lunedì 30 dicembre 2024

Le migliori nuove serie del 2024, secondo me


Agli inizi dell’anno non vedevo all’orizzonte tante nuove serie di cui essere entusiasta, ma mi sono dovuta presto ricredere perché ne sono fioccate di davvero notevoli. Come ogni anno scelgo i debutti, consapevole che tanti me ne sono persa per strada e magari recupero solo in seguito, come è stato con programmi come Fellow Travelers, The Curse, Bad Sisters (di cui devo ancora parlare) o For All Mankind, in passato. L’abbondanza fa rassegnare al fatto che non si può star dietro a tutto. E come sempre non menziono programmi che hanno debuttato in precedenza e che, ancora in corso, sono fra i migliori in circolazione, che sia Industry, Evil, Somebody Somewhere, Silo o quant’altro.

Senza un ordine specifico, conto tra le migliori serie dell’anno:

-        Ripley: il neo-noir dal prestigioso pedigree, in buona parte ambientato in Italia, di cui ho parlato qui

-        One day: la romantica rivisitazione televisiva dell’omonimo romanzo già trasposto al cinema – qui.

-        Baby Reindeer: la potente storia autobiografica di stalking e stupro subiti da un comico – qui.

-        My Lady Jane: l’esilarante, bizzarra e romantica riscrittura della storia inglese che vede sopravvivere la “regina dei nove giorni” – qui.

-        Agatha All Along: un’avvincente avventura stregonesca dall’universo Marvel – qui.

-      Fallout: l’ucronia post-apocalittica basata su un videogioco che sembra aver conquistato un  po’ tutti – qui.

-        Nobody Wants This: l’inaspettata storia d’amore fra una rabbino e una gentile su cui ancora devo scrivere.

-        Mary & George: sulle macchinazioni della contessa di Buckingam e del figlio per sedure re Giacomo I – ne ho appena scritto qui

-       Douglas in cancelled: sul #metoo e la cultura della cancellazione, di cui pure parlerò prossimamente

-        Shōgun sul primo marinaio inglese naufragato in Giappone nel 1600 che si ritrova coinvolto fra le lotte di potere dei feudatari locali – sopravvalutato, mi pare, ma meritevole comunque di finire in questa lista, e anche di questo parlerò in seguito.

Titoli che molti lodano ma che non ho (ancora) visto sono The Day of the Jackal, The Penguin, The Gentlemen, Disclaimer, English Teacher, Fantasmas, True Detective: Night Country…

E voi? Quali nuove serie contate fra le migliori dell’anno?

 

 


venerdì 20 dicembre 2024

MARY & GEORGE: un dramma storico salace

Basato sul libro di Benjamin Woolley “L'assassino del re” – “The king's assassin: The Secret Plot to Murder King James I”, Mary and George (Sky Atlantic – qui il promo in italiano), ambientato nel XVII° secolo, narra di una donna di umili natali, passato che tiene ben celato, Mary Villiers (una viscerale, sempre acutissima Julianne Moore, qui anche produttrice esecutiva), che diventa Contessa di Buckingham, che istruisce il proprio secondo figlio, l’avvenente George (Nicholas Galitzine), perché diventi l’amante e il nuovo favorito di re Giacomo I (Tony Curran) come via privilegiata per aver accesso al potere.

Lui inizialmente non vuole saperne di essere spedito in Francia per essere educato alla maniera delle corti, tanto più che è innamorato di Jenny, una serva di casa, ma la scaltra, ambiziosa madre, che non può avere in prima persona quello che il figlio riesce ad ottenere anche grazie alla propria prestanza fisica, è risoluta. Morto il marito, caduto dalle scale mentre la picchiava (e lei non si è certo precipitata a chiamare aiuto), sposa il ricco Sir Thomas Compton (Sean Gilder) e indirizza al meglio il secondogenito, consapevole che il primo, John (Tom Victor), ha problemi mentali che lo rendono anche violento, per quanto lei si adoperi per sposarlo alla riottosa figlia di Sir Edward Coke (Adrian Rawlins), nonostante la volontà contraria della madre di lei, Lady Hatton (Nicola Walker). Mary, ora rabbiosa, ora deferente, ora maliziosa, è astuta e l’unica su cui può fare affidamento è una prostituta Sandie Brookes (Niamh Algar) a cui si lega sentimentalmente. Ha però il sostegno della moglie del re, la Regina Anna (Trine Dyrholm), che mal sopporta i numerosi amanti del consorte, così come del resto fatica a digerirli il figlio, il principe Carlo (Samuel Blenkin), che si sente trascurato. George perciò, gli piaccia o meno, viene inviato ad apprendere francese, scherma, ballo e riceve anche un’ampia e versatile educazione sessuale, e tornato in suolo inglese deve imparare da una lato a navigare la corte, e in particolare l’attuale favorito del re, Robert Carr (Laurie Davidson), Duca di Somerset, che lo vede adeguatamente come una minaccia, dall’altro gli umori del sovrano. Progressivamente infastidito dalle ingerenze della madre, viene accostato da Sir Francis Bacon (Mark O’Halloran) che vuole approfittarne per farne una propria pedina. Del resto lui sta imparando, e in fretta, ma non è smaliziato quanto i due veterani.

