lunedì 29 settembre 2025

THE BUCCANEERS: la seconda stagione

 

La seconda stagione di The Buccaneers (AppleTV+) riparte senza soluzione di continuità rispetto alla prima: nonostante ami Guy (Matthew Broome), Nan (Kristine Froseth) decide di sposare comunque Theo (Guy Remmers), questo per il potere e la voce che essere la nuova duchessa di Tintagel le dà. Non lo fa per ambizione, dato che il suo nuovo stato civile la rende molto infelice, quanto per garantire la sicurezza di sua sorella, Jinny (Imogen Waterhouse), che è sfuggita dagli abusi e dalle violenze del marito Lord James Seadown (Barney Fishwick) scappando in Italia. Se Nan lo ha sposato per il titolo, lui la tiene inizialmente per avere un erede, ma è risentito perché non potendo divorziare non può rifarsi una vita e nello specifico con Lizzy (Aubri Ibrag) di cui si è innamorato, ricambiato. La madre di lui (Amelia Bullmore) pure è complice di questo imbroglio. Lizzy è corteggiata dall’aspirante politico Hector Robinson (Jacob Ifan) il cui padre, Reede (Greg Wise) ha una passato romantico con la madre di Theo, e forse un presente, in un gradito tentativo di mostrare l’amore nella terza età, quando le scelte passate hanno una prospettiva nuova, che siano rimpianti o decisioni che si riprenderebbero alla stessa maniera. Questi personaggi, reggono gran parte delle narrazione, che per me ha subito un forte calo rispetto all’esordio. Dimenticata Edith Warthon, a cui si ispira, è entrato in territorio da telenovelas. E le scene in Italia mi sono sembrate così posticce da rendere tutto attivamente finto. Mi sono interrogata se non sia perché riguarda il mio Paese e se avrei la stessa percezione delle scene in Inghilterra se fossi inglese. E una festa in cui la gente si getta cibo? Nell’Italia di quei tempi? Mi è parso fuori luogo.

Non si rinuncia a mostrare la limitata e limitante posizione di una donna all'epoca. Il figlio di Jinny è in tutto e per tutto del marito abusante e lei viene subito etichettata come pazza, avendo abbandonato il marito. La madre di Nan, Patti (Christina Hendricks), vuole divorziare dal marito Tracy (Adam James), ma non è così facile. Deve affrontare un processo che le risulta umiliante, ma con il quale vuole comunque procedere non solo per se stessa, ma per le altre donne, per creare un precedente. Un nuovo arrivo, la madre naturale di Nan, Nell (Leighton Meester), sua zia, mostra donne che si sostengono le une con le altre, cifra etica importante di questo programma, anche se in questa stagione le cinque amiche protagoniste sono state viste meno insieme, punto di forza per la prima stagione. Comunque si rimane inequivocabilmente femministi ante litteram. Le donne sono al centro delle vicende, hanno una propria volontà e capacità di essere agenti del proprio destino. Le donne possono non venire ascoltate, ma vengono guardate, sostengono, e Nana si veste rosso ad un ballo che prevedeva un look in bianco e nero per far sì che parlassero di lei invece che della fuga della sorella. Anche gli uomini al loro fianco le supportano (2.02). Credo che uomini che sostengono le donne ce ne siano stati e ce ne siano, e che mostrali aiuti a far sì che ce ne siano di più. Ancora sono i desideri muliebri a essere sotto i riflettori. Sono, certo, anche desideri di relazioni sentimentali, ma non solo.   

Intanto Conchita (Alisha Boe) ha deciso prestarsi da sensale, dietro compenso, per aiutare l'ereditiera americana Cora Merrigan (Maria Almeida) a trovare marito. Una delle maggiori tragedie della stagione riguarda lei e il marito Richard (Josh Dylan), ed è proprio il colpo di scena che lo riguarda che mostra un’altra debolezza della serie. Si muove a una rapidità tale che non permette di metabolizzare emotivamente eventi di grande rilievo biografico, che arricchirebbe approfondire. Mabel (Josie Totah) e Honoria (Mia Threapleton) per la gran parte delle volte cercano di trovare l’occasione stare insieme. Quale sorpresa per tutte il coming out di Honoria quando decide finalmente di ribellarsi alla opprimente madre  Lady Brightlingsea (Fenella Woolgar) che non ne comprende il valore. 

