Tratto dal romanzo omonimo di
Jordan Tannahill che lo ha portato lui stesso sul piccolo schermo con la regia
di Janicza Bravo, e basato su un vero fenomeno noto come The Hum o anche come brusio di
Taos o ronzio
di Taos in italiano, The Listeners (BBC1) è una potente miniserie in
4 puntate che si presta in molti punti anche a una lettura metaforica. Nella
realtà il brusio in questione è stato un fenomeno a lungo indagato e mai
spiegato nonostante le ipotesi, e nella finzione televisiva se ne è parlato in
passato anche in un episodio di The X-Files.
Un’insegnante di inglese, Claire
Kutty (Rebecca Hall, con un’interpretazione molto intensa) comincia a sentire
uno strano rumore di sottofondo, una sorta di costante mormorio. Né il marito
Paul (Prasanna Puwanarajah) né la figlia diciasettenne Ashley (Mia Tharia) né
altre persone nella sua vita sentono alcunché. Non si tratta di acufeni, perché
se si tappa le orecchie non lo sente più. Cerca di fare ogni possibile analisi
che le venga in mente ma tutti i test medici risultano negativi. La dottoressa
le dice che è semplicemente ipersensibile al rumore bianco probabilmente, e
cause possibili sono la perimenopausa, l'ansia o lo stress. La psicologa
ipotizza una causa psicosomatica. Lei non è convinta. Non capisce più a un
certo punto che cosa sia reale e cosa no, e questo la spaventa: ha paura di
perdere sé stessa, in qualche maniera, ma contemporaneamente è convinta che non
sia tutto nella sua testa. È un
percorso molto familiare a chi ha una malattia difficile da diagnosticare, ho
pensato guardandola.
Un suo studente adolescente, Kyle
Francis (Ollie West), le rivela di sentire lo stesso brontolio, e insieme
cercano di capire cosa possa essere che causa questo problema: forse sono le
pale di energia eolica? fabbriche vicine e quindi inquinamento acustico
industrale? il 5G? Insieme poi si
rivolgono a un gruppo di supporto, dove ci sono persone che convivono
con questo problema da tempi differenti.
Il leader del gruppo, Omar (Amr Waked), dice che la maggior parte delle
persone non percepiscono le frequenze sotto i 20 Hertz, loro forse sono fra i
pochi che invece percepiscono qualcosa di simile; la sua ipotesi è che ci siano
dei fulmini che causano questo rumore nell’atmosfera per via della risonanza
Schumann e che loro riescono a percepire. Questa vicenda per Claire crea
tensioni in casa con il marito, che la lascia, e appena si scopre che è uscita
sola con un suo studente fuori dalla scuola viene aperta un’investigazione e
lei perde il lavoro.
Le domande sono però più delle
risposte. Perché non lo sentono da tutta la vita? Qual è il trigger? Altre
culture e persone di altri periodi storici lo sentivano? C’è anche spazio per i
complotti: che sia qualcosa di controllato dal governo? Le ipotesi portate
avanti sono alcune delle spiegazioni proposte nella vita vera e si arriva in
questo specifico caso a una spiegazione (la perdita di un gasdotto), ma fino in
ultimo si rimane con il dubbio che sia altro.
Quello a cui assistiamo è una
epifania personale. Claire comincia ad essere sempre più trascinata
dall’esperienza che diventa al di là dell’estati. La dimensione
mistico-religiosa fa percepire questo rumore come “il suono dell’eternità” o
“il suono della terra” e ad agitarsi come una tarantolata sdraiata a terra. Ha
sconvolto la sua vita, con qualcosa che apparentemente è piccolo, ma lei
percepisce come enorme. Comincia a fare sogni strani, allucinati. Non cerca più
di allontanarlo con fastidio, ma lo cerca e incanala. Sono forse episodi
psicotici, è soggetta a manipolazione mentale da quando è entrata in un gruppo
che da molti è descritto come una setta? Il sedicente leader ha un passato
torbido, e lui e la moglie Jo (Gayle Rankin) sono stati accusati già in passato
di aver formato un cult sessuali.
La forza principale della
narrazione sta nel tenersi in buon equilibro fra il sospetto che ci sia sotto
qualcosa di poco limpido e la soggettiva, genuina, coinvolgente, reale
esperienza di chi vive quella realtà. Per questa ragione è al contrario lo spettatore in disequilibrio. Non
c’è dubbio che è legittimo che i familiari dei coinvolti temano un influsso del
gruppo di persone percepite come pazze. Il marito e la figlia che vedono
allontanarsi sempre di più la persona che amano, la madre del diciassettenne
che vuole che esca dalla casa dove si incontrano e chiama la polizia, o che
teme che ci sia grooming dell’insegnante nel confronti del proprio studente,
che si rivolge all’autorità scolastica e non vuole che ci siano più contatti
fra loro sono sensati e ragionevoli. Vediamo anche l’altra parte e siamo
consapevoli che non sono matti, contemporaneamente c’è una punta di sospetto
che ci sia qualche possibile problema altro; se fosse un nostro familiare non
avremmo la stessa preoccupazione che si approfitti della sua vulnerabilità
allontanandolo da noi? Sono due punti di vista che si scontrano, ma in cui ci
sono valide ragioni da entrambe le parti. Si comprende perché chi sente questo
rumore graviti verso un luogo che accoglie la loro “stranezza”, dove si sentono
compresi e accettati, e queste persone non sono viste come ignoranti o ingenue.
Sono persone anche messe in crisi dalla propria percezione della realtà, dal
loro cervello. Sono credibili tutti, anche i capi della presunta setta, che non
sono macchiettistici cattivi, non vengono deumanizzati. Anche il finale è
inaspettato.
Con il fatto che la protagonista è un’insegnante, le scritte sulla sua lavagna danno possibili chiavi di lettura di quanto accade. Si incrociano vari aspetti tematici e stilistici: l’amore come malattia, il realismo magico, la non linearità del tempo, il narratore non attendibile…Il tono generale di questo thriller psicologico è teso, snervante, a tratti allucinatorio, comunque delicato.
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