Nel salace dramma storico britannico in sette puntate ideato da D.C. Moore (Killing Eve) non si è certo timidi. In modo più facilmente evidente è perché è pieno di nudità, orge, appetiti lascivi. “I corpi sono solo corpi” viene ricordato a George, con una frase che rivela l’etica che muove la serie tutta, ovvero esplorare e indagare il corpo come strumento di potere, come mezzo per elevare la propria posizione sociale. C’è poco romanticismo qui, e sebbene la lussuria di re James sia anche mostrata in termini sentimentali, è sfruttata in prevalenza come strumento per avere il suo favore e, con quello, un ruolo di rilievo. Il corpo perciò diventa in modo esplicito un bene che ha un peso economico e politico. Per lo spettatore è affascinante da seguire, per i coinvolti non sempre equivale a piacere.

Un’atra colonna portante delle vicende è la manipolazione: tradimenti, omicidi, bullismo, violenza, alleanze… c’è ogni tipo di intrigo, ma su tutte regna sovrana la capacità di raggirare e piegare con intelligenza gli altri e le situazioni ai propri interessi, cosa in cui eccellono Mary e Sir Francis Bacon. Se il re sembra meno interessato alle questioni di stato che all’intrattenimento, non di meno conosce il proprio ruolo, come gestire il parlamento, il rapporto con la Scozia, le dinamiche di religione… non è uno sprovveduto anche se il suo darsi ad una vita godereccia può far pensare altrimenti.   

Non sarebbe guastato maggiore approfondimento psicologico – le scelte di Mary rispetto al primogenito ad esempio, fanno accapponare la pelle e potevano avere maggiore giustificazione. Scrive bene però Lucy Mangan sul Guardian, quando dice che la miniserie ha “il rigore narrativo di The Favourite, lo stile disciplinato di The Great, un pizzico dell'eccesso di The Tudors e abbastanza sesso da rendere felici anche i fan di Bridgerton. È un'ottima combinazione”.

La notevole sigla viene descritta così dai realizzatori, il Peter Anderson Studio: “La nostra sequenza per Mary & George fonde artisticamente scene del dramma, travestite da dipinti a olio dell’era giacobina, e opere d'arte d'epoca. Le scritte agiscono come un portale attraverso il quale il pubblico viene attirato, offrendo finestre su un mondo pieno di segreti e silenziose macchinazioni. Ogni credit diventa uno spioncino nell'anima di coloro che si contendono il potere nelle oscure corti della storia.

martedì 10 dicembre 2024

FALLOUT: un'ucronia distopica post-apocalittica

Basato sulla serie di videogiochi di ruolo ideata da Tim Cain e Leonard Boyarsky, che non serve conoscere per ben seguire le vicende, Fallout (Amazon Prime) è una coinvolgente ucronia distopica post-apocalittica che ha ricevuto grandi consensi di critica; nel mio apprezzamento ha un solo grande limite: è parecchio violenta. Si sente che è una violenza “da videogioco”; sarà che sto invecchiando ma mi ha dato fastidio ugualmente, anche se è coerente con il mondo che ritrae. Non così tanto da impedirmi di proseguirla, ma a sufficienza da valutarne la possibilità. Mi ha ricordato Westworld in questo senso e non è un caso che, ideata da Graham Wagner and Geneva Robertson-Dworet che sono showrunner, sia stata sviluppata da Jonathan Nolan e Lisa Joy che sono appunto le menti dietro al successo di quella serie targata HBO.

