Ideata da
Ben Kronengold e Rebecca Shaw, Adults (Disney TV+) è stata definita una Friends
della Gen Z, sebbene non sia una sit-com multicamera. Il paragone regge nella
misura in cui parla di giovani adulti che sono amici fra loro e condividono un
appartamento a New York, in questo caso l’abitazione in cui è cresciuto uno di
loro nel Queens, e che con la co-abitazione affrontano insieme anche le piccole
e grandi sfide della vita, lavorative, sentimentali, sociali. È stato anche accostato a Happy Endings
e Girls. Originariamente di intitolava Snowflakes e, come per Friends,
è stato scelto un cast di talenti poco conosciuti per interpretare i
personaggi.
Protagonisti
sono Samir (Malik Elassal), che è il proprietario della casa che usa mentre i
genitori sono via ed è un ragazzo molto dolce e benintenzionato ma pieno di
ansia e in difficoltà nel trovare lavoro; Billie (Lucy Freyer), amica d’infanzia
di Samir, che si vede licenziata per aver seguito il cattivo consiglio di
minacciare il proprio capo nel tentativo di fare carriera più velocemente e fa
fatica a trovare il proprio posto nel mondo, legata ai tempi del liceo dove
invece brillava, tanto che si reca un po’ troppo spesso nella sua vecchia
scuola e finisce per avere una relazione con un suo vecchio insegnante; Anton (Owen
Thiele), amico di lunga data di Samir, che è un ragazzo che ha molta facilità nel
fare amicizia con tutti, perfino troppo (in 1.03 questo lo porta a invitare
involontariamente in casa un accoltellatore ricercato), ma che allo stesso
tempo non riesce a lasciarsi andare e prendere un impegno con qualcuno che
nella sua vita diventi un partner sessual-sentimentale significativo; Issa (Amita
Rao, Deli Boys), la più disinibita e drammatica del gruppo, che passa da
un lavoro e un partner all’altro, in questo momento insegna danza ai bambini e
frequenta Paul Baker (Jack Innanen), che viene sempre chiamato sia con nome che
con cognome, un ragazzo bisessuale di origine canadese che va a vivere con il
gruppo proprio per la propria relazione con Issa.
L'impatto
iniziale con la serie non mi ha entusiasmata, forse perché l’ho trovata un po’
troppo sfrontata e caricata, irriverente e cringe, una caratteristica che
rimane nel tempo – e gli aspetti più spigolosi sono quelli a mio avviso meno
riusciti. Proprio nel pilot, Issa per rispondere irritata dal fatto che in
metropolitana un uomo stesse masturbandosi davanti a tutti, di risposa fa lo
stesso, senza rendersi conto di come questo peggiori le cose. L’umanità e la
genuina amicizia fra i personaggi e la loro apertura mi ha poi però convinta, e
ci sono momenti autenticamente esilaranti. Una volta conosciuti i personaggi,
per quanto non definiti ancora in modo forte, sono diventati più reali. Sono
insicuri, non ancora veri adulti a dispetto del titolo, ma un po’ allo sbando
mentre cercano di diventarlo. E non lo si diventa solo per età, come sembra
suggerire la serie: quando Billie comincia a frequentare il suo vecchio prof
del liceo, Andrew, o Mr Teacher (Charlie Cox) come tutti lo chiamano, si
rendono conto che è più incasinato di loro.
Non sono
persone particolarmente brillanti, sono ragazzi qualunque alle prese con la
carriera, le relazioni sentimentali, i problemi di salute… e non hanno
minimamente chi li guida, qualcuno che ci sia già passato che possa dar loro
dei consigli o con cui confrontarsi, anche magari scontrandosi. Devono cavarsela da soli, improvvisando, e in
una società apparentemente senza freni, priva di vere regole codificate. Forse
anche per quello fanno cappelle madornali con nonchalance, e fra loro non ci
sono barriere, la parola privacy non sembra far parte del loro vocabolario,
nemmeno se si tratta di usare il bagno. Ognuno è fortemente concentrato su di sé
e l’ansia di essere “senza direzione” sembra essere una nota distintiva del
descrivere la generazione Z. Allo stesso tempo traggono però forza da quella
intimità, fisica ed emotiva, dal sostegno reciproco e dalla co-dipendenza, e
possono condividere letteralmente tutto, anche le cose più vergognose o
imbarazzanti con i propri amici, sapendo di trovare accoglienza, e con la
garanzia di quello che chiamano “mind wipe”, ovvero con la richiesta che quello
che andranno a dire venga poi cancellato dalla memoria immediatamente. Nelle
situazioni varie si impegnano genuinamente e talvolta finiscono per peggiorare
le situazione, ma proseguono ugualmente.
Scrive
bene Angie
Han nell’Hollywood Reporter, quando dice “le conversazioni di gruppo
sono un vortice di chiacchiere, che saltano tra insulti scherzosi, consigli
sbagliati e riflessioni oziose sui misteri irrisolvibili della vita
("Cos'è un JoJo Siwa?") mentre sgranocchiano cereali a colazione.
Sono questi i tocchi che conferiscono ad Adults la sua piacevole
atmosfera di vita vissuta; basta uno sguardo a questo gruppo di persone
ammassate l'una sull'altra sul divano per capire che lo fanno da anni”. E
coglie bene anche Alan
Sepinwall su Rolling Stone quando la descrive come un'impressionante
miscela di farsa, satira sociale e commedia di carattere, piena in egual misura
di stupidità e di vibe amichevoli.
La parte più vulnerabile e relazionabile alla fine è quella che prende di più, non quando Billie cerca una relazione a tre (1.08), ma quando Issa e Paul Baker decidono di sposarsi perché lui non venga deportato, salvo poi avere entrambi molti dubbi perché il matrimonio forse deve essere altro. Anche quando le situazioni sono molto esagerate, c’è molto umorismo, e la serie funziona. Una seconda stagione è stata confermata.











