La storia vuole che il cartone animato per bimbi di età pre-scolare Pocoyo (RaiYoYo), ideata in Spagna da Guillermo García Carsí, Luis Gallego e David Cantolla, debba il suo nome alla figlia di quest’ultimo. La bimba di tre anni, nelle preghiere serali invece di dire “Eres niño como yo”, sei un bimbo come me, diceva "Eres niño poco yo ", come se fosse “sei un bimbo piccolo me”. E così, quel “piccolo me” è diventato Pocoyo.
Il delizioso e divertente protagonista che porta quel nome è un bimbo vestito di blu chiaro, con un cappellino dello stesso colore che ha sempre 4 anni, anche quando li compie. Nelle due stagioni ciascuna di 52 episodi di circa 7 minuti ciascuna, divide la scena con Pato, una papera gialla con un cappellino verde, Elly, un elefante rosa che ama la danza classica, il cane Loula e occasionalmente il pigro uccellino Bacaroto.
Vincitore del premio Cristal Award per la migliore produzione Tv al 30° Festival Internazionale di Annecy, le vicende del tenero personaggio si svolgono su un fondale assolutamente bianco e hanno un’innocenza adorabile. Tutto muove dalla curiosità del protagonista che scopre il mondo intorno a sé, che sia una radio che fa ballare tutti a ritmi diversi o che siano bolle di sapore che scoppiano quando le tocchi. Una voce fuori campo si rivolge a lui come un normale adulto a un bambino. Dà suggerimenti, gli pone qualche domanda (senza che ci sia risposta), lo incoraggia magari a capire che se un suo amico ha il sapone liquido e lui ha la paletta da cui soffiare le bolle il modo perché tutti siano contenti è giocare insieme, invita un coro di voci fuori campo di bambini a intervenire occasionalmente con qualche frase. C’è una certa delicatezza e dolcezza adatta all’età, ma godibile anche dagli adulti.