venerdì 6 febbraio 2015

DOMINION: fragile


Le recensioni erano negative e, forse per le basse aspettative, mi aveva favorevolmente colpito il pilot di Dominion, che poi invece ha deluso, nella prima stagione di soli otto episodi a cui comunque farà seguito una seconda. 
Basata sul film del 2010 Legion, e ideata da Vaun Wilmott, questa serie apocalittico-sovrannaturale ha una premessa intrigante: Dio scompare e la colpa viene data agli esseri umani che lo hanno deluso. Gli angeli, di vario livello, si dividono in due fazioni: quella guidata da l’Arcangelo Michele(Tom Wisdom)  è a favore dell’umanità; quella che segue l’Arcangelo Gabriele (Carl Beukes) invece vuole distruggerla per punirla. A Vega però (un tempo Las Vegas), una delle poche città sopravvissute e ora fortificate, vive il prescelto, il sergente Alex Lannon (Christopher Egan), che ha sul corpo dei tatuaggi che solo lui riesce a leggere con impresse le “parole del Padre” che dovrebbero portare l’umanità alla salvezza. Parallelamente alla battaglia fra le due fazioni, c’è anche un’intensa attività politica a capo della città, che vede come figure di spicco il generale Edward Riesen (Alan Dale, The OC, Lost) e il console David Whele (Anthony Head, Buffy), scaltro amministratore . Il primo è Lord della città e suo comandante militare, nonché padre di Claire (Roxanne McKee), insegnante e sua erede politica, innamorata, ricambiata, del “prescelto”. Il secondo è un potente senatore il cui figlio, William (Luke Allen Gale), promesso e poi sposo di Claire, è il leader spirituale della Chiesa del Salvatore, ma segretamente un accolito dell’Arcangelo Gabriele.   
Il reticolato di base, abbastanza complesso, non regge a causa di una recitazione fiacca, ad esclusione dei due anziani politici – Head e Dale sono sempre convincenti. Il prescelto in particolare manca di carisma, e non si capisce davvero perché lo abbiamo selezionato per il ruolo, se non per il fatto che aveva avuto un ruolo relativamente similare nel rimpianto Kings, dove pure era l’anello debole. Spunti interessanti ce ne sono anche: gli angeli come forze oscure, ad esempio, o il rapporto con il “padre”, tema pregnante della serie, con Dio padre che abbandona l’umanità e il prescelto che è stato abbandonato da suo padre e lui stesso che in finale di stagione (1.08) si vede costretto ad abbandonare il proprio figlio non ancora nato… La sceneggiatura però è fragile e i dialoghi completamente dimenticabili per cui la portata dell’idea, potenzialmente potente, non ne viene sorretta.

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