Nel 2077 la società americana ci appare retrofuturistica: i valori e l’estetica degli anni ’50 del Novecento sono ancora l’ultimo grido, ma dopo la seconda Guerra Mondiale il mondo se lo spartiscono Stati Uniti e il blocco comunista di URSS e Cina. Cooper Howard (Walton Goggins) è un amato attore di western che si è ridotto a partecipare come animatore alle feste di compleanno. La minaccia nucleare incombe e sono stati realizzati numerosi rifugi anti-atomici (che solo i più ricchi possono permettersi), per cui in italiano è stata mantenuta la dicitura Vault (che significa “caveau” o “camera blindata”, in inglese), realizzati dalla Vault-Tec che, come si scopre dopo qualche puntata, intendeva eseguirvi esperimenti socio-psicologici a insaputa di chi vi avrebbe abitato. Il 23 ottobre di quell’anno accade il peggio, una guerra termonucleare annichilisce miliardi di persone e devasta il territorio e pochi hanno accesso ai Vault.

219 anni dopo, nel 2296, Lucy MacLean (Ella Purnell), nell’ordinata, sicura vita del Vault 33 sta per sposare con un matrimonio combinato un abitante del Vault 32, che lei non conosce, ma che è collegato con il Vault 31. A seguito delle nozze si scopre che in realtà gli invitati del Vault 32 altro non sono se non predoni guidati da Lee Moldaver (Sarita Choudhury), che distruggono quello che trovano, uccidono gli abitanti e finiscono per rapire Hank MacLean (Kyle MacLachlan), padre di Lucy e soprintendente del Vault 33. La ragazza perciò decide di lasciare quello che conosce alle sue spalle, compreso il timido fratello Norman "Norm" (Moisés Arias), che dal canto suo cercherà di esplorare i vari bunker facendo sorprendenti scoperte. Esce nel mondo esterno alla ricerca del padre. La California che vede è un mondo arido, desolato, selvaggio, ostile e grandemente contaminato – e scene sono state girate a Kolmanskop, una città fantasma in un deserto della Namibia – ed è abitato da disperati che cercano di sopravvivere alla meno peggio. Nel suo cammino incontra Maximus (Aaron Moten), che è inizialmente solo apprendista poi scudiero, ma aspira a diventare cavaliere della Confraternita d'Acciaio, un'organizzazione il cui obiettivo è proteggere la Zona Contaminata  e mira a identificare e ricercare tecnologia pre-bellica. Fra i due nasce presto una simpatia e complicità. Deve guardarsi invece da quel Cooper Howard che era attore ed è stato trasformato dalle radiazioni in un Ghoul e ora è un cacciatore di taglie senza scrupoli. Uno dei suoi obiettivi, al momento è Wilzig (Michael Emerson), uno scienziato.

La perdita di innocenza è un tema importante della serie: cresciuta nel Vault, credendo nelle buone maniere, nell’importanza di prestare attenzione agli altri e nella cooperazione, Lucy ha una certa ingenuità nell’emergere dal sottosuolo. Sono principi in cui crede veramente, e che cerca di applicare comunque perché ritiene siano la base per un mondo migliore, ma allo stesso tempo deve scontrarsi con una realtà che non le fa sconti e ne rimane sempre vagamente scandalizzata. Le minacce sono moltissime: che sia evitare di essere mangiata da un enorme mostro marino per il quale è stata usata come esca (1.02) o sfuggire ai venditori di organi a cui il Ghoul l’ha barattata in cambio di farmaci (1.04). Questa purezza, che è in lei conservata a dispetto di quello che vede, è in parte la sua forza. Lo stesso vale per Maximus che ha molto idealismo nel voler diventare cavaliere, sogna di indossarne con fierezza l’armatura, ma si scontra con la realtà. E lo stesso Cooper ora è una sorta di cowboy mutante – e qui tornano echi di Westworld – ma in passato non era il bruto che è ora – molti flashback che illustrano anche la relazione con sua moglie Barb (Frances Turner), un pezzo grosso della Vault-Tec, lo mostrano come una persona amabile, al di là anche dei ruoli che come attore è costretto a recitare. In che modo cambiamo? Desideriamo le stesse cose quando siamo diventate persone diverse?

Il pianeta è devastato – e vengono alla mente Silo, the Last of Us, Moonhaven…la Terra alla luce del sole è la realtà però più di quanto non lo sia la comunità sotterranea che in qualche modo ripete rituali che appartengono a un mondo che non esiste più e si aggrappa ad una storia che suona falsa. E quel mondo era comunque tale per cui sotto l’apparenza di interesse per l’umanità c’erano giochi sporchi di concorrenza economica che vedevano nella guerra solo un’occasione di profitto. Nel denunciarlo non ci si illude che la natura umana sia nobile. Gli ultimi episodi, con numerosi inaspettati colpi di scena, gettano nuova luce sugli eventi tutti.

Un’appassionante avventura, in definitiva, a stomacare la violenza. Io prevedo di continuare a seguirla.