lunedì 30 gennaio 2023

CONVERSATIONS WITH FRIENDS: malinconica

Conversations with Friends – Parlarne tra amici (BBC3 – Hulu, RTÉ one, per ora inedita in Italia), il romanzo di Sally Rooney da cui è stata tratta l’omonima miniserie televisiva, è stato quello che meno mi è piaciuto dei suoi tre che ho letto, e questo forse si è riversato un po’ anche sulla trasposizione televisiva, che ho trovato molto ben realizzata e fedele allo spirito del testo, ma non imperdibile come lo è stato Normal People – Persone Normali.  In scena c’è comunque, come sempre con il materiale di questa autrice, un’interiorità cerebrale autoconsapevole, ma che non rende felici nella conoscenza di sé, ma al contrario mesti, a momenti agonizzanti.

Siamo nell’Irlanda dei giorni nostri. Frances (Alison Oliver) e Bobbi (Sasha Lane), due studentesse universitarie molto amiche che in passato erano state amanti e che ora sono impegnate insieme in progetti di spoken-word poetry, una forma di performance art poetica orale, incontrano e cominciano a frequentare una coppia sposata, Melissa (Jemina Kirke, Sex Education), scrittrice (nel libro anche fotografa, qui no), e Nick (Joe Alwyn), attore. Bobbi si avvicina a Melissa (si scambiano un bacio), mentre Frances intreccia una relazione erotico-sentimentale con Nick, cosa rispetto alla quale poi escono allo scoperto. Insieme passano molti momenti, anche una vacanza in Croazia, e parlano della propria vita. Frances, probabilmente il personaggio di maggior rilevanza e di cui più in dettaglio è tratteggiato il ritratto psicologico, è molto riservata e quieta, aspira a fare la scrittrice, ha un padre alcolista e soffre di grandi problemi di endometriosi, anche se inizialmente non sa che si tratta di quello: sta male, ma non sa il motivo.

Due aspetti, che si intersecano e riavvolgono l’uno nell’altro, sono fulcro dell’interesse speculativo di questa serie: l’espressione delle emozioni e la creazione di intimità, e le relazioni interpersonali e la loro natura. Francis tende a tenere molto per sé, non è molto aperta, e questo fa sì che venga criticata o fraintesa. Spesso è a disagio nelle situazioni sociali. Sostiene che non tutti abbiano una vita emotiva intensa (1.06), e critica la posizione di chi ritiene che chi non ne parla nasconda qualcosa, i fatti però la smentiscono. Si riconosce che non c’è nessuno che non stia affrontando qualcosa, più o meno intenso che sia. Come creare connessione e comunicare è un’esigenza narrativa che traspare dal testo verbale come da quello visuale. E che cosa comporta avere una relazione sentimentale è declinato in un intreccio di reciproci avvicinamenti e allontanamenti su cui sembra non scriversi mai la parola fine. Si ripudia la monogamia come scelta pre-confezionata, si parla in termini di “consenso spontaneo” come alternativa, come modo di creare legami forse impermanenti, ma autentici e onesti e rispettosi. Di fronte ai tormenti emotivi dei protagonisti è chiaro però che è un esperimento per creare delle alternative alla norma che non sono necessariamente riuscite o ideali, ma appunto tentativi.

In una serie dove la protagonista discute con un ragazzo incontrato su Tinder se Yeats sia fascista o meno (1.08) e dove la Francis anche teme il proprio snobismo culturale, ci si interroga – forse in modo meno diretto e pregnante di quanto avrei voluto – sulla permanenza o meno dell’arte. Le protagoniste non la vogliono “impacchettata”, perché qualcuno la possieda, ed è lo stesso approccio che hanno all’amore. Qui, come in Normal People, ci sono abbondanti scene di sesso, ma non altrettanto carnali o voraci. Il desiderio con le sue contraddizioni e i suoi scatti inaspettati sfugge anche all’iper-analisi e all’overthinking della protagonista che, presa nelle sue contraddizioni, passa da momenti di profonda vulnerabilità e fragilità ad altri di apparente freddezza e distacco.

Applaudo la rappresentazione dell’endometriosi, che credo sia l’unica che ho visto, a mia memoria. Tra l’altro su dodici puntate, solo in 1.11 lei riceve una diagnosi, prima la vediamo solo stare male: avere perdite improvvise, crampi, cicli molto dolorosi e vomito. Una volta addirittura sviene (1.09) e viene portata in ospedale per delle indagini.

La serie è scritta da Alice Birch, Mark O'Halloran, Meadhbh McHugh e Susan Soon He Stanton, ed è diretta da Lenny Abrahamson e Leanne Welham. Il tono è pacato, understated, dimesso. L’atmosfera sgombra da eccessi e malinconica.

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