sabato 13 dicembre 2014

TV 2014: le migliori nuove serie


Scegliere le migliori serie dell'anno per me è sempre un'impresa, perché sono spesso indietro nella visione. Mi ritrovo in un po' tutte le liste che ho letto, in linea di massima, e proprio dovessi scegliere una e una sola serie come migliore per quest'anno, fra quelle che ormai ci accompagnano da tempo, metterei sul podio The Good Wife, che sta avendo un periodo spettacoloso. Mi sento sempre in dovere di rimarcare che non avevo valutato un granché questa serie in origine proprio perché rimango sempre a bocca aperta di quanto sia potente e di quanto sia cresciuta: apparentemente semplice, è in realtà intricata e complessa, narrativamente e umanamente.

Se preferisco non fare una lista di migliori programmi, mi piace però scegliere le migliori nuove serie dell'anno, almeno secondo per me.

Sono:

TRANSPARENT: questo drama-comedy ideato da Jill Soloway, e distribuito da Amazon, ha come protagonista principale un professore di scienze politiche ormai anziano, Mort, da tempo separato dalla moglie, che decide di fare coming out come transgender e di mostrarsi ora come una donna, Maura, ai suoi tre figli ormai adulti le cui vicende pure seguiamo. Non solo tratta un tema originale e socialmente attuale, ma è una pungente riflessione sull’identità e sulla percezione di noi stessi in paragone a come gli altri ci percepiscono dall’esterno. Ancora non vi ho dedicato un post apposito, ma conto di farlo. Tutto il cast è superbo, in primis Jeffrey Tambor (Mort/Maura). Facilmente questa potrebbe essere la migliore fra le serie dell’anno, in assoluto, nuove o vecchie che siano, punto.  

SILICON VALLEY: un specie di The Big Bang Theory come la farebbe la HBO con una spruzzata di Beavis and Butthead, Silicon Valley racconta la nascita di un algoritmo di compressione musicale, denominato Pied Piper (Pifferaio Magico), ad opera di un gruppo di programmatori di computer tanto geeky quanto di talento, che lavorano insieme in una start-up  e vivono insieme. La sit-com, esilarante con intelligenza e un pizzico di tenerezza, racconta della lotta fra loro e le grandi corporazioni della tecnologia informatica. Tutto il cast è eccellente, ma i boss dei rivali Gavin Belson e Peter Gregory, interpretati da Matt Ross (Big Love) e da Christophen Evan Welch (Rubicon), prematuramente scomparso poco più di un anno  fa, sono da annali. Sotto i riflettori c’è anche la definizione di mascolinità. In più, a quanto dicono, per chi è in grado di coglierli, ci sono un sacco di riferimenti alla realtà della vera Silicon Valley. 

THE LEFTOVERS: questa serie è uno straziante grido di dolore.  So che indicarla fra le migliori dell'anno sarà una scelta impopolare. Molti non sono stati convinti dal progetto Perrotta/Lindelof. Tanti hanno detto di aver avuto difficoltà a capirlo. Ne prendo atto, ma io non ho avuto questa esperienza. Ci sono dei momenti onirici alla Lost, è vero, che magari possono disorientare, ma non è come se fosse il re-make de Il Prigioniero. Non è certo un feel-good drama, questo è sicuro; non è una botta di vita. Detto questo, l'ho trovata davvero eccellente. Mi è piaciuto anche come ha calibrato l'equilibrio fra le puntate singole, che in qualche caso erano autoconclusive quasi, e l'arco di stagione. Intenso, potente, e con molta risonanza nella vita di ciascuno, credo. Per il resto, la mia recensione la trovate qui.

Una menzione onorevole spetta a:

TRUE DETECTIVE: con i pregi e i difetti che ho riscontrato quando ne ho parlato qui, ha dato nuova vita al poliziesco antologico, diventando istantaneamente un nuovo classico.

FARGO: questa serie antologica è costruita benissimo, per tono in equilibrio fra tragedia e ironia, fra piccinerie umane, pavidità e guizzi di umorismo nero, per ambientazione atmosferica e per recitazione: la poliziotta Molly ( Allison Tolman), l’uxoricida Lester (Martin Freeman), il padre single Gus (Colin Hanks), il killer Malvo (Billy Bob Thornton)… Il motivo che non me la fa amare di cuore, pur apprezzandola di testa, è un mio limite: non amo troppo le serie gialle e i polizieschi, in generale, non importa quanto bene siano fatte. Diversamente credo che sarebbe ai primissimi posti nelle mie preferenze.

THE AFFAIR: ne ho parlato prima del debutto qui. Devo ammettere che mi ha delusa, mi aspettavo qualcosa di più, forse di diverso semplicemente. Nonostante ciò rimane una serie davvero buona. Una relazione extraconiugale è la scusa per indagare la vita persone e familiare di due persone, e per riflettere su come ci percepiamo e sul modo in cui ricordiamo gli eventi.

BLACK-ISH: è dai tempi dei I Robinson che una famiglia nera sul piccolo schermo non convinceva tanto, sia sul fronte degli adulti che su quello dei talentuosi bambini. La parte del leone la fa il padre, Andre “Dre” Johnson (Anthony Anderson). Purtroppo la sit-com mi ha irritato in più di qualche caso per le battute sul gender, in cui l'ho trovata francamente insultante, e tragicamente sessista. E anche in altri aspetti valoriali sono rimasta ben poco impressionata (sculacciare il proprio figlio o prenderlo a cinghiate sono due cose diverse, ad esempio per me, ma apparentemente non per gli autori). Se faccio passare queste cose, devo dire che la sit-com è divertente e anche moderatamente innovativa da un punto di vista stilistico. Sì prospetta come la nuova Modern Family

PENNY DREADFUL: ne ho parlato qui. Una serie gotico-letterario-intellettuale che dà nuova linfa a personaggi classici dell’immaginario condiviso.  

Nessun commento:

Posta un commento