Si è appena chiusa Succession, una delle serie più
emblematiche e seminali degli ultimi tempi: commedia, tragedia, satira. Pur con
sole quattro stagioni ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama
televisivo: un successo artistico di prim’ordine. SPOILER PER LA QUARTA STAGIONE.
L’ultima stagione, che
ripercorro a seguire, è iniziata in modo molto intenso da subito, con il
compleanno (4.01) del magnate Logan (Brian Cox) — rivelatore il suo
riferirsi alle persone come "unità economiche", come soggetti che
operano in un mercato, anche perché racchiude il capitalismo e ciò che lui
rappresenta in un modo molto concreto. I fratelli apprendono che il padre sta
tentando di acquistare nuovamente la Pierce Global Media e decidono di lanciare
un'offerta rivale. Sono riusciti a creare la tensione tra le parti in gara con
molta semplicità. Industry crea
questo aspetto di negoziazioni affaristiche altrettanto bene, ma è così
complicato che si ha l'impressione di aver bisogno di una laurea in finanza per
capire cosa sta realmente accadendo. Qui no. C'è lo stesso tipo di suspense e
lo stesso senso della posta in gioco, ma con numeri che un bambino delle
elementari può capire. Essere così efficaci con così poco materiale è un punto
di forza sottovalutato.
Si è rafforzata la
posizione del patriarca come un despota che riesce a radunare la gente intorno
a sé come un vero leader: è temuto, ma dalla folla riesce a suscitare una
risposta onestamente esaltata, perché è credibile, in contrasto con i suoi
figli, il cui ruolo è sempre perennemente amatoriale. “You’re not serious
people – non siete persone serie” (4.02) spunta nei loro confronti, dopo che li
ha tenuti in bilico facendo loro creder di aver bisogno di loro; non si crede
alla sincerità di Logan, ma nonostante ogni possibile realtà loro, come noi, vorrebbero
che fosse vero. Connor (Alan Ruck), il figlio di primo letto perenne outsider,
è sempre apparso un po' patetico rispetto ai suoi fratelli. Qui, nonostante la
sua situazione insicura e infelice, sembra il più forte nella sua
consapevolezza di non essere amato e di non averne bisogno. Per
Logan è una
prolessi perfetta al suo inchino finale.
Già il titolo della serie e
l'immagine di chiusura dei titoli di testa, quando i ragazzi si voltano per
vedere il padre che se ne va, lasciavano naturalmente intendere che prima o poi
si doveva aver a che fare con la scomparsa di Logan, lasciando i ragazzi a fare
i conti con la successione. Quello che l’ideatore Jesse Armstrong e i suoi
hanno fatto magistralmente è stato il tempismo con cui hanno scelto di farlo
uscire di scena. Nessuno se lo aspettava così presto, magari un paio di puntate
prima della fine, ma non certo alla terza puntata. È stato molto reale anche:
la morte arriva quando arriva, non sceglie il momento opportuno. L'episodio “Le
nozze di Connor” (4.03) è stato semplicemente superbo e ho passato metà del
tempo a piangere. Non mi sorprende che sia stato salutato come uno dei migliori
episodi di sempre dello show, se non della televisione proprio. Ho amato il
modo in cui ha saputo cancellare tutto il resto, nel senso che questi eventi
sono così potenti che sono come campi gravitazionali per le persone
emotivamente coinvolte: vengono risucchiate in un buco nero di dolore e tutto
il resto scompare temporaneamente. Ho amato il modo in cui hanno mantenuto il
tour de force di una singola scena per molto tempo, e la sensazione di
frantumazione che si prova, in tutte le multiple reazioni di sgretolamento
progressivo. Ho amato il fatto che non ci abbiano mostrato il crollo e la morte
di Logan, distante per noi come per i suoi figli, e già un'assenza, come in
fondo la morte è. Tutta la recitazione era di alto livello, cruda e reale, ed è
stato incredibile come siano riusciti a non renderla melodrammatica. Mi sono
piaciuti i frenetici tentativi di determinare cosa stesse accadendo, il rifiuto
di ammettere l'inevitabile da parte di Roman (Kieran Culkin), la necessità di
un equilibrio tra la vita privata e quella pubblica, e il fatto che abbiamo
potuto vedere come un lutto colpisca le persone in modo diverso. In genere,
vengono mostrati solo coloro che sono molto vicini per legame familiare o
emotivo, qui hanno mostrato anche persone più distanti e legate a lui a livello
professionale, che possono essere anche (e non solo) rattristate, ma in modo
diverso. Inoltre, credo sia stato intelligente evocare anche i ragionamenti
egoistici, Tom (Matthew Macfadyen) in particolare, e far scegliere a Connor di
procedere con le proprie nozze.
