lunedì 1 luglio 2013

SMASH: la seconda stagione

 
Forse Smash si salverà. Cancellato dalla NBC dopo due stagioni di messa in onda, dopo le repliche forse continuerà per una terza stagione su Ovation TV. Girano voci di una possibilità. Se il sipario calasse dopo la seconda stagione però non piangerei.
La prima stagione aveva avuto parecchi difetti, dopo il boom iniziale, ma era comunque stata piacevole. La seconda stagione - che era stata affidata al produttore esecutivo Joshua Safran (Gossip Girl), che ha sostituito l’ideatrice Theresa Rebeck licenziata perché il programma stava andando male -, ha sbandato di continuo, non sapendo bene da che parte andare prima di focalizzarsi sulla rivalità fra il musical “Bombshell”, quello dedicato a Marilyn Monroe a cui ideazione è stata dedicata tutta la prima stagione, e il rivale “Hit List”, di alcuni autori emergenti che sono presto diventati parte integrante della storia.
Due sole cose hanno davvero funzionato: la sempre luminosa Megan Hilty nel ruolo di Ivy Lynn, ugola impeccabile piena di energia e carica, tanto brava a mostrarsi grintosa e carismatica quanto vulnerabile e insicura; e la traccia di riflessione meta-testuale che la serie ha sempre mantenuto, dalle puntate iniziali in cui ha incorporato, riferendole a Bombshell, le critiche ricevute dal programma – compreso il riferimento alle sciarpe indossate dal personaggio di Julia Houston (Debra Messing), subito sparite – e facendo gli aggiustamenti degli elementi che non erano stati graditi (uno per tutti l’eliminazione della storia familiare di Julia), fino alla fine  con le nomination e la consegna dei Tony Awards.
C’è stato qualche momento luminoso – la morte di Kyle Bishop (Andy Mientus) ad esempio, librettista di Hit List, nonostante sia rimasta la sensazione di un escamotage per risvegliare un pubblico letargico -, ma per il resto è come se la serie avesse fatto i movimenti giusti, ma senza sapere perché li stava facendo.  Il  plot iniziale con l’introduzione della star di Broadway Veronica Moore (Jennifer Hudson) si è persa chissà dove, e Ivy che è entrata nel cast de Le relazioni pericolose, è sembrato un parcheggio temporaneo per mancanza di idee su come utilizzare il personaggio  - gradita comparsata di Sean Hayes a parte.
Karen (Katharine McPhee), che sa ancora di latte e che fa la scopritrice di talenti credendo nel povero compositore sconosciuto dal passato difficile, Jimmy (Jeremy Jordan), che grazie a lei riesce a sfondare, è stata una scelta risibile. E la storia sentimentale fra lei e Jimmy è stata penosa da guardare. Prima di tutto non sono riuscita a trovare credibile Jeremy Jordan come eterosessuale. Magari lo è anche, per quello che ne so. Non voglio che il mio sia un commento sessista – se qualcuno mi dovesse segnalare che lo è, me ne vergognerei. Non credo ci sia un solo modo di essere eterosessuali, ma lui non è riuscito a convincermi di esserlo, forse anche perché con la McPhee non c’era la benché minima alchimia. Crederli attratti l’uno dall’altra è stato al di sopra della mia possibilità di sospendere l’incredulità.  
Il peccato mortale di questa stagione poi è stato quello di non usare, praticamente, le canzoni del musical utilizzate nella prima stagione. Se è vero che non ci si poteva adagiare solo quelle per un’intera altra stagione, non farle più sentire in toto pure non è stata la più brillante delle idee.
La recitazione c’era: Anjelica Huston, Jack Davenport, Christin Borle, oltre alle già citate Hilty e Messing, hanno dato il meglio. Ma mancava la magia.

Nessun commento:

Posta un commento