giovedì 28 dicembre 2017

Le MIGLIORI NUOVE SERIE del 2017, secondo me


Come ogni anno scelgo quelle che per me sono state le migliori nuove serie dell’anno,  anche se questo significa che lascerò fuori serie potenzialmente ottime che non ho ancora avuto modo di guardare. L’offerta televisiva è sempre più generosa e si affoga nella quantità di materiale. Meglio così, di fatto, ma è frustrante ugualmente non riuscire a stare dietro a tutto. Ugualmente, mi rammarico di non poter segnalare serie davvero ottime – The Leftovers, The Good Place (qui parlavo della prima stagione), The Young Pope, Insecure, American Crime, Master of None… - che hanno debuttato in altre annate, ma per queste le varie liste dei molti critici televisivi credo possano essere un buon faro.  

Fra le migliori serie dell’anno scelgo:

  • The Handmaid’s Tale: ne ho parlato qui, dove c’è anche il link al saggio che ho scritto in proposito per Osservatorio TV. Parecchi hanno ritenuto che la serie subisse un calo nella seconda parte e che avesse episodi poco convincenti (la puntata in cui si parla del marito, ad esempio), ma io non ho avuto la stessa percezione.

  • Big Little Lies: ne ho parlato qui. E sono lieta della recente notizia che conferma una seconda stagione.

  • The Deuce: ne parlerò a breve (e semmai successivamente metterò un link anche qui), ma l’approccio sociologico di David Simon regala una gemma anche in questa nuova opera che parla di prostituzione e pornografia negli anni ’70.

  • Legion: ne ho parlato qui. Più di qualcuno alla fine è rimasto deluso. Io non ci ho solo visto una storia di “David è pazzo / non è pazzo”, come sono state spesso percepite le vicende. Direi che parla di come ciò che definiamo pazzia a volte è genio, e la serie si interroga se sappiamo riconoscerlo; della labilità del confine fra normalità e pazzia; del ruolo della famiglia nella definizione di chi siamo cognitivamente e psicologicamente; dei vari abbandono/adozione (e anche della componente genetica / ambientale); dell'infanzia come terreno in cui seminare e far germogliare paure e strategie per affrontarle; del fatto che i mostri peggiori sono quelli interiori; della "coabitazione" con i propri mostri; di alienazione; dei luoghi di fantasia come porto sicuro, ma come possibili trappole seduttive; del mettersi nei panni degli altri (anche con la coppia che divide il corpo); della mutabilità dei ricordi; della gestione di rabbia/paura; in fondo anche della capacità di ospitare diversi personaggi nella propria mente... Concordo con chi rimprovera il fatto che contenutisticamente si è stati forse un po’ superficiali e che si poteva approfondire di più, ma mi pare che carne al fuoco ne sia stata messa parecchia. E la forma è anche contenuto e formalmente la serie ha osato molto e con successo. Dan Stevens poi, con il suo tono vagamente ironico-umoristico, ha fatto un lavoro davvero egregio.

  • The Marvelous Ms Maisel: è arrivata in coda d’anno, non ho terminato di vederla e mi riprometto di scriverci in futuro, ma per quello che ho potuto vedere, la nuova serie Amazon firmata da Amy Sherman Palladino (Gilmore Girls, Bunheads) è fra le sue migliori.

  • Alias Grace: narrativamente non ho apprezzato la fine, ma la “colpa” non è della versione televisiva ma dall’omonimo testo di Margaret Atwood da cui è tratta, ma le vicende della domestica accusata di omicidio della coppia per cui lavorava ambientata nel Canada di metà dell’’800 è stata impeccabilmente recitata e girata, ed è stata coinvolgente e sottile.

  • Back: ho scoperto questa sit-com britannica di 6 puntate ideata da Simon Balckwell (Veep) grazie alla entusiasta recensione di Tim Goodman su The Hollywood Reporter, che lo ha posizionato addirittura quarto nella sua scaletta (di 46 titoli) delle migliori serie dell’anno. Il titolare di un pub, Stephen (David Mitchell), in seguito alla perdita del padre dovrebbe diventarne il gestore unico, sennonché si presenta un (presunto?) figlio affidatario, Andrew (Robert Webb), che per la famiglia sembra fare e dire sempre la cosa giusta e diventa l’eroe di tutti, lasciando il protagonista schiacciato dall’insignificanza e dell’invidia, perenne perdente su ogni fronte, defraudato del ruolo che gli spetta di diritto. Rimiamo sempre nel dubbio che Andrew sia un imbroglione. Tanto amaro quanto esilarante.

Menzioni onorevoli per me vanno a:

Tredici (che non credo sia entrato nella lista di migliori serie di nessuno, ma che per me ha trattato un argomento solitamente tabù in modo intelligente, ed è diventato un importante argomento di discussione); 
Downward Dog (cancellato troppo presto); 
Chiamami Anna (sarà che non ne ho viste altre versioni, ma questa, per ragazzi, si è saputa distinguere ai miei occhi);
GLOW; 
Dear White People (di cui parlerò prossimamente).


E voi? Quali giudicate le migliori serie del 2017?

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