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mercoledì 21 maggio 2025

THE WHITE LOTUS: la terza stagione, in Thailandia

La conclusione è stata degna di una tragedia classica, e il cast è di prim’ordine, ma per il resto, la terza stagione di The White Lotus (HBO, Sky Atlantic), sempre naturalmentre firmata da Mike White, è stata sottotono rispetto alle precedenti, pur comunque appassionante.

Ci siamo spostati in Thailandia e al resort vanno tre gruppi che seguiremo durante la vacanza. Ci sono tre amiche dai tempi della scuola, Jaclyn Lemon (Michelle Monaghan), che è diventata una famosa attrice e ha deciso di pagare l’esperienza alle altre due, Laurie Duffy (Carrie Coon), avvocata a New York recentemente divorziata, e Kate Bohr (Leslie Bibb), una texana conservatrice. Presto sono attratte da Valentin (Arnas Fedaravicius), aiutante coach del benessere.

C’è la famiglia Ratliff: padre Timothy (Jason Isaacs), un ricco uomo d’affari che sta avendo gravi problemi finanziari di cui non vuole dire nulla agli altri, la madre Victoria (Parker Posey) amante del lusso e perennemente impasticcata, e i loro tre figli. Saxon (Patrick Schwarzenegger), il figlio maggiore che lavora con il padre, sa di essere un ragazzo dalle attrattive non indifferenti ed è sicuro di sé come seduttore. Piper (Sarah Catherine Hook) è stata la causa del loro viaggio. Convertitasi al buddismo ha infatti detto di voler scrivere una tesi di laurea intervistando un monaco locale, quando in realtà la sua intenzione è quella di trasferirsi per un anno a vivere in monastero e ha voluto cogliere questa occasione per capire se possa andarle a genio; Lochlan (Sam Nivola) è il figlio più giovane e un po’ timido a cui il fratello maggiore vuole insegnare come far colpo sulle donne.

C’è poi una coppia. Rick Hatchett (Walton Goggins), il cui obiettivo non è quello di rilassarsi nel resort di proprietà dell’ex attrice e cantante Sritala (Lek Patravadi) ma di affrontare l’anziano marito di lei e co-proprietario, Jim Hollinger (Scott Glenn), che ritiene responsabile della morte del proprio padre, ha portato con sè anche la ben più giovane fidanzata Chelsea (Aimee Lou Wood, Sex Education) che, a dispetto della differenza di età, è genuinamente innamorata di lui. In loco Rick contatta un vecchio amico, Frank (Sam Rockwell).

In trasferta per imparare in Thailandia dal direttore del centro di wellness Pornchai (Dom Hetrakul) nuove tecniche di massaggio, c’è anche Belinda Lindsey (Natasha Rothwell), che avevamo già conosciuto perché direttrice della spa del White Lotus alle Hawaii, che viene poi raggiunta dal figlio Zion (Nicholas Duvernay). Con sorpresa trova lì Gary (Jon Gries), che riconosce come il vedovo e lei sospetta l’assassino di Tanya McQuoid con cui in passato era intenzionata a mettersi in affari prima che quest’ultima si tirasse indietro. Lui, divenutone l’erede, è ricchissimo e frequenta una giovane donna, Chloe (Charlotte Le Bon). Al resort, sotto la direzione di Fabian (Christian Friedel) lavorano anche Mook (Lalisa Manobal, a quanto pare una superstar nel suo Paese), coach del benessere, e Gaitok (Tayme Thapthimthong), timida guardia di sicurezza che è innamorato di lei.

SPOILER PER LA TERZA STAGIONE

Il percorso più affascinante e forse quello più affine a un tema conduttore di tutte le stagioni della serie, ovvero quello che il denaro corrompe, è quello di Belinda e di Piper, che arrivano a delle scelte diametralmente opposte a quelle con cui hanno iniziato. Piper, che si era vantata di dare poco peso al denaro e alle comodità, tutta protesa a una vita spirituale, ha conosciuto se stessa meglio realizzando di essere molto più attaccata alla bella vita di quanto non credesse; Belinda si considerava integerrima nel non sorvolare sul fatto che si trova davanti un presunto assassino, anche di fronte alla più grossa somma di denaro, salvo poi cedere invece e, cosa emotivamente ustionante, la vediamo fare a Pornchai, con cui aveva fatto progetti di aprire un’attività, quello che Tanya aveva fatto a lei, noncurante della sua situazione e dei suoi sentimenti. Davvero caustico, graffiante, corrosivo. E per quest’ultima in particolare davvero una corruzione dell’io che abbiamo visto sbriciolarsi più gradatamente, memori anche del suo storico. In fondo, per motivi diversi anche Gaitok tradisce se stesso, mite e non violento, per conquistare il cuore di Mook che lo vuole più ambizioso e macho.

