Basato
sulla serie di videogiochi di ruolo ideata da Tim Cain e Leonard Boyarsky, che
non serve conoscere per ben seguire le vicende, Fallout (Amazon Prime) è
una coinvolgente ucronia distopica post-apocalittica che ha ricevuto grandi
consensi di critica; nel mio apprezzamento ha un solo grande limite: è
parecchio violenta. Si sente che è una violenza “da videogioco”; sarà che sto
invecchiando ma mi ha dato fastidio ugualmente, anche se è coerente con il
mondo che ritrae. Non così tanto da impedirmi di proseguirla, ma a sufficienza
da valutarne la possibilità. Mi ha ricordato Westworld in questo senso e
non è un caso che, ideata da Graham Wagner and Geneva Robertson-Dworet che sono
showrunner, sia stata sviluppata da Jonathan Nolan e Lisa Joy che sono appunto
le menti dietro al successo di quella serie targata HBO.
Nel 2077
la società americana ci appare retrofuturistica: i valori e l’estetica degli
anni ’50 del Novecento sono ancora l’ultimo grido, ma dopo la seconda Guerra
Mondiale il mondo se lo spartiscono Stati Uniti e il blocco comunista di URSS e
Cina. Cooper Howard (Walton Goggins) è un amato attore di western che si è
ridotto a partecipare come animatore alle feste di compleanno. La minaccia
nucleare incombe e sono stati realizzati numerosi rifugi anti-atomici (che solo
i più ricchi possono permettersi), per cui in italiano è stata mantenuta la
dicitura Vault (che significa “caveau” o “camera blindata”, in inglese),
realizzati dalla Vault-Tec che, come si scopre dopo qualche puntata, intendeva
eseguirvi esperimenti socio-psicologici a insaputa di chi vi avrebbe abitato.
Il 23 ottobre di quell’anno accade il peggio, una guerra termonucleare
annichilisce miliardi di persone e devasta il territorio e pochi hanno accesso
ai Vault.
219 anni
dopo, nel 2296, Lucy MacLean (Ella Purnell), nell’ordinata, sicura vita del
Vault 33 sta per sposare con un matrimonio combinato un abitante del Vault 32,
che lei non conosce, ma che è collegato con il Vault 31. A seguito delle nozze si
scopre che in realtà gli invitati del Vault 32 altro non sono se non predoni
guidati da Lee Moldaver (Sarita Choudhury), che distruggono quello che trovano,
uccidono gli abitanti e finiscono per rapire Hank MacLean (Kyle MacLachlan),
padre di Lucy e soprintendente del Vault 33. La ragazza perciò decide di lasciare
quello che conosce alle sue spalle, compreso il timido fratello Norman
"Norm" (Moisés Arias), che dal canto suo cercherà di esplorare i vari
bunker facendo sorprendenti scoperte. Esce nel mondo esterno alla ricerca del
padre. La California che vede è un mondo arido, desolato, selvaggio, ostile e
grandemente contaminato – e scene sono state girate a Kolmanskop, una città
fantasma in un deserto della Namibia – ed è abitato da disperati che cercano di
sopravvivere alla meno peggio. Nel suo cammino incontra Maximus (Aaron Moten), che
è inizialmente solo apprendista poi scudiero, ma aspira a diventare cavaliere della
Confraternita d'Acciaio, un'organizzazione il cui obiettivo è proteggere la
Zona Contaminata e mira a identificare e
ricercare tecnologia pre-bellica. Fra i due nasce presto una simpatia e
complicità. Deve guardarsi invece da quel Cooper Howard che era attore ed è
stato trasformato dalle radiazioni in un Ghoul e ora è un cacciatore di taglie
senza scrupoli. Uno dei suoi obiettivi, al momento è Wilzig (Michael Emerson),
uno scienziato.
La
perdita di innocenza è un tema importante della serie: cresciuta nel Vault,
credendo nelle buone maniere, nell’importanza di prestare attenzione agli altri
e nella cooperazione, Lucy ha una certa ingenuità nell’emergere dal sottosuolo.
Sono principi in cui crede veramente, e che cerca di applicare comunque perché
ritiene siano la base per un mondo migliore, ma allo stesso tempo deve
scontrarsi con una realtà che non le fa sconti e ne rimane sempre vagamente
scandalizzata. Le minacce sono moltissime: che sia evitare di essere mangiata
da un enorme mostro marino per il quale è stata usata come esca (1.02) o sfuggire
ai venditori di organi a cui il Ghoul l’ha barattata in cambio di farmaci
(1.04). Questa purezza, che è in lei conservata a dispetto di quello che vede,
è in parte la sua forza. Lo stesso vale per Maximus che ha molto idealismo nel
voler diventare cavaliere, sogna di indossarne con fierezza l’armatura, ma si
scontra con la realtà. E lo stesso Cooper ora è una sorta di cowboy mutante – e
qui tornano echi di Westworld – ma in passato non era il bruto che è ora
– molti flashback che illustrano anche la relazione con sua moglie Barb
(Frances Turner), un pezzo grosso della Vault-Tec, lo mostrano come una persona
amabile, al di là anche dei ruoli che come attore è costretto a recitare.
Il
pianeta è devastato – e vengono alla mente Silo, the Last of Us, Moonhaven…la
Terra alla luce del sole è la realtà però più di quanto non lo sia la comunità
sotterranea che in qualche modo ripete rituali che appartengono a un mondo che
non esiste più e si aggrappa ad una storia che suona falsa. E quel mondo era
comunque tale per cui sotto l’apparenza di interesse per l’umanità c’erano
giochi sporchi di concorrenza economica che vedevano nella guerra solo un’occasione
di profitto. Nel denunciarlo non ci si illude che la natura umana sia nobile.
Gli ultimi episodi, con numerosi inaspettati colpi di scena, gettano nuova luce
sugli eventi tutti.
Un’appassionante
avventura, in definitiva, a stomacare la violenza. Io prevedo di continuare a
seguirla.