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martedì 15 novembre 2011

PARENTHOOD: fardello e privilegio


Nella puntata “Do Not Sleep With Your Autistic Nephew’s Therapist” (2.17) di Parenthood, scritta è diretta da Jason Katims (che ha anche sviluppato questa serie) e che termina con Max che sente suo padre Adam e suo zio Crosby litigare, e Adam dire che lui ha la sindrome di Asperger, viene esplicitato attraverso le parole di Sarah e il padre dei suoi figli, Seth, come questa serie concepisce l’essere genitori, argomento che già dal titolo è la colonna portante: è un fardello, ma allo stesso tempo è un privilegio.
Lo si vede qui, proprio con Sarah e Seth, e con Julia e Joel quando che si vedono la bimba Sidney diventare improvvisamente vegetariana, e nella successiva “Qualities and difficulties” (2.18), scritta da Bridget Carpenter e diretta da Robert Berlinger, con Adam e Kristina che devono spiegare a Max in che cosa consiste la sua forma di autismo, con il terapeuta che disapprova come lo hanno fatto e con loro che cercano di imparare come farlo e si dicono a vicenda che sono un buon padre e una buona madre. In tutte queste situazioni si vedono entrambe le realtà – il fardello e il privilegio - e contemporaneamente, e talvolta il confine fra le due è molto labile.
Ancora una volta Parenthood si dimostra una serie molto solida e quella che meglio racconta, in questo momento in forma drammatica, con cervello e complessità emotiva, che cosa significhi essere una famiglia. Notevole anche il taglio multigenerazionale: gli anziani non sono vecchie pantofole polverose che non hanno più nulla da dire – Zeek e Camille che chiudono la porta in faccia allo spettatore dopo che una bacio tira l’altro sono stati perfetti (2.17) –, ai bambini è concessa l’ingenuità, agli adolescenti la voglia di sperimentare la vita, agli adulti il fatto di non avere tutte le risposte. Vivono, e anche questo è un fardello e un privilegio.   
Nella foto: Sarah (Lauren Graham), che ha esplicitato questa idea nella serie, con i figli Amber (Mae Whitman) e Drew (Miles Heizer).