La vicenda più piccante e chiacchierata, e godibile anche perché a tratti giocata in termini umoristici, è stata quella di Saxon e il fratello Lochlan e il loro rapporto incestuoso: Lochlan bacia il fratello (3.05) e poi successivamente Saxon si rende conto con dei flashback di semi-lucidità che quest’ultimo lo ha masturbato (3.06), e il suo imbarazzo e disgusto, sono stati fulcro di tanta attenzione. Con il fatto che entrambi erano sotto l’effetto di sostanze in quello che è partito come un ménage à trois con Chloe ha fatto sì che la questione diventasse meno “problematica” di quanto non avrebbe potuto diversamente essere, ma ugualmente è stata significativa, anche perché ha messo in crisi la mascolinità performativa del fratello maggiore, rivelandone la fragilità e rendendolo  molto più umano e di spessore di quanto non sembrasse inizialmente, indagando anche questioni di potere e identità. I tre fratelli Ratliff, mostrati all’arrivo metaforicamente come le tre scimmiette “non vedo, non sento, non parlo”, sono ri-mostrati come trio al ritorno con un parallelo ma ben diverso aspetto.

Le tre amiche, apparentemente legatissime ma poi pronte a sparlare l’una dell’altra fra loro alla prima occasione in cui una si assenta, è stata una disamina veritiera di alcune dinamiche femminili, ma concordo con chi ritiene che la serie non si sia guadagnata attraverso una adeguata costruzione narrativa quella che è la conclusione finale del loro rapporto, espressa in chiusura di vacanza da Laurie, durante l’ultima cena al resort, anche se per me rimane vero almeno per alcuni dei personaggi, e penso in particolare a Timothy, che ha avuto pensieri intrusivi di suicidio per tutta la stagione. Vista anche l’ambientazione, uno dei focus è stata la spiritualità. Che cosa ci fa andare aventi e che cosa è qualcosa a cui ci aggrappiamo come se fosse una religione? Per tutti i personaggi è qualcosa di diverso. Laurie in un breve monologo dice che per lei questo qualcosa è stato il lavoro, poi ha creduto lo fosse l’amore, che si è rivelata una religione dolorosa, successivamente ha sperato che a salvarla fosse il diventare madre. Alla fine la sua illuminazione è stata quella di non avere un sistema di credenze, ma si è resa conto – e questa è la lezione morale ultima della stagione – che non ha bisogno di religione e di Dio per dare un senso alla propria vita, perché è l’hic et nunc del tempo trascorso con le persone a cui si vuole bene quello che dà senso, quello che conta.  

Il marchio di fabbrica del ritrovamento di un cadavere nella scene d'apertura, con la soluzione riservata per la chiusura, rimane un espediente tensivo che funziona, rinforzato da piccoli dettagli in corso di via che ti fanno immaginare ora l’uno ora l’altro come possibile vittima. Questa eccitazione immaginativa rimane un buon propulsore. Ammetto che è stata una delusione la variazione della musica sui tableaux animati dei titoli di testa. Per il resto visivamente la serie rimane uno spettacolo, e ti porta in vacanza, ma in quel senso non c’è dubbio che la satira del capitalismo che mette in scena  ̶ dei soldi che non ti rendono meno infelice, dello stress che non ti fa mai staccare da una tecnologia che porta miseria, degli eccessi che non riescono ad anestetizzarti, delle apparenze che nascondono tensioni sommerse, del privilegio di gente che vede gli altri come persone da fruttare a proprio vantaggio  ̶ , riguardano gli americani, e americani in vacanza appunto. I locali, nel senso delle persone del luogo, per quanto presenti, sono un pensiero secondario.  C’è stato tanto su cui riflettere in ogni caso, anche sul potere corrosivo dei propri pensieri (penso a Rick in particolare).  

Già ci sono ipotesi su dove potrà essere ambientata la quarta stagione.

sabato 8 febbraio 2025

TOMORROW AND I: un Black Mirror tailandese

Uscita per la prima volta nel paese d’origine lo stesso giorno in cui ha debuttato su Netflix in Italia, ovvero il 4 dicembre 2024, Tomorrow and I, il cui titolo originale è Anakhot, è una serie antologica che può ben essere definita la Black Mirror tailandese che, come scrive IMDB, “esplora l'intersezione tra tecnologie futuristiche e cultura thailandese e le inimmaginabili tensioni e dilemmi morali che nascono dal loro inevitabile conflitto”, e come dice la piattaforma di messa in onda stessa, mostra “un futuro distopico in cui la tecnologia raschia la superficie delle tradizioni, mettendo a nudo gli strappi nel tessuto culturale”.

Quattro sono le puntate di quella che presumibilmente è solo una prima stagione.

ATTENZIONE SPOILER

1.01     “Pecora nera”: un’astronauta di una stazione spaziale internazionale, Noon, in un incidente al rientro muore poco prima di completare una missione di tre anni che l’avrebbe finalmente riunita al marito, Nont, molto innamorato di lei. Nonostante il parere contrario dei familiari, lui decide di clonarla con l’aiuto di un’amica di lei, la dottoressa Vee, che già si occupa di clonazione di animali domestici. Nel farlo scopre un segreto che lei aveva gelosamente custodito: in realtà si sentiva un uomo e se non aveva fatto la transizione era solo per non opporsi alla famiglia d’origine.

