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venerdì 19 gennaio 2018

EPISODES: la quinta e ultima stagione


La quinta e ultima stagione di Episodes esordisce con Matt (Matt LeBlanc) che, pur agognando di recitare ancora, è bloccato a condurre un orribile gioco, The Box,  in cui i concorrenti sono confinati in un cubicolo di vetro e subiscono punizioni di vario tipo. Parallelamente Beverly (Tamsin Greig) e Sean  (Stephen Mangan) sono loro stessi bloccati nel loro inferno personale, a dover collaborare con un capo sceneggiatore inetto che li tiene tutti ostaggi nella sala sceneggiatura a scrivere un programma che è chiaramente incompetente a dirigere, bloccandoli per ore su minuzie inutili. Carol (Kathleen Rose Perkins) è senza lavoro e al verde e si sente miserabile, tanto da non uscire mai di casa.

Già da subito la serie si mostra come è una riflessione graffiante sulla cattiva televisione: guardare il nuovo caposceneggiatore Tim che si incaponisce su una battuta che ha a che fare con dei biscotti (5.01) e che ha sotto di sé una squadra che non lo sopporta, ma che è costretta piegata ai suoi voleri, nella malcelata insofferenza, è un piccolo capolavoro, e si ride di gusto nel vedere i colleghi che sputano un lungo elenco di marche di biscotti quando viene schioccata la metaforica frusta della richiesta di sentirne elencati alcuni tipi specifici. E, proferita dalla sua bocca, non si può non compartecipare alla riflessione critica nei confronti delle molte commedie attuali che, pur definendosi tali spesso non fanno affatto ridere, quando gli fanno dire, di fronte allo sguardo atterrito di Sean e Beverly: “Oh, voi due siete così vecchia-scuola. Le commedie non devono più essere divertenti. Alcune delle maggiori commedie non sono nemmeno lontanamente divertenti. Il pubblico non ha più bisogno delle vostre battutine e delle vostre risate e del vostro humor. Dovete solo finire dopo 30 minuti. Tutto qui, bang, siete una commedia”. Che ilare frecciata. Questa frase da sola, vale tutta la stagione.

Ci si sofferma su come talvolta alcune decisioni nascano molto prosaicamente da rospi da mandare giù e rivalità ripicche reciproche e continua la tradizione di cavare umorismo dal pene di Matt LeBlanc che, per una piccola vendetta di Merc Lapidus (John Pancow),  qui si ritrova involontariamente a masturbarsi pubblicamente, e dal suo egocentrico menefreghismo. Non si temono terreni spinosi  - la conversazione fra Carol e Berverly sul sembrare o meno ebrei in 5.01) è un buon esempio così come la morte del padre di Matt (5.05).

La chiusura, che in realtà è apparsa un po’ precipitosa, ha concesso in lieto fine. È stato un bel tocco, anche se lo avevo sospettato dal momento in cui Sean ha dichiarato di aver scritto una nuova idea di cui era entusiasta e quindi non è stato proprio una sorpresa, che l’ultima scena vedesse tutti i protagonisti in un sala di proiezione a guardare la sigla del nuovo programma che era in realtà la sigla di Episodes stesso, solo con autori Sean e Berverly al posto di Jeffrey Klarik (sceneggiatore di tutte le puntate della stagione) e David Crane.


mercoledì 26 marzo 2014

EPISODES: la terza stagione


Ho trovato sempre esilarante Episodes, e questa terza stagione sebbene sia stata più debole delle precedenti, ha pure assicurato molte risate, e sono felice per il rinnovo di una quarta.

