lunedì 4 novembre 2013

DRACULA: poco dionisiaco

 
Tanto apollineo, ma troppo poco dionisiaco è stato il primo pensiero che ho avuto nel guardare la nuova incarnazione di Dracula , serie della NBC (negli USA) e Sky One (in Inghilterra)  in 10 puntate - ideata da Cole Haddon, e basata molto liberamente sul classico di Bram Stocker, ma poi scritta da Daniel Knauf (Carnivale) anche showrunner -, in cui il volto del più famoso vampiro della storia è interpretato da Jonathan Rhys Meyers (I Tudor).
Siamo alla fine del XIX secolo e Abraham Van Helsing (Thomas Kretschmann, attore che in passato ha interpretato Dracula lui stesso, nella pellicola di Dario Argento Dracula 3D) risveglia il suo nemico, il conte Dracula, per creare con lui un’alleanza diretta a distruggere l’Ordine del Drago. Dracula accetta perché vuole vendicarsi di chi lo ha condannato all’immortalità. Accompagnato dal fido Renfield (Nonso Anozie), si fa passare per Alexander Grayson un ricco imprenditore americano –sembra una sorta di più tenebroso Mr Selfridge – che vuole far scoprire ai londinesi il potere dell’energia elettrica senza fili, possibile grazie al potere del geomagnetismo (in un guizzo di steampunk, come ben nota Barbara Maio). Organizza all’uopo una grande festa nella sua sontuosa dimora Vittoriana – come una sorta di versione non-morta del grande Gatsby, modello esplicito dello scenografo Rob Harris. Qui incontra Mina Murray (Jessica De Gouw), aspirante medico di cui si invaghisce, che pare la reincarnazione della sua defunta moglie (ma vogliono evitare il melodramma),  il fidanzato di lei, il giornalista  Jonathan Arker (Oliver Jackson Cohen), che aspira alla scalata sociale, e la loro amica Lucy Westenra (Katie McGarth).
Girata a Budapest (che passa per Londra), la serie è visivamente mozzafiato, ma manca di mordente da un punto di vista narrativo, e in definitiva annoia. Al di là dell’alleanza fra i due nemici storici, le premesse della rivisitazione non dispiacciono, ma mancano tormento e passione. È esangue.

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