mercoledì 11 settembre 2013

BROADCHURCH: la prima stagione

 
Un ragazzino undicenne, David Latimer,  viene trovato ucciso sulla spiaggia della piccola comunità della fittizia cittadina costiera di Broadchurch: la famiglia è devastata – la madre Beth (Jodie Whittaker), impiegata nel locale ufficio del turismo; il padre Mark (Andrew Buchan), un idraulico;  la sorella adolescente Chloe (Charlotte Beaumont); la nonna Liz (Susan Brown). Gli investigatori locali,  i detective Alec Hardy (David Tennant, Doctor Who), nuovo in città, e Ellie Miller (Olivia Colman), amica di famiglia, indagano fino a scoprire l’insospettabile colpevole. Ideata e scritta da Chris Chibnall, questo è quello che narra la prima stagione di Bradchurch serie inglese (ITV) in 8 puntate che ha debuttato in madre patria lo scorso marzo e che torna con una nuova stagione il prossimo marzo.

È stato un successo travolgente e inaspettato. “Lo scorso lunedì, l’Inghilterra ha inventato la televisione… ancora una volta. Una gran quantità di persone hanno guardato lo stesso programma alla stessa ora, al momento della prima messa in onda” scrive John Ellis in The Broadchurch Case su Critical Studies in Television osservando la valenza culturale del mezzo in uno specifico momento di crisi generale, oltremanica. La serie, la più twittata di sempre, è stata definita la risposta inglese a The Killing, e Forbrydelsen, ma con differenze di atmosfera e plotting; è stata accostata a Twin Peaks, per una comunità ristretta che si scopre ricca di torbidi segreti; è stata avvicinata alla serie inglese Mayday che con scarso successo aveva debuttato poco prima. Già l’americana Fox ha annunciato un remake (e questo porta a molte riflessioni che meriterebbero un post separato).

In realtà non c’è nulla di sconvolgente o di nuovo in questo giallo che, se colpisce, è per essere semmai molto classico, alla Agatha Christie, quasi, potremmo dire, con la scoperta dell’assassino alla fine dopo aver scartato una serie di possibili sospetti. Chi sarà stato? Il padre del bambino? Nige Carter (Joe Sims), il collega del padre del ragazzo? Susan Wright (Pauline Quirke), una donna che vive sola insieme a un cane in una roulotte? Il reverendo Paul Coates (Arthur Darvill), il giovane prete con un passato di alcolismo? Tom, il suo presunto migliore amico, figlio di Ellie e Joe (Matthew Gravelle), che dice che è “contento che Danny sia morto”? Jack Marshall (David Bradley), il vecchio giornalaio che ha nel suo passato una condanna per pedofilia? Steve Connelly (Will Mellor), un sensitivo che dice di ricevere messaggi dal defunto e che l’omicida è una persona legata alla famiglia? La proprietaria di un hotel legata alla famiglia più di quanto non si credesse…? O qualcun altro ancora?

Al gusto antico si aggiungono un senso del luogo e del paesaggio davvero vibranti e, come ha ben scritto Emily Naussbaum su The New Yorker, “un’impressionante mistura di crudele intuizione e calore sentimentale che lo eleva dagli intrugli di più bassa lega”. C’è molta umanità in Broadchuch che non è privo di difetti, primo fra tutti il fatto che fa del detective Hardy – il cui nome vuole probabilmente essere un’allusione a Giuda l’Oscuro di Thomas Hardy, come è stato fatto notare da Jace Lacob -  un eroe a tutti i costi,  e mi riferisco a come hanno costruito il suo passato con la moglie.

Uno dei grandi temi della prima stagione è stata la pedofilia, e ancora di più il sospetto, l’onta che vi si accompagna. E un altro tema portante, e uno che non ho mai visto svolto prima in questo modo, è stato quello del ruolo dei media (di quelli tradizionali e dei social network, Twitter nello specifico): all’interno di una comunità, e all’interno dello show stesso. Questo argomento è stato sviluppato più esplicitamente attraverso i personaggi di Olly Stevens (Jonathan Bailey), nipote di Ellie, un giovane reporter per un quotidiano locale che aspira a far carriera, e Karen White (Vicky McClure), inviata di un tabloid londinese che in passato ha scritto su come il detective Hardy abbia mandato a monte il precedente caso su cui lavorava, ma in modo più sottile e indiretto in ogni caso è stato affrontato come un aspetto della vita che tocca e riguarda tutti i personaggi. La riflessione su questo argomento, nelle linee narrative che si intersecano, è stata pregnante.  

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