Le ambientazioni in generale e i costumi rimangono mozzafiato, e i balli, le feste, le occasioni mondane in giardino e nelle situazioni di gala più svariate non mancano mai, cosa che rende comunque la fruizione godibile con una certa leggerezza – che bello vederle vestite da farfalle per un ballo a  Thirlestane Castle per la festa di compleanno di Lizzy (2.03) ispirata a Sogno di Una Notte di Mezza Estate. “La visione progettuale è stata radicata nello spirito dell'opera di Shakespeare. I boschi, la luna, i fiori e le rose hanno creato il regno delle fate, dove le regole normali si dissolvono e si verificano eventi onirici, caotici e trasformativi. Mi sono ispirata anche a fotografie d'epoca di Vivien Leigh nei panni di Titania all'Old Vic alla fine degli anni Trenta. Il set stesso è stato progettato da zero come una foresta magica e stravagante, mescolando elementi teatrali con dettagli d'epoca e la rigogliosità di piante vere, con una luna gigante riflessa in un pavimento lucido. Il tutto sullo sfondo del tendone di Tintagel, un ibrido fantastico tra una serra vittoriana e una tenda da festa da sogno, i cui pannelli di tela sono dipinti con motivi floreali ispirati ad antichi paraventi giapponesi”, dice a Tatler la Production Designer Markéta Kořínková, che aggiunge “il set è ricco di simbolismi. In fondo, si tratta del mistero dell'amore e della magia della natura, che riecheggiano sia nell'opera teatrale originale sia nella sceneggiatura del terzo episodio. La rosa che si arrampica sul vecchio albero rappresenta il fiore magico da cui si ricava la pozione d'amore: un cenno alla magia selvaggia delle fate e alle turbolenze romantiche in cui si trovano nelle nostre Buccaneers. Il pavimento nero e lucido rispecchia l'intera scena, evocando la sensazione che, in questa notte magica, tutto possa essere capovolto. Le trasformazioni avvengono e i confini tra realtà e illusione si confondono. La luna gigante è un simbolo per gli amanti, che segna il passaggio del tempo, la natura ricorrente degli eventi e gli aspetti onirici e irrazionali dell'amore e del destino, illuminando le scelte e i viaggi emotivi dei personaggi di The Buccaneers, mentre navigano le proprie storie”. La costumista Makeup Designer Jenny Rhodes-McLean racconta di essersi ispirata a dipinti preraffaelliti, come Spirit of the Night di John Atkinson Grimshaw, e a moderni editoriali di alta moda per i costumi e di aver utilizzato le silhouette di stili infantili per le acconciature, per evocare un senso di gioco e nostalgia, come se i personaggi stessero tornando alla loro infanzia per un'ultima notte. In questo c’è molta cura e diventa un vero piacere per lo spettatore.

Soap opera, dramma storico, sorellanza protofemminista, avvenimenti tragici, scoperta di sé, amicizia e  spumeggianti occasioni sociali sono insomma le colonne portanti delle vicende della quattro ereditiere americane, con un sottofondo impegnato, ma non troppo. 


giovedì 18 settembre 2025

DYING FOR SEX: intensa, poetica, potente

La primissima cosa da osservare su Dying for sex è indubbiamente qualcosa di risaputo ma non meno meritevole di essere ribadito espressamente, ovvero quanto sia straordinaria Michelle Williams: vulnerabile, cruda, onesta, distrutta, vogliosa, sconfitta, vincente, abbattuta, piena di vita, impertinente, insicura, carica, entusiasta, eccitata, morente…interpreta Molly Kochan, una donna realmente vissuta che ha raccontato la sua storia con un omonimo podcast, da cui la serie scritta da Liz Meriwether e Kim Rosenstock è liberamente tratta. A Molly viene diagnosticato un cancro metastatico alla mammella al quarto stadio. Rendendosi conto di non avere molto da vivere (il podcast è stato pubblicato dopo la dipartita della reale Molly), decide di lasciare il marito Steve (Jay Duplass), che pure si prende cura di lei in modo molto attento e premuroso. Cerca di proteggerla, ma è una cosa che lei alla fine non vuole, e non si percepisce che, ovviamente con i distingui di grado del caso, è in fondo una cosa che capita anche a lui.

