Dopo il deludente Mr Sunshine, Matthew Perry (Friends) è tornato con Go On, la prima ad aver debuttato delle
nuove commedie della stagione americana 2012/2013 (sulla NBC). Il pilot, che se non
eccellente è almeno promettente, è andato in onda in agosto, ma la regolare
programmazione è prevista dall’11 settembre.
Ryan King (Matthew
Perry) – attenzione, SPOILER - è una personalità della radio che torna al
lavoro dopo un’assenza dovuta alla morte della moglie, l’unica donna che abbia
mai amato, scomparsa a causa di un incidente stradale avvenuto perché mandava
sms mentre guidava. Il suo capo, Steven (John Cho), lo costringe suo malgrado
ad unirsi ad un gruppo di supporto per aiutarlo ad elaborare il dolore. Lui lo
trova inutile e lo dice esplicitamente, vuole solo riprendere la sua vita, e appena
arrivato – un “nuovo” che l’assistente Yolanda (Suzi Nakamura), sempre aggrappata
ai propri appunti, accoglie con un
pizzico di panico - cerca di portare un po’ di brio nel gruppo organizzando un
divertente torneo fra i partecipanti su chi se la passa peggio, contro le
direttive che vogliono che non si debbano mettere a confronto i dolori. Alla “terapeuta”,
Lauren Schneider (Laura Benanti, The
Playboy Club), chiede solo che gli vengano firmate le carte perché possa
tornare al lavoro. Lei non è convinta. Non ha una vera e propria qualifica per
fare quello che fa - forse un modo per la serie di avere parecchia licenza
poetica sulla credibilità dei rapporti e della gestione del gruppo di auto-aiuto?
-, la sua esperienza professionale è con Weight Watchers, ma sa di aver aiutato
molte persone nel tempo e che crede nel fatto che gli altri debbano essere
testimoni del proprio dolore perché questo possa guarire. In ogni caso lo
accontenta.
Dopo che fuori dal
lavoro esplode e perde il controllo facendo una scenata di fronte alla sua
assistente, Carrie (Allison Miller, Kings),
Ryan però decide volontariamente di tornare a frequentare il gruppo. Qui
incontra altre persone che come lui hanno vari problemi: Owen (Tyler Jamers
Williams, My Name is Chris) è un silenzioso
ragazzino che ha il fratello in coma, e che Ryan aiuta ad aprirsi; Annie (Julie
White) è una donna lesbica la cui compagna è appena deceduta e che è bloccata allo
stadio della rabbia; Mr. K (Brett Gelman) è un tipo semplicemente bizzarro, a
cui la gente ha timore di chiedere quale sia il dolore che lo afffligge; George
(Bill Cobbs) è un uomo cieco; ci sono un’
ispanica che parla poco l’inglese che ha perso numerosi familiari, un uomo
lasciato dalla moglie dopo che ha fatto bancarotta…insieme cercheranno di
abbracciare il dolore, non di defletterlo.
Scott Silveri (Friends), da una premessa dolorosa ha
confezionato un sit-com sia umoristica – i primi minuti sono piatti, ma appena
Ryan si unisce al gruppo cominciano le risate – che commovente. C’è un po’ un’atmosfera
alla Community, ma Perry è
indubbiamente il leader e regge la parte alla perfezione. Come si calibrerà l’equilibrio
fra lui e il gruppo e lo spazio alla potenziale storia romantica fra il suo
personaggio e quello della Benanti saranno cruciali per il successo della
serie. Il rischio è di fare troppo delle macchiette dei personaggi minori,
tentazione che andrà evitata, specie in considerazione del fatto che c’è una
buona dose si bizzarria nelle storie. Il potenziale c’è, e ne sono state
ordinate 13 puntate (anche se la messa in onda potrà variare per via delle
imminenti elezioni presidenziali), tutto sta a vedere come si svilupperà.
Nessun commento:
Posta un commento