È difficile seguire un
episodio epocale e Succession ci è
riuscita comunque benissimo. Segno di buona scrittura, il loro dolore era molto
specifico: per quanto parlasse delle conseguenze di una morte in generale, era
davvero molto legato alla realtà della loro situazione. Notevole il modo in cui
hanno usato la musica "d'ambiente" da funerale in chiesa come
sottofondo per scene che non avevano nulla a che fare con la morte in sé. La
genialità dell'episodio (4.04) è stata però l'enigma della linea sottolineata o
barrata (personalmente opto per quella sottolineata) sul nome di Kendall (Jeremy
Strong) come successore del magnate, in un documento testamentario privo di
valore legale. C'è tutto: il passato
(Logan che è sempre stato ambiguo nei sentimenti verso i suoi figli - in parte
amore, in parte disprezzo), il presente (chi prenderà il controllo), il futuro
(la messa in discussione della legittimità del ruolo di Kendall). Racchiude le
dispute sulla successione, che ha interessato gli episodi successivi. Si è vista
l'incompetenza, il disagio e la debolezza dei fratelli Roy, anche se erano
letteralmente e figurativamente al vertice e il loro essere in bilico fa
l’interrogarsi su che cosa avrebbe fatto il padre e fare scelte autonome, e
sono emerse le loro rivalità — Shiv (Sarah Snook) che complotta con
Matsson (Alexander Skarsgård), Kendall che dichiara “una testa, una corona” (4.07),
Rome, sboccato giullare di corte che alla fine è il più sensibile ed emozionale
di tutti – ho singhiozzato al suo straziante crollo al funerale del padre, in
una puntate (1.09) fra quelle che più mi è piaciuta in una stagione davvero
potente. Gli elogi funebri sono stati l'occasione per smascherare chi è
veramente ognuno di loro a questo punto. Apprezzabile il ritratto che Ewan ha
fatto di suo fratello. James Cromwell, che lo interpreta, sa essere piuttosto
inquietante, persino terrificante per me (penso soprattutto ad American Horror Story e Six Feet Under). Probabilmente la mia
scena preferita dell'intero episodio è stato lo scambio di battute tra Shiv e
sua madre sulla sua gravidanza. Il modo in cui si sono capite con mezze parole
e frasi che avevano a malapena un senso. Inarrivabile. Frank Vernon (Peter
Friedman), Gerri Kellman (J. Smith-Cameron), Karl Muller (David Rasche) e Hugo
Baker (Fisher Stevens) sul fronte professionale e le mogli di Logan pure sono
sempre stimolanti da guardare. Mi ha convinto meno invece la puntata sulle
elezioni presidenziali (4.08) — il Guardian
ha stilato una propria classifica di tutti gli episodi, se qualcuno fosse
interessato.
Si può contare sempre
sull’umorismo di Greg (Nicholas Braun) e Tom e sempre acutissime sono le
interazioni tra Logan e Tom, perché quest'ultimo deve navigare su una linea
delicata tra servilismo e familiarità che è allo stesso tempo scomoda e
divertente da guardare. Sembra uno che si avvicina a una bestia feroce senza
sapere come reagirà e dove atterrerà. Si sente l'odore della paura. Si è visto
Tom testare le acque su come sarebbe stata la situazione tra loro nel caso in
cui lui e Shiv avessero deciso di lasciarsi, poi il lutto ha cambiato le cose e
lui e Shiv hanno avuto riavvicinamenti e allontanamenti che sono esplosi a
fuoco d’artificio nella feroce litigata sul balcone (1.07), spettacolare da ogni
punto di vista: recitazione, emozioni, scrittura... Sembrava molto crudo e
reale, anche per il fatto che hanno riesumato cose del passato (come la paura
di Tom di andare in prigione) e come ognuno di loro le ha lette. Onestà
brutale.
