giovedì 20 ottobre 2016

Un Natale BLACKISH: "Stuff - Roba" (2.10)


Devo ammettere che una delle riflessioni più originali e stimolanti della seconda stagione di Black-ish è stata quella sul Natale. Il senso della puntata natalizia standard è molto simile a quella del senso comune in cui si lamenta che si è perso lo spirito del Natale facendolo diventare una cosa puramente commerciale, e si finisce grosso modo con la stessa quantità di doni sotto l’albero solo conditi di maggiore consapevolezza del senso ultimo della festa. Qui sembra prima facie che accada la stessa cosa, ma il discorso messo in scena è molto più sottile. 

Gli adulti della famiglia si lamentano della scarsa considerazione che i ragazzi danno a qualunque cosa ce non sia avere moltissimi regali e per di più quelli che vogliono loro. Sono interessati solo alla roba – “Stuff” (2.10), roba, è proprio il titolo della puntata. Il nonno (Laurence Fishburne) propone un Natale alla vecchia maniera in cui ciascuno ha un solo regalo e la cena è pollo fritto ordinato pronto e mangiato dal cartone, proprio come quelli dell’infanzia di Dre (Anthony Anderson). Lui li detestava. Riceveva sempre e solo cetriolini sottaceto e difende il diritto e il piacere di avere tutti quei doni – sia per il lui stesso che adora vedere il volto soddisfatto dei suoi figli sia per loro che se li godono. Entrambi i genitori trovano triste che ci sia un solo oggetto sotto l’albero e, sebbene ufficialmente si segua il piano del nonno, alternativamente organizzano nella cabina-armadio un Natale segreto, più contenuto ma comunque “commerciale”. Il Natale alla vecchia maniera è un fallimento, nessuno ne coglie il senso, ma quando cercano di ripiegare sul Natale alla nuova maniera il risultato non è migliore. Non c’è soddisfazione nel volto dei giovani, irriconoscenti. Zoe (Yara Shahidi), ad esempio, si lamenta che ha ricevuto un iPhone 6 e non un iPhone 6S. come aveva espressamente richiesto. Come uscire dall’impasse?

È il confronto dalle due generazioni di adulti che porta alla soluzione. Nonno Earl confessa al il figlio che anche a lui non è mai piaciuta la celebrazione della festa così come la facevano, ma non poteva permettersi altro e si vergognava troppo per ammetterlo, così cercava di spacciarlo per il modo migliore. Regala al figlio i pattini che per anni da bambino questi gli aveva chiesto e i figli a turno promettono che cercheranno di apprezzare di più quello che ricevono.

La radicalità della puntata sta nella sua laicità. I Johnson, come molte persone, festeggiano il Natale come una sorta di ricorrenza civile volta a mostrare l’affetto fra le persone attraverso lo scambio di doni, più che non nel suo significato cristiano. Qui accade proprio questo, e senza scuse o finzioni. Questo fatto è enfatizzato da nonna Ruby (Jenifer Lewis). Lei è l’unica del gruppo che si può considerare effettivamente religiosa. E come festeggia il Natale? Dal momento che è il genetliaco di Gesù, prepara una torta di compleanno con tanto di candeline, e non solo canta “happy birthday” al  “Gesù nero”, come lo chiama lei, di fronte alla faccia perplessa e vagamente disdegnata della nuora Bow (Tracee Ellis Ross), ma intona anche  “perché è un bravo ragazzo” al suo Salvatore nella perplessità generale. Il distacco da qualunque idea di religiosità è piuttosto marcato.

Non a tutti piacerà, ma devo dire che io, che ne condivido lo spirito, lo apprezzo molto. Questo testo comunque si innesta su un discorso più ampio sulla religiosità che meriterebbe un approfondimento separato.

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