La vera star dello show questo giro è stata Carol Rance, interpretata dalla sempre impeccabile Kathleen Rose Perkins. Non c’è scena in cui non brilli: è elegante e raffinata anche quando si trova a gambe aperte all’aria, come le è capitato durante una relazione sessuale con il suo capo, Castor Sotto (Chris Diamantopoulos). E sempre esilarante. Nessuno riesce come lei a dire contemporaneamente quello che deve effettivamente dire e quello che gli altri vogliono sentirsi dire, in un palleggio verbale fra le due posizioni che è il suo vero tratto distintivo e un vero colpo da maestro della scrittura da parte degli autori che lei rende ogni volta da vera virtuosa. E riesce a sembrare professionale, umana e vulnerabile. E l’entusiasmo vero e finto che mette nelle cose è sia coinvolgente che un commento abrasivo sul business dello spettacolo. L’amicizia fra lei e Beverly poi è una della colonne portanti dello show. Le loro sessioni di fast walking, in montagna o sulla spiaggia sono un must , basti ripensare a quella in cui Carol spiega come funzionano i rapporti sessuali fra lei e Castor alla perplessa sceneggiatrice (3.07). Davvero ruba lo show.

In quest’arco Beverly (Tamsin Greig) e Sean sono tornati insieme e inzialmente hanno avuto qualche problemuccio in camera da letto. Il loro programma è andato alle ortiche, ma sono stati anche felici che PUCKS (lo show all’interno dello show)  venisse cancellato per potersene tornare nell’amata Inghilterra, nonostante le forsennate insistenze di tutti i network che si contendevano un loro nuovo progetto: poco credibile? Forse, anzi sicuramente direi, ma è stato costruito in prospettiva del colpo di scena finale per cui il loro programma non è in realtà stato ufficialmente cancellato. Salad (Michael Brandon), a capo del network, lo detesta, ma lo rinnova pur di non far andare alla concorrenza LeBlanc.

Chi ha sofferto di più narrativamente durante la terza stagione è stato però proprio Matt LeBlanc, che ha rotto con Jamie Lapidus (Genevieve O’Reilly) dopo averla tradita andando a letto con la figlia di Morning (Mircea Monroe), e che sul lato professionale non vedeva l’ora che il suo contratto si interrompesse per poter fare ua altro show. Il motivo per cui non ha funzionato è che, in passato, Matt come personaggio è sempre stato un buon equilibrio fra un generoso tenerone solo in apparenza e occasionalmente un po’ tonto e un cafone menefreghista ed egoista. Quell’equilibrio è stato rotto in favore un po’ troppo di quest’ultimo aspetto e il suo personaggio ne ha risentito. Le battute un po’ cattivelle magari erano anche divertenti, ma non avevano il giusto contrappunto che rendessero amabile a sufficienza il personaggio, finendo per farlo sembrare solo superficiale.  La puntata in cui va a trovare i suoi genitori (3.08) è stata particolarmente sgradevole.

E David Crane e Jeffrey Klarik devono proprio amare le battute sull’organo sessuale maschile (e femminile, se pensiamo alla “vagina parlante” di Berverly in 3.05). Dopo il pene gigante di Matt del passato, hanno dedicato questa stagione a quello perennemente in erezione di Sotto. Non mi dispiace affatto, perché tutta la storia che lo ha coinvolto ha funzionato. Come in passato, qui Episodes ha mostrato di non aver timore di scherzare con un argomento tabù: in questo caso i problemi di natura mentale del protagonista. I suoi problemi psichiatrici vengono scambiati a lungo per il genio di un dirigente televisivo pronto ad innovare, finché non si  rivelano per quello che sono nel suo brillante e folle sproloquio finale, “diventiamo zombie” (3.09), fatto dopo aver smesso di prendere i farmaci contro il parere del suo psichiatra. Proprio quei farmaci gli causavano una persistente erezione che la serie – e non solo lei, perdonate la battutina – ha saputo ben cavalcare.

La parodia dei dirigenti e delle meccaniche “politiche” del dietro le quinte di uno show televisivo sono davvero il punto di forza di Episodes, perché di vede che gli autori si divertono a graffiare e punzecchiare il sistema, con intelligenza, ma anche con affetto. Una per tutti nella finale (3.09) Beverly che immagina come protagonista di una sua possibile prossima serie negli USA una tazza da tè: da maestri