giovedì 9 gennaio 2025

DOUGLAS IS CANCELLED: incalzante e graffiante

Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni non facciano nulla, si dice. Questo non significa che i buoni che non fanno nulla siano più colpevoli di condanna di coloro che perpetrano il male. Eppure questa sembra la posizione assunta da Douglas is Cancelled (della britannica ITV1): non condivido questa pozione, ma per il resto ho trovato la miniserie ugualmente eccezionale. E se è vero che come dice la usuale dicitura “non tutti gli uomini” si macchiano di comportamenti misogini, anche coloro che non mettono in atto direttamente di quei comportamenti, non possono davvero considerarsi brave persone, ma tradiscono coloro di cui si ritengono alleati se non denunciano, non si dissociano, non traggono vantaggi indiretti dal comportamento scorretto degli altri. Questa è una posizione che assolutamente invece condivido. E la recitazione è di gran livello, la regia è dinamica, ma quello che davvero rende superlative le quattro putate ideate a scritte da Steven Moffat (Doctor Who, Sherlock) è una sceneggiatura graffiante, cesellata, e dialoghi incalzanti, brillanti, micidiali. E se le prime due puntate preparano il terreno, la terza e la quarta sono una escalation ed una detonazione memorabili.

Douglas Bellowes (Hugh Bonneville, Downton Abbey, Paddington) è l’amato e rispettato presentatore del notiziario Live at Six che conduce da più di 30 anni. Divide lo schermo con una giornalista molto più giovane di lui, Madeline Crow (Karen Gillan, Doctor Who) che lo adora fin da quando era bambina ed ha con lui un’intesa professionale invidiabile. Si considerano amici. Douglas a un matrimonio fa una battuta che un tweet descrive come sessista, ma lui dice di non la ricordarla perché aveva bevuto, anche se non così tanto da essere ubriaco. Nel cercare di arginare le conseguenze negative di quel post, si precipita una spirale che porta alle rivelazione di che cosa abbia veramente detto con tutte le conseguenze del caso. A cercare di proteggerlo professionalmente sono la moglie Sheila (Alex Kingston; ER), redattrice di un giornale scandalistico; l’inutile agente Bently (Simon Russell Beale, House of the Dragon) e il suo produttore Toby (Ben Miles, The Crown), che assume anche un comico, Morgan (Nick Mohammed, Ted Lasso), per scrivergli una battuta umoristica che sia abbastanza credibile da essere percepita come di cattivo gusto, ma non così offensiva da portare alla sua rovina professionale, una “misoginia family-friendly” (1.04). Madeline dice a Douglas che lo vuole aiutare, e lui non vuole sfigurare davanti alla figlia Claudia (Madeleine Power), attivista in campo sociale che è convinta che il padre non le mentirebbe mai. Si precipita verso il disastro.

ATTENZIONE SPOILER NEI PROSSIMI DUE PARAGRAFI

È con senso di profondo disagio che si assiste a Madeline che deve subire le viscide, sottoli molestie del produttore Toby (1.03): nulla di apparentemente grave accade davvero, lui la invita a bere nella sua camera d’albergo, la interroga sulle sue posizioni femministe, si spoglia per andare a farsi un bagno…eppure nel ping-pong fra i due, non c’è il minimo dubbio sulla sgradevolezza e gravità della situazione, che vede uno con il potere di distruggere l’altra, e le indecisa se andarsene e mollare tutto o rimanere e difendersi, barcamenarsi come meglio riesce per non perdere quello per cui ha lavorato e a cui ambisce. Una situazione atroce. A Douglas, recatosi lì per altro, apre lei la porta nella stanza di Toby, dove lui aveva messo fuori il cartello “non disturbare” e Douglas dà per scontato che lei ci vada a letto (cosa che in realtà non fa, scopriremo in seguito). Andandosene commenta solo che la carriera che farà vale lo scotto che deve pagare. Qui davvero la grandezza delle sceneggiatura sta nel non detto, nell’elusione, e nel comportamento predatorio e intimidatorio mascherato da buone maniere e nel terrore di non sapere bene come gestire tutto. Una vera forza della natura è stata in particolare in questo tour de force Karen Gillan.

Nell’episodio successivo (1.04) Madeline si offre di fare una simulazione di intervista a Douglas, che deve affrontarne una vera, usando “ogni sporco trucco” che presumibilmente userà poi la giornalista con lui. E in un rimpiattino fra gatto e topo senza esclusione di colpi finisce per estirpargli la verità. E la famosa battuta da lui pronunciata alla festa di matrimonio. Alla domanda su quando avesse capito che la collega avrebbe avuto successo, aveva risposto, anzi rispondeva in più di un’occasione, che era quando la aveva vista nella stanza d’albergo del produttore. Lui, che si dichiarava amico, che l’ha vista terrorizzata, fa ridere gli amici alle sue spalle insinuando che il suo successo non è dovuto alla sua bravura, ma a con chi è finita sotto le lenzuola. La puntata lascia senza fiato per come è ingegnata, una partita a scacchi di mosse e contromosse, in cui i rapporti personali fra tutti i personaggi (moglie e figlia di lui comprese) si modificano sul filo di quanto accade domanda dopo domanda. E certe volte una battuta non è solo una battuta, è sintomo di una cultura sottostante molto più perniciosa di quanto apparentemente non sia.  Douglas alla fine viene “cancellato”, ma non per quello che ha detto in quell’occasione. Come dicevo in apertura, è legittimo domandarsi, perché accanirsi più contro Douglas che contro Toby, e la spiegazione è stata data. Ha il suo valore.

Una serie grandiosa, al vetriolo, anche divertente, sul ruolo dei social media, e sull’uso delle parole, sull’ambiguità di comportamenti e di discorsi, sul femminismo, sul #metoo, sulla cancel culture