1.02    “Paradiso distopico”: una giovane donna, Jessica, costruisce un impero grazie a robot del sesso addestrati da esperti per poter esaudire ogni possibile desiderio e fantasia in Paradise X: l’Oasi del Piacere. I conservatori si oppongono al progetto, pur servendosene ampiamente. In definitiva viene affossato, ma non prima di svelarci che l’intento dell’imprenditrice era di liberare gli esseri umani dalla schiavitù del sesso a pagamento di cui era stata vittima prima sua madre, poi lei stessa da bambina.

1.03     “Buddismo digitale”: il buddismo si sviluppa attraverso pratiche che, con un apposito device di intelligenza artificiale chiamato ULTRA, danno punti di merito e di demerito: buone azioni così come previste dalle scritture buddiste fanno guadagnare punti, che si possono poi riscattare per pagare le bollette o comprare quello che si vuole. Nessuno si rivolge più ai templi, che sono in crisi. Un monaco tradizionale, Anek, è contrario finché non incontra uno dei maggiori responsabili di questa tecnologia che gli fa intendere di aver avuto lo stimolo dal proprio passato che ha visto i genitori soccombere davanti a monaci criminali che chiedevano beni promettendo l’aldilà; in questo modo le buone azioni danno beni nell’aldiqua, mercificandole però. Si può quantificare quanto uno è una brava persona? Come? Con che conseguenze? Anek che era scettico, avendo un passato da ingegnere, decide di organizzare un sistema rivale e ha un enorme successo finché l’accesso alla coscienza del monaco a capo del monastero più importante non rivela un passato di molestie ai minori.

1.04    “La ragazza calamaro”: dopo quasi 3 anni di piogge incessanti in tutto il mondo, il mondo è sott’acqua e se i cittadini più ricchi possono vivere in città sopraelevate, i quartieri più poveri sono quelli più a rischio. L’acqua alta porta virus e mutazioni per gli animali. C’è un vaccino, AquaVac, che potrebbe ripararli, ma il governo che non ha il denaro per farlo avere ai meno abbienti e finge che non serva. Ha qualche effetto collaterale ben visibile però: spuntano sul mento tentacoli come barba. Due intraprendenti bambine, una con il dono per il canto, l’altra con una notevole capacità da manager, riescono a portare luce sulla grave situazione in cui versano, una partecipando a una gara canora, l’altra smascherando (letteralmente, potremmo dire) le menzogne del governo. Finalmente tutti hanno il sospirato vaccino, ma ecco che torna il sole.     

Ambientate in un futuro prossimo immaginario, la serie è affascinante innanzitutto perché ci mostra un contesto a cui noi occidentali siamo poco abituati. Quand’è l’ultima vota che so è visto un programma tailandese dove la maggioranza della popolazione è buddista? Si esaminano i rapporti familiari, l’amore, le credenze religiose, le motivazioni che spingono verso certe idee e lo sviluppo che hanno a contatto con la natura umana. Si parla di identità, di cambiamento climatico – “Perché hanno sfruttati il pianeta senza pensare a noi?” –, di disparità economiche, di sfruttamento sessuale, e cosa molto significativa visto quello che si sente rispetto al turismo sessuale in quelle terre, di pedofilia. Naturalmente raccontano il futuro per spiegarci il presente e la società attuale, per interrogarli, e con un intento parenetico. Lo si fa con molto coraggio e schiettezza e con argomenti inusitati.

Non tutte le puntate, che hanno la regia di Paween Purijitpanya che è anche uno dei co-ideatori insieme a Pat Pataranutaporn e Jirawat Watthanakiatpanya, sono ugualmente riuscite. Per me “Buddismo digitale” è la meglio riuscita, e a seguire “Pecora nera”, poi le altre. Tutte sembrano a volte narrativamente ingenue nella loro costruzione, un po’ sempliciotte (si pensi a come avviene la clonazione, ad esempio, anche paragonata a “Orphan Black: Echos”). Forse vengono da un Paese alle cui modalità narrative non sono abituata, ma credo si sarebbe avvantaggiato di qualche taglio e di un montaggio più incisivo. Le storie si prendono il loro tempo, e anche se non risultano lente, e la visione alla fine lascia comunque appagati, perché è colorata e con una propria identità forse poco rifinita ma autentica e genuina.


sabato 21 settembre 2013

'Dare è la migliore comunicazione': spot thailandese

 
La storia forse è un po’ prevedibile: si capisce presto dove andrà a parare. Eppure nondimeno, o forse anche per quello, commuove lo spot dell’azienda thailandese True Move H che confeziona un piccolo gioiellino di umanità nello spot “Giving”, “Dare è la migliore comunicazione”. Lo potete vedere sotto. 
 
Emozionare è la migliore forma di  comunicazione, si direbbe.