Perché il
male trionfi è sufficiente che i buoni non facciano nulla, si dice. Questo non
significa che i buoni che non fanno nulla siano più colpevoli di condanna di
coloro che perpetrano il male. Eppure questa sembra la posizione assunta da Douglas
is Cancelled (della britannica ITV1): non condivido questa pozione, ma per
il resto ho trovato la miniserie ugualmente eccezionale. E se è vero che come
dice la usuale dicitura “non tutti gli uomini” si macchiano di comportamenti
misogini, anche coloro che non mettono in atto direttamente di quei
comportamenti, non possono davvero considerarsi brave persone, ma tradiscono
coloro di cui si ritengono alleati se non denunciano, non si dissociano, non
traggono vantaggi indiretti dal comportamento scorretto degli altri. Questa è
una posizione che assolutamente invece condivido. E la recitazione è di gran
livello, la regia è dinamica, ma quello che davvero rende superlative le
quattro putate ideate a scritte da Steven Moffat (Doctor Who, Sherlock)
è una sceneggiatura graffiante, cesellata, e dialoghi incalzanti, brillanti,
micidiali. E se le prime due puntate preparano il terreno, la terza e la quarta
sono una escalation ed una detonazione memorabili.
Douglas
Bellowes (Hugh Bonneville, Downton Abbey, Paddington) è l’amato e
rispettato presentatore del notiziario Live at Six che conduce da più di
30 anni. Divide lo schermo con una giornalista molto più giovane di lui, Madeline
Crow (Karen Gillan, Doctor Who) che lo adora fin da quando era bambina ed
ha con lui un’intesa professionale invidiabile. Si considerano amici. Douglas a
un matrimonio fa una battuta che un tweet descrive come sessista, ma lui dice
di non la ricordarla perché aveva bevuto, anche se non così tanto da essere
ubriaco. Nel cercare di arginare le conseguenze negative di quel post, si
precipita una spirale che porta alle rivelazione di che cosa abbia veramente
detto con tutte le conseguenze del caso. A cercare di proteggerlo
professionalmente sono la moglie Sheila (Alex Kingston; ER), redattrice
di un giornale scandalistico; l’inutile agente Bently (Simon Russell Beale, House
of the Dragon) e il suo produttore Toby (Ben Miles, The Crown), che
assume anche un comico, Morgan (Nick Mohammed, Ted Lasso), per
scrivergli una battuta umoristica che sia abbastanza credibile da essere
percepita come di cattivo gusto, ma non così offensiva da portare alla sua
rovina professionale, una “misoginia family-friendly” (1.04). Madeline dice a
Douglas che lo vuole aiutare, e lui non vuole sfigurare davanti alla figlia Claudia
(Madeleine Power), attivista in campo sociale che è convinta che il padre non
le mentirebbe mai. Si precipita verso il disastro.
ATTENZIONE
SPOILER NEI PROSSIMI DUE PARAGRAFI
È con senso di profondo disagio che si assiste
a Madeline che deve subire le viscide, sottoli molestie del produttore Toby
(1.03): nulla di apparentemente grave accade davvero, lui la invita a bere
nella sua camera d’albergo, la interroga sulle sue posizioni femministe, si
spoglia per andare a farsi un bagno…eppure nel ping-pong fra i due, non c’è il
minimo dubbio sulla sgradevolezza e gravità della situazione, che vede uno con
il potere di distruggere l’altra, e le indecisa se andarsene e mollare tutto o
rimanere e difendersi, barcamenarsi come meglio riesce per non perdere quello
per cui ha lavorato e a cui ambisce. Una situazione atroce. A Douglas, recatosi
lì per altro, apre lei la porta nella stanza di Toby, dove lui aveva messo
fuori il cartello “non disturbare” e Douglas dà per scontato che lei ci vada a
letto (cosa che in realtà non fa, scopriremo in seguito). Andandosene commenta
solo che la carriera che farà vale lo scotto che deve pagare. Qui davvero la
grandezza delle sceneggiatura sta nel non detto, nell’elusione, e nel comportamento
predatorio e intimidatorio mascherato da buone maniere e nel terrore di non
sapere bene come gestire tutto. Una vera forza della natura è stata in
particolare in questo tour de force Karen Gillan.
Nell’episodio
successivo (1.04) Madeline si offre di fare una simulazione di intervista a
Douglas, che deve affrontarne una vera, usando “ogni sporco trucco” che
presumibilmente userà poi la giornalista con lui. E in un rimpiattino fra gatto
e topo senza esclusione di colpi finisce per estirpargli la verità. E la famosa
battuta da lui pronunciata alla festa di matrimonio. Alla domanda su quando
avesse capito che la collega avrebbe avuto successo, aveva risposto, anzi
rispondeva in più di un’occasione, che era quando la aveva vista nella stanza
d’albergo del produttore. Lui, che si dichiarava amico, che l’ha vista
terrorizzata, fa ridere gli amici alle sue spalle insinuando che il suo
successo non è dovuto alla sua bravura, ma a con chi è finita sotto le lenzuola.
La puntata lascia senza fiato per come è ingegnata, una partita a scacchi di
mosse e contromosse, in cui i rapporti personali fra tutti i personaggi (moglie
e figlia di lui comprese) si modificano sul filo di quanto accade domanda dopo
domanda. E certe volte una battuta non è solo una battuta, è sintomo di una
cultura sottostante molto più perniciosa di quanto apparentemente non sia. Douglas alla fine viene “cancellato”, ma non
per quello che ha detto in quell’occasione. Come dicevo in apertura, è
legittimo domandarsi, perché accanirsi più contro Douglas che contro Toby, e la
spiegazione è stata data. Ha il suo valore.
Una serie grandiosa, al vetriolo, anche divertente, sul ruolo dei social media, e sull’uso delle parole, sull’ambiguità di comportamenti e di discorsi, sul femminismo, sul #metoo, sulla cancel culture…