Molly si rende conto di non aver mai avuto un orgasmo con lui ed è anche inibita nel godersi il sesso dall’abuso del fidanzato della madre che le ha imposto del sesso orale all'età di sette anni. Nel poco tempo che le rimane vuole sperimentare il piacere sessuale, scoprire cos’è anche. Immunocompromessa, non dovrebbe avere rapporti intimi con estranei, ma agogna essere toccata da qualcuno che desideri toccarla, per lei diventa una vera priorità. A starle vicino è l’amica Nikki Boyer (nella realtà co-ideatrice del podcast e nella finzione interpretata con vigore e vera emozione da Jenny Slate, una forza della natura), che perde anche il lavoro che trascura per starle vicino al meglio, pur non essendo l’organizzazione il suo forte e che trascura il suo partner Noah (Kelvin Yu) dal quale finisce per separarsi. È molto cruda nella sua partecipazione emozionale, una ferita aperta, ma che sa mettere da parte per stare vicina all’amica. A seguire Molly, in modo diversi, ci sono il suo oncologo il Dr. Pankowitz (David Rasche), la specialista di cure palliative Sonya (Esco Jouléy) e la madre Gail (Sissy Spacek). Cominciano così la sua esplorazione alla ricerca del piacere sessuale, con persone diverse, a partire dal suo vicino di casa (Rob Delaney) con il quale i sentimenti diventano via via più intensi e coinvolgenti.

Si può ben dire che ci sono eros e thanatos in una serie che, visto il contenuto, sorprende vedere su DisneyTV+, dove eros ha un valore apotropaico, e thanatos è qui la diagnosi di una malattia terminale. Molly sviluppa un gusto da dominatrice, e per il kink in senso più ampio, ma soprattutto impara ad ascoltare se stessa e i propri desideri senza preconcetti o paure. La incoraggiano a capire che il sesso è un’onda, un stato della mente, ad ascoltare anche cose che non comprende intellettualmente e di darci e darsi una possibilità, ad essere presente (1.04). “Il dolore è politico, il piacere è politico” (1.03) Quindi dolore e piacere sono centrali, in declinazioni ludiche e no, e c’è Sehnsucht nei confronti di una vita che sta sfuggendo e un futuro che non si potrà avere. Si rifiuta anche la positività tossica, rinunciando ai sensi di colpa perché non si è positivi, nella consapevolezza che al cancro non importa nulla se sei positivo o meno.

C’è rabbia, desolazione, e c’è amicizia: consumante, totale, presente, una mano tesa nelle sabbie mobili che risucchiano. Da parte di Nikki, ma poi in realtà da parte di tutti quelli che la circondano. Grande umanità, senso di perdita e lutto, superati solo dall’amore e dalla condivisione. È straziante e doloroso, ma non deprimente per lo spettatore, piuttosto agrodolce. Una operatrice dell’hospice in cui viene ricoverata per gli ultimi momenti, Amy (Paula Pell, Girls5Eva), fin troppo entusiasta, la descrive come un’ultima fase piena di momenti di lucidità alternati a momenti di estati allucinatoria. Un momento importante tanto quanto la nascita. Non la vediamo esalare l’ultimo respiro, e bene così. Non era quello il punto. La destinazione finale tutti sappiamo qual è. Intensa, poetica, potente. Sicuramente una delle serie top di quest’anno.

lunedì 8 settembre 2025

GROSSE POINTE GARDEN SOCIETY: una trascurabile dark comedy suburbana

La soluzione del giallo che accompagna tutta la prima stagione di Grosse Pointe Garden Society (NBC, per ora inedita in Italia) mi ha molto soddisfatta. Sono riusciti a mantenere la suspence per tutto il tempo, depistando con potenziali vittime, ma alla fine ha sorpreso e convinto, ed è riuscita credibile nella dinamica in cui si è svolta la morte del/la malcapitato/a. Mi è dispiaciuto scoprire l’identità del cadavere (1.11). Non è stato il solo elemento che io ritenga valido, e argomenterò in tal senso, per quanto in corso di visione io mi sia domandata più spesso che senso avesse continuare a seguire questa serie. Non incoraggerei a guardarla, ma è sufficientemente gradevole se non si hanno troppe pretese: non ha grande originalità, ma il tono è leggero e accessibile. 