Succession è stata sezionata in ogni suo aspetto come non mai, che fosse
per discutere della trama, per commentare il comportamento dei Roy come fossero
persone reali, fare gossip sul loro guardaroba della cosiddetta “stealth
wealth” (la ricchezza che non si fa notare dei superricchi) o chissà che altro
ancora. La serie non solo si è distinta narrativamente e “drammaturgicamente” –
termine che uso di proposito, per chi avesse seguito quello che è successo dopo
che Jeremy Strong ha usato questo termine, che evidentemente per i parlanti medi
della lingua inglese deve essere una parola inusitata (qui)—,
ma anche per il linguaggio: un mix di vocabolario di alto livello e di frasi
buttate giù con disinvoltura e ricche di riferimenti: entusiasmante. Grandi
battute anche. La serie ha costruito parte del suo successo sulla cattiveria
umoristica e senza cuore, come ha ben notato Tim Goodman — che ha scelto questa quarta stagione per
il suo club della TV a cui ho partecipato commentando puntata per puntata e scrivendo
alcune della cose scritte qui — ed è vero che questa ferocia di personaggi
che ci comportano gli uni con gli altri nel modo più spietato che non è una
cosa sostenibile a lungo.
L’attesissima series finale mi ha lasciata appagata: è
stata intensa, imprevedibile, avvincente e sensata. L’ho guardata
immediatamente perché altrimenti chi sarebbe riuscito ad andare online senza
avere spoiler?
Pensavo che solo Kendall
avesse la possibilità di vincere, ma trattandosi di una sorta di tragedia
shakespeariana, non avrebbe potuto vincere. "Sono il figlio più
grande!" grida alla sorella che non vuole votare per lui, in una riunione
del consiglio che vede due posizioni in contrasto rispetto all’affare GoJo, 6 a
6, con il settimo voto di Shiv a deciderne la direzione. Mette davvero il dito
nella piaga: è un bambino che vuole il giocatolo per sé perché, come ricorda in
qualche scena prima, suo padre glielo ha promesso quando aveva solo 7 anni. Ho pensato che fosse piuttosto appropriato
che finisse la puntata, sconfitto, davanti all'acqua, il suo elemento
ricorrente nel corso delle stagioni. E in effetti, si ha anche la sensazione
che stia contemplando la possibilità di buttarsi dalla ringhiera e togliersi la
vita. Vederlo inquadrato da dietro mi ha fatto venire i brividi, perché mi è
venuto in mente l’analoga inquadratura di Logan nella sigla, ma di fronte al
consiglio di amministrazione, non da solo su una panchina fronte-fiume.
Roman è sempre stato
troppo emotivo e volubile per avere una possibilità. È stato sconsolante vedere
che si è reso conto che non erano niente. E Shiv tanto per cominciare era
incinta, non una situazione ideale per una persona inesperta che vuole per la
prima volta ricoprire quella posizione, e troppo ricca di opinioni per essere
solo la facciata americana di qualcun altro. Come ha detto loro il padre, non
erano "persone serie". Connor non è mai stato interessato.
Era logico che Tom fosse
incoronato come nuovo CEO della Waystar Royco: Shiv lo conosce perfettamente e,
alla fine, credo che sia stata la sua descrizione a venderlo a Matsson come
credibile candidato a quel suolo — che ironia. Inoltre, è
sempre stato mostrato come uno che lavora veramente (ha ripetuto più volte nel
corso della serie quanto fosse stanco, anche perché lavorava sempre), quindi in
un certo senso è anche giusto. Il suo matrimonio con Shiv è stato
esplicitamente anche un contratto d’interesse, e continua sulla stessa linea.
Il fatto che lei aspetti un bambino è un ulteriore vantaggio. Perfetta la scena
finale di loro in limousine con lui che, senza guardarla, le offre la mano e
lei gliela poggia sopra, ma lui non la stringe.
Questa serie ha parlato di
molte cose (il trauma di una dinamica familiare tossica, la rivalità, il
potere, l'approvazione dei genitori, la successione ovviamente...). Ha
riflettuto anche su come il capitalismo sfrenato ti spezza lo spirito, ti
succhia l'anima e ti rende infelice. Da questo punto di vista, le scene a casa
della madre dei ragazzi, Caroline (Harriet Walter), sono state un buon
contraltare. Hanno mostrato un'alternativa. I fratelli hanno potuto essere una
vera famiglia. Per quanto sullo sfondo lussureggiante ci siano stati feroci
litigi, erano felici, almeno per quello che è loro possibile, hanno saputo
trovare un’intesa e alla fine erano uniti. Non è stato così una volta tornati
all'ambiente aziendale.
La memorabile Succession in definitiva si è chiusa con un ennesimo colpo di scena, e con coerenza, in più c'è ampio spazio per uno spin-off. E se qualcuno non fosse soddisfatto, gli si può dire, non come insulto, ma come citazione telefilmicamente colta: “fuck off!”.