricapitola e sintetizza. Usare lo spray lucidante per dare lucentezza alla torta, colare l’isomalto in stampini di silicone per creare formine trasparenti… Attraverso varie rubriche, disponibili anche online, così come le puntate intere, si apprendono sul serio alcuni dei trucchi del mestiere, idee da rielaborare con fantasia, e strumenti e attrezzi del professionista.

lunedì 4 febbraio 2013

Le pubblicità del Super Bowl 2013

 
Ogni anno, in corrispondenza del SuperBowl americano, quest’anno vinto dai Baltimora Ravens, debuttano un sacco di pubblicità nuove di cui oltreoceano tutti cominciano a parlare.
Quest’anno, in cui gli ascolti dell’evento sportivo sono stati i più alti di sempre, non è da meno, anche se i giudizi sugli spot non sono stati eclatanti.
Per vederli, si può andare su The Huffington Post (sono una novantina) mentre su  Entertainment Weekly e The Daily Beast si trova una selezione di quelli giudicati migliori e peggiori.   
Personalmente ho trovato soprattutto spassose quella “Asking Amy” di Best Buys e quella dei bambini dallo spazio della Kia Sorento, che vedete sotto.