È
stato un magniloquente e coinvolgente spettacolo la cerimonia di apertura delle
Olimpiadi di Londra 1012 (Rai1, venerdì), che ha avuto la regia di Danny Boyle,
premio Oscar per Slumdog Millionaire.
Dopo la “presentazione” visivo-musicale
di Irlanda del Nord, Scozia, Galles e Inghilterra e il rintocco del batacchio
della campana olimpica si è ripercorsa
la storia del Regno Unito. Kenneth Branagh (Enrico
V, Troppo rumore per nulla), con
tanto di cilindro, in sostituzione di Marl Rylance ritiratosi per un lutto
familiare, ha recitato un brevissimo discorso da La Tempesta di Shakesperae.
La storia britannica è
stata ripercorsa partendo da un ideale passato rurale e bucolico (sogno di ogni classe
sociale) alle ciminiere della rivoluzione industriale, arrivando al suffragio alle
donne, e ai Beatles… Un’apparizione inaspettata è stata quella della Regina Elisabetta,
novella quanto inusuale Bond Girl, che si è idealmente (via finzione)
paracadutata sullo stadio olimpico insieme a 007- Daniel Craig, dopo l’arrivo
in elicottero.
Un segmento – quello che
mi è parso il più spettacolare – si è aperto con la lettura di un passaggio di Peter Pan da pare di JK Rowing (Harry Potter). Era dedicato ai bimbi, alle
storie scritte per loro, con un Voldemort gigante insieme altre figure “di
paura” e tante Mary Poppins che atterravano con i loro ombrellini, e a un ospedale
pensato per loro, il GOSH, fiore all’occhiello della sanità britannica.
Poi Rowan “Mr Bean”
Atkinson si è immaginato in “Momenti di gloria”, David Beckam su un motoscafo ha portato la torcia olimpica,
Emili Sandè ha intonato una canzone… C’è stato uno spazio dedicato alla musica e
al ballo (attività preferita dei giovani per eccellenza a quanto hanno
constatato) e agli anni ’60, ’70, ’90 e attuali
- ma perché non ’80 che tralasciavano di nominare, ho continuato a
chiedermi?
Poi la tradizionale sfilata
delle nazioni – con l’Italia che aveva Valentina Vezzali come portabandiera. Quello
che non mi ha convinto troppo è stato il
commento. I due addetti il cui nome mi sfugge, ma che leggo in Internet essere
di Claudio Icardi e Franco Bragagna, si parlavano addosso e ripetevano cose
appena dette come se non si sentissero a vicenda, erano in competizione con la
traccia audio in inglese che si sentiva sotto con il risultato che non era
chiara nessuna delle due. Probabilmente non è colpa loro, ma è stato come
minimo seccante.