Quello che mi aveva attirata era l’idea dell’ambientazione in un club di giardinaggio attorno al quale ruotavano i protagonisti. Si fanno riferimenti botanici, ma non sono così incisivi da essere memorabili e sono solo un afterthought, un qualcosa a cui nella costruzione narrativa si pensa solo in modo tangenziale. Vorrebbe essere una metafora di bellezza che cela radici marce, come l’immagine ricorrente che accompagna il titolo ben segnala, ma il simbolismo è appena accennato ed esteticamente povero. Visivamente è blanda e il potenziale completamente sprecato.  

Ambientata in un quartiere dell’alta borghesia di Grosse Pointe, nel Mitchigan, questa creazione di Jenna Bans e Bill Krebs (Good Girls) ruota intorno a quattro membri di un club di giardinaggio di cui è presidente la moglie del sindaco della cittadina, Marilyn (Jennifer Irwin), e si sposta continuamente fra due piani temporali, quello presente e quello in cui sei mesi dopo i protagonisti cercano di nascondere un omicidio seppellendo il corpo del giardino del club di cui fanno parte – poi si focalizza meglio, ma inizialmente è vagamente disorientante, anche se vengono ben segnalati i passaggi, indicati in modo originale con scritte in sovrimpressione su oggetti di scena. 

Alice (AnnaSophia Robb) è un’insegnante liceale il cui matrimonio con Doug (Alexander Hodge), un artista di scarso successo, è in crisi soprattutto a causa delle forti interferenze della suocera Patty (Nancy Travis) che fa continue pressioni perché lei rimanga incinta, mentre il suocero Keith (Ron Yuan) cerca di mantenere un rapporto più equilibrato. Alice è una grande amante dei cani e, a inizio stagione, si trova a dover fare i conti con la morte misteriosa del suo, cosa che avrà parecchia rilevanza nelle vicende. Brett (Ben Rappaport), che è il migliore amico di Alice, ha rinunciato ai suoi sogni di carriera in favore di quella legale della moglie Melissa (Nora Zehetner), da cui ora ha divorziato, e ora è impiegato come gestore di un negozio di giardinaggio. Teme che il nuovo compagno della sua ex metta distanza fra lui e i suoi figli. Catherine (Aja Naomi King) è un'agente immobiliare dalla vita apparentemente perfetta, ma è insoddisfatta del proprio matrimonio con Tucker (Jocko Sims) e inizia una storia extraconiugale con il collega Gary (Saamer Usmani). La ricca Birdie (Melissa Fumero), autrice di un bestseller autobiografico di sé come arrampicatrice sociale, viene costretta ad occuparsi di piante come sentenza di un giudice a svolgere lavori socialmente utili dopo che si è schiantata con la propria auto contro una fontana, cerca di essere vicina al figlio adolescente Ford (Felix Wolfe) che ha dato in adozione anni prima che non sa che lei è la madre biologica, e questo le porta l’antipatia della madre adottiva Misty (Daniella Alonso), anche per una sua vicinanza troppo intima con il padre adottivo, Joel (Matthew Davis), un agente di polizia.

Quello che questa dark comedy suburbana indaga sono le ripicche, le ostilità, i malintesi, le invidie e le rivalità di una piccola cittadina di provincia, benestante ma non troppo. E come i segreti e le tensioni personali che si creano all’interno delle famiglie e nei rapporti di amicizia possano portare a conseguenze drammatiche, in vortici che prendono forza al di fuori delle proprie aspettative. Che siano le aspettative dei genitori o dei suoceri e le nuove generazioni, i conflitti e le gelosie fra coniugi, la delusione delle proprie aspettative professionali, i rimpianti che portano a cercare di rimediare agli errori del passato e il rischio di ricadere negli stessi errori di sempre, l’ambizione di incanalare le proprie aspirazioni un hobby e primeggiare nella propria cerchia sociale…tutti questi sono temi affrontati, anche se non c’è nulla che davvero non si sia visto prima, ed è tutto sufficientemente superficiale. Le performance sono tutte più che adeguate. Melissa Fumero (nota per Brooklyn Nine-Nine, ma che gli amanti delle soap opera non dimenticano in One Life To Live) si è fatta particolarmente apprezzare per aver infuso il suo personaggio di molta vulnerabilità e un pizzico di umorismo.   

La serie è stata cancellata dopo la sola prima stagione. Dispiace lasciar appassire qualcosa, ma questa non è una serie che continuerei a concimare accontentandomi della presente fioritura. Trascurabile.