Ammetto che ero partita
molto sospettosa nei confronti di Revolution.
Mi aspettavo già di trovarmi di fronte a un nuovo Terra
Nova o Falling
Skies o FlashForward. Questa
nuova serie però, che ha debuttato il 17 settembre sull’americana NBC, è
partita in modo decisamente più godibile. Il pilot non è stato eccezionale, ma
solido e promettente: un po’ The Walking
Dead, un po’ Lost, un po’ The Hunger Games, ma anche Fuga da New York, Iron Man, Battlestar Galactica
e Jericho. Ed Eric Kripke (Supernatural),
l’ideatore, ha detto di essersi ispirato più a Il Pianeta
delle Scimmie
e a Il signore degli Anelli che a The Road. Non c’è un solo momento morto,
i personaggi sembrano tutti intriganti e le relazioni anche di più, e le basi
per una forte mitologia si vedono tutte. La partenza mi lascia desiderosa di
vedere di più e spero davvero che la serie, a dispetto del titolo, visivamente
niente affatto rivoluzionaria, prenda quota. Incrocio le dita.
ATTENZIONE SPOILER SUL
PILOT. Un giorno, all’improvviso, c’è un black-out generale e sulla terra l’energia
elettrica scompare, per sempre. La sparizione, mostrata in pochi flash, è
efficacissima: sullo schermo TV l’immagine di Bugs Bunny spiaccicata sullo
schermo svanisce, le luci lungo la corsia di un’autostrada scompaiono verso un
punto di fuga prospettico all’orizzonte, i puntini luminosi sulla terra vista
dall’alto si spengono come candeline su una torta. Cadono aerei come cadono
governi. Quindici anni dopo il pianeta è ancora al buio e il futuro distopico
che la gente vive è quello di villaggi rurali, al riparo dalle milizie che sono
un pericolo costante, e di grossi centri in rovina dall’aria ora medievale dove
regna il caos – forse la parte meno credibile, per il fatto che per secoli non
abbiamo avuto la corrente, senza per questo essere primitivi.
Il pilot comincia con Ben
(Tim Guinee) che arriva a casa dalla moglie Rachel (Elizabeth Mitchell, Lost), tutto trafelato, consapevole di
quello che sta per accadere. Quindici anni dopo, lo spietato capitano Tom
Neville (l’eccellente Giancarlo Esposito, Breaking
Bad) viene per portarselo via. Il figlio Danny interviene per opporsi e la situazione
sfugge di mano. Danny viene catturato e Ben, in punto di morte, dice alla
figlia Charlie (Tracy Spiridakos) di cercare lo zio Miles (Billy Burke). Lei,
con al seguito la nuova compagna del padre, Maggie (Ann Lise Phillips), e Aaron
(Zak Orth), un insegnante del suo villaggio che nella “vita precedente”
lavorava per Google, lo trova nella zona intorno a Chicago. E lo convince ad aiutarla.
Alle loro calcagna c’è però la milizia della Repubblica di Monroe , con
marchiato a fuoco sulla pelle vicino al polso il simbolo di una “M”: è del
generale Monroe (David Lyons), un tempo amico di Miles. E fra le loro fila c’è
anche un aitante giovanotto, Nate Walker (JD Pardo), che ha adocchiato Charlie.
Danny intanto viene aiutato da una donna, Grace (Maria Howell), che sa più di quanto
non voglia lasciar credere, e che possiede uno “ciondolo” - già lo voglio, buon segno per loro - che consente di utilizzare la
scomparsa energia elettrica, uguale a quello che poco tempo prima di morire Ben
ha lasciato ad Aaron.
La sigla di questo
progetto, che porta anche la firma di JJ Abrams (è uno dei
produttori esecutivi), pure è interessante, con la scritta che compare
lasciando che si accenda per ultima la lettera “R” e con la seconda “O” che è come
il simbolo di accensione e spegnimento
dei computer, e che scompare alla maniera in cui un tempo sparivano le scritte
quando si spegneva una TV, con le lettere che per un momento appaiono distorte
e che vanno a neve. È un flash ma riassume tutto il concetto dietro al
programma.
no, questa volta non sono per niente d'accordo. :)
RispondiEliminaa me è sembrato proprio il nuovo terra nova, o al massimo il nuovo falling skies.
e non ho trovato manco mezzo personaggio decente...
Visivamente non ha convinto nemmeno me, ma per una volta in tanto tempo la premessa mi elettrizza e la mitologia mi pare ricca di potenzialità.
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